Pensioni: dalla Corte dei conti all’Ocse, chi ha bocciato quota 100
Secondo l’Organizzazione per lo sviluppo economico la misura va «lasciata scadere a fine anno» assieme alla Opzione Donna per riequilibrare la spesa pensionistica
di Andrea Carli
I punti chiave
3' di lettura
Ancora una bocciatura. Dopo quella della Corte dei conti, che a giugno è tornata a metterla in discussione, a entrare a gamba tesa contro “Quota 100” è stata nelle ultime ore l’Ocse, in occasione della pubblicazione dell’Economic Survey per l’Italia.
A finire ancora una volta sotto la lente, dunque, lo schema pensionistico che permette il pensionamento anticipato a partire dai 62 anni d’età e dopo aver maturato 38 anni di versamenti di contributi.
La sperimentazione triennale di questa soluzione, introdotta nel 2029 dal governo Conte 1 sotto la spinta della Lega, terminerà il 31 dicembre. Ma l’eredità continuerà a gravare sui conti pubblici fino al 2035. Con un peso aggiuntivo medio sulle uscite pensionistiche di 0,2 punti percentuali di Pil, pari a oltre 3,2 miliardi l’anno.
Franco: quota 100 scade, in manovra soluzione equilibrata
Intervenuto in videoconferenza alla presentazione del rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha ricordato che fra la fine del 2021 e l'inizio del prossimo anno «avremo un forte cambiamento nei requisiti di pensionamento, e quota 100 scadrà. Dobbiamo discuterne nel Governo», ha aggiunto, ma «sono fiducioso che l'esecutivo troverà una soluzione equilibrata nella prossima legge di bilancio». Resta da capire in che modo si cercherà di attutire l’impatto dello “scalone” che si prospetta tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Allo stato attuale la soluzione potrebbe essere quella di una proroga dell'Ape sociale con un bacino più ampio di lavoratori impegnati in attività gravose, accompagnata, se possibile, da una configurazione “strutturale” di Opzione donna e da contratti d'espansione ulteriormente rafforzati. La soluzione post quota 100 dovrebbe entrare nella prossima manovra, la prima del governo Draghi.
L’Ocse: ora la spesa per le pensioni penalizza i giovani
I tempi per intervenire sono stretti. Una volta attenuatasi la pandemia coronavirus - è infatti la raccomandazione dello studio Ocse - va riformata necessariamente la spesa pubblica e la politica fiscale così da integrare il Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza). Attualmente, rileva il report sull’Italia, la spesa legata alle pensioni toglie spazio agli investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella formazione, penalizzando i giovani, molti dei quali sono disoccupati e a rischio di povertà. «Un compendio di riforme pensionistiche ad ampio spettro intraprese a partire dal 2011 - si legge nel documento - hanno contribuito a contenere l’impatto delle pressioni innescate dalla spesa legata all’invecchiamento demografico. Un tale risultato è stato reso possibile anche grazie all’innalzamento dell’età pensionabile, che è stata corrrelata all’innalzamento dell’età pensionabile».
«Opportuno lasciar scadere quota 100»
«Se quota 100 fosse adottata su base permanente - osservano gli analisti dell’Ocse - la spesa pensionistica registrerebbe un aumento comulativo pari a 11 punti percentuali del Pil tra il 2020 e il 2045. Pertanto - è il suggerimento - sarebbe opportuno lasciar scadere “Quota 100” nel dicembre 2021». Non solo: «Per contenere ulteriormente i costi, le pensioni di reversibilità permanenti - pari al 2,4% del Pil rispetto alla media Ocse (1%) - non dovrebbero essere rese disponibili alle fasce fortemente al di sotto dell’età pensionabile».
Serve stop anche di opzione donna
Oltre a quota 100, l’Ocse punta l’indice contro la cosiddetta “opzione donna”, «che dà diritto al pensionamento anticipato con un trattamento calcolato su base contributiva fino a dicembre 2021». Secondo l’Organizzazione, anche questa misura «non andrebbe rinnovata, perché amplifica i rischi di povertà in età avanzata».
Corte Conti: spesa previdenziale elemento critico per i conti pubblici
La bocciatura di Quota 100 da parte dell’Ocse giunge a quattro mesi di distanza dallo stop della Corte dei conti. Nel rapporto del 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, infatti, la magistratura contabile ha ricordato che a contribuire alla crescita della spesa previdenziale sono state le misure previste dal decreto legge 9/2019, e in particolare Quota 100 e il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita dell’anzianità contributiva per l’accesso alla pensione anticipata. «Quale che sia l’evoluzione programmatica del prossimo biennio - concludeva la Corte dei conti in quella occasione - la spesa previdenziale potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici».
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