Anticipo Tfs/Tfr per statali: 7mila domande, ma i pagamenti slittano a settembre
Inps ha un budget di 300 milioni per l’iniziativa. Bisogna essere iscritti al Fondo Credito. La sentenza della Corte Costituzionale e le “cause pilota”
di Vitaliano D'Angerio
3' di lettura
Sono almeno 7mila le domande arrivate ad oggi all’Inps per ottenere a condizioni agevolate l’anticipo del Trattamento di fine servizio (Tfs), la “liquidazione” degli statali. L’istituto di previdenza ha messo a budget circa 300 milioni di euro per far fronte ai pagamenti che dovrebbero iniziare in settembre dopo aver regolato le ultime questioni burocratiche con il ministero del Lavoro. È quanto emerge dalle indiscrezioni raccolte da Plus24. Non c’è invece alcun problema di capienza per il Fondo credito dell’Inps. I finanziamenti erogati da Inps, infatti, saranno restituiti e non sono a fondo perduto. L’iniziativa Inps è sperimentale e dura tre anni.
Le condizioni per l’anticipo
È del 9 novembre 2022 la delibera (219) dell’Inps che ha varato l’iniziativa dell’anticipo agevolato del Tfs/Tfr agli statali. È previsto il pagamento dell’1% di interesse più una ritenuta dello 0,50% per le spese amministrative. Dal primo febbraio, nell’arco di 180 giorni, il dipendente pubblico iscritto alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali Inps (nota appunto come Fondo credito) che ne avesse fatto subito richiesta, avrebbe dovuto ricevere il finanziamento entro la fine del mese di agosto.
Come detto, vi sarà uno slittamento in settembre. I tempi d’altronde sono importanti, visto che l’inflazione, anche se in calo, è sempre intorno al 6%; più passa il tempo, dunque, più la liquidazione dei pensionati statali perde potere d’acquisto. Cessato il lavoro, infatti, il Tfs/Tfr non è più indicizzato.
Sui tempi di versamento dell’anticipo, da Inps fanno sapere che «in attesa di concludere il necessario iter amministrativo, l’erogazione delle anticipazioni ordinarie del Tfs/Tfr agli iscritti della Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, avrà seguito quanto prima. Al suo termine, pertanto, si procederà alla conclusione delle istruttorie in corso ed all’erogazione dei finanziamenti».
Tfs differito. Perché?
Il ritardo nel pagamento del Tfs/Tfr fu introdotto nel periodo della legislazione emergenziale del 2011-2013 in concomitanza con la crisi del debito pubblico. Per effetto di quelle misure, oggi i dipendenti della Pubblica amministrazione devono aspettare la liquidazione per 12 mesi nei casi di pensionamento di vecchiaia e 24 mesi se l’uscita è per anzianità o anticipata.
Fino al novembre scorso, chi voleva godere dell’anticipo del Tfs/Tfr poteva rivolgersi soltanto alle banche: c’è un accordo quadro stipulato con Abi, l’associazione bancaria italiana che, fino a un massimo di 45mila euro, consente di ottenere subito la liquidazione. La convenzione con Abi prevede l’applicazione di un tasso pari al rendimento dei titoli pubblici (Rendistato) maggiorato dello 0,4 per cento. Che andava bene fino a quando i tassi di interesse erano a zero. Con i rialzi che vi sono stati da parte della Bce, l’indice generale del Rendistato di luglio 2023 è ora al 3,93%: 4,33% di tasso di interesse contro l’1,0% di Inps.
La Corte e le cause pilota
A far aumentare l’attenzione sulla liquidazione degli statali è stata la recente sentenza della Corte costituzionale, la numero 130/2023, depositata a fine giugno: i giudici della Suprema Corte hanno chiesto a Governo e Parlamento di attivarsi per eliminare il differimento del pagamento del Tfs/Tfr per le pensioni di vecchiaia. È la seconda sentenza della Corte costituzionale su questo tema, dopo la numero 150 del 2019.
E a breve altri togati potrebbero affrontare di nuovo la questione del ritardo del Tfs ai dipendenti statali. Secondo indiscrezioni, alcuni sindacati starebbero preparando delle “cause pilota” per riportare di nuovo il Tfs/Tfr all’attenzione della magistratura ordinaria e, in seconda battuta, davanti alla Corte costituzionale.
I non iscritti al Fondo credito
C’è infine da affrontare il capitolo dei non iscritti al Fondo credito dell’Inps. Molti dipendenti statali, dopo la pensione, preferiscono non versare lo 0,15% a questo Fondo dell’Inps che ha una funzione di welfare integrativo per gli statali. Chi è uscito dal Fondo credito prima della delibera 219 Inps del novembre scorso ha ancora delle chance per accedere all’anticipo agevolato del Tfs? La risposta dell’Inps: «L’eventuale riapertura di termini per l’iscrizione volontaria al Fondo credito potrebbe avvenire unicamente in forza di legge. L’istituto non ha alcun potere decisionale in merito e, ad oggi, non abbiamo notizie di interventi legislativi in materia».
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