Pedemontana, le mancate soluzioni e l’incertezza finanziaria
di Sara Monaci
2' di lettura
L’analisi elaborata dalla procura di Milano sulla Pedemontana, con l’aiuto del consulente Roberto Pireddu, si spinge ad analizzare il progetto non compiuto, passato negli ultimi anni dalla Provincia di Milano alla Regione Lombardia. Mentre la controllante Serravalle e gli stessi vertici del Pirellone stavano -lentamente - elaborando un progetto di ricapitalizzazione e privatizzazione parziale della società, magari sfruttando il piano Juncker, è arrivata la tegola dei pm milanesi, che elencano i motivi dell’insostenibilità del progetto e chiedono al Tribunale di Milano di dichiararne il fallimento. Si deciderà con l’udienza del 24 luglio.
Il quadro complicato dei lavori
Il progetto approvato e finanziato dal Cipe prevede una spesa totale di 4 miliardi (5 con gli oneri finanziari, ndr) per un totale di 87 km di autostrade e 70 km di nuova viabilità provinciale e comunale, comprendente anche le nuove tangenziali di Como e Varese. Il primo lotto, affidato a Pedelombarda (Impregilo, Astaldi, Aci Scpa-Consorzio Stabile e Pizzarotti), è concluso. Il secondo lotto è affidato all’austriaca Strabag con le italiane Maltauro, Fincosit e Adanti. Il primo agosto 2014 ha ottenuto l’esenzione fiscale totale di Ires, Irap e Iva per il 2016 e 2017, per una defiscalizzazione di 349 milioni.
Poi c’è stato un atto aggiuntivo di fronte ad una serie di problemi riguardanti il finanziamento dell’opera, la cui esecutività è ancora in sospesa in quanto non approvata dal Cipe. Questo atto prevedeva peraltro che entro dodici mesi dalla data il concessionario dovesse sottoscrivere un finanziamento Senior, pena la decadenza della defiscalizzazione.
Le ulteriori osservazioni della procura
Per i pm Roberto Pellicano, Giovanni Pellizzi e Paolo Filippini
Parlando del fabbisogno finanziario, gli inquirenti per il 2016 lo stimavano «in 265 milioni di euro coperto dal finanziamento dei soci, da contributi pubblici, dal rimborso Iva e dalla stima degli incassi dai pedaggi e da altri incassi non meglio specificati. Si era stimato un attivo di cassa pari a 10 milioni in funzione del quale la società mantiene la propria autonomia finanziaria per 12 mesi dalla data di chiusura di bilancio, proiezione poi estesa fino al 30 giugno 2017».
Ma, annota ancora la procura,
Le incerte prospettive
La lentezza con cui le istituzioni sono intervenuti per risolvere il problema e cercare nuove forme di finanziamento hanno contribuito a creare un quadro talmente incerto che, per la procura di Milano, la situazione non più è praticamente risolvibile.
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