Pensioni, la Corte dei conti sollecita un’età standard per tutte le uscite anticipate
Nel corso delle audizioni al Senato sulla manovra la magistratura contabile invita il governo a valutare una soglia anagrafica uniforme per i lavoratori «interamente contributivi» e per quelli «misti», con una quota dell’assegno calcolata con il metodo retributivo. Dall’Ufficio parlamentare di bilancio arriva poi la richiesta di una riflessione a tutto campo a tutto campo sui problema delle basse future pensioni dei giovani
di Marco Rogari
I punti chiave
3' di lettura
Una soglia anagrafica “standard” per il pensionamento anticipato dei lavoratori interamente contributivi e di quelli cosiddetti “misti”, che possono contare su una fetta dell’ assegno calcolata con il metodo retributivo. È stata la Corte dei conti, nell’audizione al Senato sulla manovra, a suggerire al governo di valutare l’opportunità di «convergere verso un’età di pensionamento anticipato uniforme con l’applicazione, per i “misti”, di appropriate correzioni del trattamento».
E non è stata la sola sollecitazione: i magistrati contabili hanno auspicato che «si giunga presto ad un assetto stabile della normativa in materia di uscite: regole equilibrate, non soggette a cambiamenti frequenti e in grado di contemperare le diverse esigenze micro e macroeconomiche».
E anche l’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che restano i problemi della bassa e discontinua contribuzione pensionistica delle generazioni giovani per le quali, in mancanza di correzioni di rotta, si profilano «pensioni anch’esse basse». Di qui l’invito dell’Upb a «non limitare il dibattito ai soli cambiamenti delle regole e dei parametri del sistema pensionistico, ma di abbracciare tematiche più ampie del mercato del lavoro, del rafforzamento degli altri istituti di welfare rivolti alle età più giovani, della fiscalità e della crescita, con specifica apertura inclusiva per i giovani».
Promosso il capitolo pensioni della manovra
La Corte dei conti e l’Upb hanno espresso una valutazione sostanzialmente positiva delle misure inserite dal governo nel capitolo pensioni della manovra, che è all’esame del Senato. In particolare, la magistratura contabile ha sottolineato che «se da un lato si continua ad intervenire su taluni istituti con la sostanziale finalità di recuperare risorse finanziarie, dall’altro si fanno scelte che, pur se non particolarmente incisive sotto il profilo delle quantità aggregate, hanno una notevole portata segnaletica»: è il caso del ricalcolo contributivo delle pensioni anticipate alle quali dal 2024 si accederà attraverso il parziale restyling di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contribuzione).
Per l’Upb gli interventi previsti sulle pensioni «vanno nella direzione di un cambiamento di visione rispetto agli ultimi anni. Sono riproposti i canali temporanei di pensionamento con requisiti ridotti rispetto agli ordinari, ma a condizioni più stringenti. Contemporaneamente, si introducono norme che incideranno strutturalmente sull’evoluzione della spesa pensionistica con effetti di consolidamento a medio-lungo termine».
Le uscite anticipate dei contributivi “puri” e dei “misti”
Il canale di uscita anticipata dei “contributivi puri”, ovvero dei lavoratori che sono in “attività” dal 1° gennaio 1996, resta quello con 64 anni di età e 20 di contributi, ma sale da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale la soglia obbligatoria per accedere a questo tipo di pensionamento, con “sconti” per le lavoratrici madri (il limite resta a 2,8 volte in presenza di un figlio e scende a 2,6 volte con più figli). Per i “misti”, quelli che hanno cominciato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 e vedranno una quota del loro trattamento calcolata con il metodo retributivo) resta la possibilità di uscire anticipatamente con 62 anni d’età e 41 di versamenti (Quota 103) ma con la “penalizzazione” del ricalcolo contributivo dell’assegno e dovendo fare i conti con la dilatazione delle finestre mobili d’uscita. Che passano da 3 a 7 mesi per i dipendenti privati e da 6 a 9 mesi per quelli pubblici.
Lavoratori “contributivi” e “misti”: tutti in pensione anticipata a 64 anni?
Secondo la Corte dei conti, «bisognerebbe chiedersi se in prospettiva, quando la quota di coloro i quali hanno iniziato a lavorare nel 1996 (contributivi puri) crescerà significativamente e diventerà più stridente lo scarto con il requisito di uscita (67 anni) di coloro che hanno iniziato a lavorare solo un anno prima, non sarebbe opportuno puntare a convergere verso una età di pensionamento anticipato uniforme con l’applicazione, per i “misti”, di appropriate correzioni del trattamento». La proposta che il governo dovrebbe valutare è dunque quella di una soglia anagrafica «standard» per accedere alla pensione anticipata «con correzioni dell’importo su tutte le componenti dell’assegno (contributive e retributive) al ribasso o al rialzo in relazione all’anticipo o al posticipo rispetto alla data “fisiologica”».
La Corte ha citato la soglia dei 67 anni (attualmente di vecchiaia), ma nel breve periodo un eventuale punto di congiunzione tra i due attuali limiti anagrafici sembra essere quello dei 64 anni.
L’allarme pensioni-giovani
A rilanciare di fatto un allarme pensioni per i giovani, che con le attuali regole potranno usufruire soltanto di assegni pensionistici bassi, è stato l’Upb. Che ha invitato ad analizzare la situazione tenendo conto di tematiche più ampie come quelle del mercato del lavoro, del rafforzamento degli altri istituti di welfare rivolti alle età più giovani, della fiscalità e della crescita.
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