Pedalare con mio padre imparando strategia, visione e resistenza
È stata la prima corsa ciclistica che ho fatto insieme a mio padre, avevo 8 anni: 70 km da Tombolo per arrivare fino al Cant del Gal, sopra Fiera di Primiero
di Massimo Doris
4' di lettura
Tombolo, Domenica, 2 luglio 2023
È stata la prima corsa ciclistica che ho fatto insieme a mio padre, avevo 8 anni: 70 km da Tombolo per arrivare fino al Cant del Gal, sopra Fiera di Primiero. Un azzardo forse per un bambino alle prime pedalate. Ma per me che per tutta la settimana aspettavo la domenica per la gita in bicicletta, fu un grande regalo. Io, mio papà e i suoi compagni della Ciclistica Luparense. A distanza di quasi 50 anni e per la vigilia del suo compleanno, l’ho voluta rifare perché ho pensato fosse il modo migliore per fargli gli auguri.
Oggi per una volta non vi scriverò di business, di informazioni di bilancio, delle performance aziendali, della crescita di masse in gestione e della soddisfazione dei nostri clienti. Per quelli oggi ci sono già i documenti ufficiali aziendali che parlano forte e chiaro sugli straordinari risultati della nostra Banca Mediolanum. E non parlerò neanche di finanza, di economia del nostro paese, di previsioni di inflazione e andamento dei tassi di interesse: per tutto questo, oggi come ogni giorno, ci sono i giornali e un’intensa rassegna stampa.
Oggi è domenica ed è una giornata di piena estate, domani mio padre avrebbe compiuto 83 anni e quasi 50 anni fa, anche allora era luglio, eravamo assieme su questa salita, su questi tornanti, in questo arrivo e poi nella discesa. Nel ripercorrerla oggi, ho ritrovato una buona parte dei suoi insegnamenti, le sue fondamenta che ancora oggi tutti noi manteniamo ben salde. Ecco, oggi vorrei parlarvi di quella giornata. Eravamo partiti da casa presto al mattino, il sorriso della mamma e di mia sorella Sara sulla porta. ll sorriso della sua Lina è sempre stato la sua più grande vittoria, così come per me oggi il sorriso di mia sorella è l’amuleto più potente. Arrivammo al punto di ritrovo, ci saranno stati 500 partecipanti, tra cui molti bambini impavidi o coraggiosi, o forse solo felici come me.
Prima dello start, mio padre ha voluto sistemare la borraccia della mia bici. «Papà perché io ho la borraccia sul manubrio? Ce l’hanno tutti sulla canna, mi guarderanno strano». «Potresti distrarti e cadere nel prenderla, ancorata al manubrio è più sicuro».
Ciò che è essenziale va messo nel posto più sicuro e fare le cose diverse dagli altri può essere un bene, anche per gli altri.
È lo stesso principio col quale ha creato la nostra Banca nel 1997 e lo slogan che da sempre la rappresenta e tale rimarrà: «Banca Mediolanum, costruita intorno a te». Una banca fatta in modo diverso, da sempre. Durante i primi chilometri però, a corsa iniziata, ci superavano tutti, perfino gli altri bambini. «Papà! Ma ci superano tutti, dai acceleriamo, andiamo!» «Massimo, noi procediamo a questa velocità, la nostra, distribuiamo le energie che la corsa è lunga, e non pensare a chi va più veloce. Tu pedala con l’andatura della tua squadra, non dimenticarti che non è la partenza che determina la vittoria. Vedrai» mi disse.
Saper gestire le proprie emozioni, saper fare squadra, strategia e visione.
Pochi chilometri dopo trovammo tanti di quelli che ci avevano superato che si erano seduti sul ciglio della strada rinunciando a proseguire. «Avevi ragione Papà , certo che hanno sbagliato tutto!». «No Massimo, non si diventa giganti alzandosi sulle cadute degli altri, non si passa davanti a chi perde da vincitore. Rimani concentrato sul tuo di traguardo, ognuno ha i suoi obbiettivi. Magari chi si è fermato aveva già raggiunto il suo».
Sospendere il giudizio, non vantarsi o celebrarsi, ma continuare a fare, a lavorare e far parlare i risultati, fogli alla mano o medaglia sul petto che sia.
Poi arrivò una salita durissima, quelle dove senti la fatica mordere ogni muscolo. Credevo di non farcela più. «Papà, io metto un piede a terra…» Mi guardò severo: «Mai Massimo, mai il piede per terra, non cercare appoggi semmai chiedi alla squadra un aiuto».
E mentre lo diceva mi appoggiava la mano sulla spalla dandomi una piccola spinta che mi ridava un po’ di fiato e che mi riposava l’istante sufficiente per recuperare l’obbiettivo. Perché, caro papà, come dicesti poi in quel terribile 2008: «È durante le crisi che si deve accelerare». E aggiungesti il tuo ormai celebre “Io, io non ho paura”.
E ancora adesso è così, mai piede per terra, semmai un aiuto dalla squadra: si pedala certi, forti, sicuri e con coraggio.
E oggi la nostra è una squadra di quasi 10.000 persone, anzi, di oltre un milione e ottocentomila persone, perché noi contiamo anche i clienti che consideriamo costantemente come parte di questo nostro gruppo.
Arrivammo al traguardo, gli adulti erano tantissimi, ma di bambino c’ero solo io. Sono stato l’unico bambino che ha concluso la corsa. Sentirsi grande tra i grandi. «Papà, ma sono andato io fortissimo o tu lentissimo?» Ci fu un abbraccio fiero, poi: «Massimo, non fare mai paragoni, abbiamo fatto la stessa corsa, ma con ruoli diversi: ognuno all’altezza del suo ruolo, e questo ciò che conta»: l’eco di queste parole furono la profezia del mio percorso lavorativo in Mediolanum.
- Argomenti
- Tombolo
- strategia
- Mediolanum
- Veneto
loading...