Pedemontana, cantieri fino al 2026: meno chilometri e tagli da 1 miliardo
L'arteria avrebbe dovuto essere già inaugurata per l'Expo di Milano 2015. Prossimo appuntamento: le Olimpiadi Invernali 2026 di Milano e Cortina
di Sara Monaci
3' di lettura
Per fare la Pedemontana Lombarda ci vorranno ancora 5 anni. La nuova scadenza è fissata per il 2026. Nel frattempo però si sono persi 17 chilometri di strada, la tratta D, quella considerata ad oggi la più sacrificabile, in cambio di un piano finanziario più sostenibile e una velocizzazione del programma. La cancellazione della tratta D, l’ultimo pezzo dalla Brianza a Bergamo, farà risparmiare un miliardo, con un risultato che i tecnici dicono non così negativo, visto che la strada potrà ricongiungersi comunque alla Tangenziale Est di Milano e all’autostrada A4. L’importante è arrivare in fondo. E assicurare la tratta C, quei 16 chilometri da Cesano Maderno a Usmate Velate considerati indispensabili, che permetteranno il decongestionamento a Nord di Milano. Per arrivare fino a qui serviranno ulteriori 2 miliardi, oltre ai circa 1,7 miliardi già spesi per i primi 20 chilometri di strada, da Cassano Magnago (Varese) allo svincolo di Lomazzo.
Obiettivo: Olimpiadi invernali
Se in futuro ci saranno altre risorse il progetto potrebbe essere riconsiderato, ma per ora questo è ciò che realisticamente si può fare. E già così sono stati accumulati altri dieci anni di ritardo rispetto all’ultimo cronoprogramma ufficiale. La Pedemontana infatti doveva essere pronta per l’Expo del 2015 di Milano, risultava tra le opere connesse all’evento. Poi, anno dopo anno, i vertici ripiegarono su un obiettivo più facile: la realizzazione dello svincolo di Lomazzo, sostenendo che almeno per l’Esposizione universale fosse sufficiente.
E così si è arrivati oggi al prossimo grande appuntamento, le Olimpiadi Invernali 2026 di Milano/Cortina. È a questa data che si guarda, sebbene la Pedemontana non sia stata inserita né nel dossier di candidatura né tra le opere infrastrutturali essenziali. È comunque un orizzonte evocativo, a cui gli attuali vertici - il presidente Roberto Castelli e il dg Giuseppe Sambo, appena riconfermati - cercano di guardare.
Il nuovo piano finanziario
La Pedemontana lombarda aspetta il completamento da decenni. A bloccare l’opera negli ultimi dieci anni sono stati due problemi. Primo: la mancanza di risorse. La strada avrebbe un costo, nel suo tracciato originario, di quasi 4 miliardi (che sfiorano i 5 con gli oneri finanziari). Secondo: un lungo contenzioso con l’azienda Strabag, vincitrice del secondo lotto, che ha avviato con la società stradale un lungo contenzioso per la richiesta di extracosti. Ad un certo punto le due cose sono diventate due facce della stessa medaglia, perché l’azione legale in corso ha spinto le banche a fermare i finanziamenti.Da un anno a questa parte le cose si sono sbloccate. Il contenzioso si è risolto con il pagamento dei soli 25 milioni per i lavori già svolti da Strabag. Poi si è da poco concluso il passaggio di proprietà: Pedemontana è passata sotto il controllo della Regione Lombardia, che quindi diventa garante dei 2 miliardi che le banche dovranno dare in prestito per permettere ai cantieri di andare avanti. Inoltre i lavori sono stati aggiudicati tre mesi fa, per le tratte B2 e C, a un raggruppamento di imprese guidato da Webuild (ex Impregilo), con Pizzarotti e Astaldi. cambio di proprietà fa parte di un progetto più ampio. Ferrovie Nord Milano (la società ferroviaria lombarda) ha acquisito dalla Regione Lombardia la holding autostradale Serravalle, proprietaria di Pedemontana, pagandola 600 milioni; la Pedemontana è stata invece ricapitalizzata con 350 milioni dalla Regione stessa, grazie alle risorse fornite da Fnm per l’acquisizione di Serravalle. Il risultato è che ora Fnm controlla Serravalle, vera e propria cassaforte, che fattura mediamente 200-220 milioni all’anno; la Regione detiene invece il 53% di Pedemontana (il 38% è ancora di Serravalle e il 9% delle banche finanziatrici).
Le risorse già spese
Il capitale sociale della società ha così raggiunto i 650 milioni (essendoci già circa 300 milioni). Per l’opera sono già stati spesi 1,2 miliardi di finanziamento pubblico più altri 200 milioni di prestito ponte delle banche. Inoltre è stata prevista una defiscalizzazione da 390 milioni. Il nuovo piano industriale prevede un adeguamento del pedaggio, senza il quale il progetto non starebbe in piedi, sebbene qualche anno fa i vertici della Regione Lombardia, in uno slancio di entusiasmo eccessivo, dichiararono che non sarebbe stato necessario. (l’idea della gratuità era dell’allora governatore Roberto Maroni).
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