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Pensioni, fino al 2026 altri 65 miliardi di spesa: nel Def la zavorra di Quota 100

Molto più contenuto sui conti pensionistici l’impatto di Quota 102 e Quota 103, che però di fatto non vengono «promosse» dall'ultimo Documento di economia e finanza, che per il futuro guarda sempre al sistema contributivo

di Marco Rogari

Def, ecco cosa prevede il Documento di economia e finanza del Governo

3' di lettura

Una nuova sostanziale bocciatura a una delle voci più discusse del capitolo pensioni. È quella di Quota 100, contenuta tra le pieghe dell'ultimo Def che è stato trasmesso alle Camere dal governo. La misura triennale varata dall'esecutivo “Conte 1” a tinte gialloverdi ha esaurito la sua sperimentazione triennale il 31 dicembre 2021, ma in realtà è ancora accessibile a tutti i lavoratori che a quella data non avevano presentato domanda pur essendo in possesso dei requisiti richiesti: almeno 62 anni d'età e 38 di contribuzione .

E nel Documento di economia e finanza prima si sottolinea che nel triennio 2019-2021, proprio sulla scia di questo intervento, si è registrato un accesso al pensionamento addirittura «a livelli superiori anche a quelli del periodo precedente» il varo della legge Fornero (2011); e poi si fa notare che agli effetti finanziari di questa forma di uscita anticipata è in parte dovuta l'impennata della spesa pensionistica nel 2023 (+7,1,%) e nel successivo triennio 2024-2026 (al ritmo medio annuo del 4,4%), per un totale di quasi 65 miliardi.

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Un'impennata spinta anche dai costi per l'indicizzazione degli assegni alla corsa dell'inflazione e alle ricadute di Quota 102 e Quota 103, che sono comunque definite «significativamente» più contenute di quelle di Quota 100. Ma anche i canali di pensionamento anticipato introdotti dal governo Draghi e, per il 2023, dall'esecutivo Meloni non vengono di fatto promossi. Canali che non a caso sono considerati temporanei. Anche perché nel Def viene sostanzialmente ribadito che la rotta da seguire resta quella del metodo contributivo, come ribadito dallo stesso sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon. Che assicura: «supereremo la legge Fornero».

Nel 2023 spesa su del 7,1% e tra il 2024 e il 2026 con una media annua del 4,4%

Come è emerge anche dal dossier sul Def elaborato dal Servizio Sudi e dal Servizio Bilancio di Camera e Senato, la spesa pensionistica crescerà di 20,9 miliardi nel 2023 (+7,1%), di 22,7 miliardi nel 2024, 10,2 miliardi nel 2025 e di 10,9 miliardi nel 2026. In tutto quasi 65 miliardi in quattro anni con una crescita media annua nel prossimo triennio del 4,4%. Nello stesso dossier si legge che, come indicato nel Def, tra i fattori che hanno contribuito a questa impennata «vanno ricordati l'indicizzazione ai prezzi e il saldo positivo tra le nuove pensioni liquidate e quelle pensioni eliminate, sia in termini numerici sia di importo, nonché le ricostituzioni di importo delle pensioni in essere e arretrati liquidati».

La bocciatura di Quota 100

Il ricorso a Quota 100, operativa tra il 2019 e il 2021 con un impatto prolungato negli anni successivi sull'andamento della spesa, e tra l'altro, ancora accessibile a chi pur avendo maturato i requisiti non aveva ancora presentato domanda alla fine del triennio, si è rivelato una sorta di zavorra per i conti previdenziali. Nel Def si evidenzia che questa misura, «favorendo una più rapida uscita dal mercato del lavoro», ha «comportato un aumento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati». Con il risultato che l'accesso ai trattamenti pensionistici è risultato addirittura più elevato di quello della fase immediatamente precedente l'entrata in vigore della riforma Fornero nel 2011. In altre parole: una nuova bocciatura, o quasi.

Quota 102 e 103 meno «invasive» per i conti

Il Def non promuove neppure Quota 102 e Quota 103 ma neppure boccia del tutto i due interventi varati dall'esecutivo Draghi e dall'attuale governo. Nel Documento di fa notare che questi due canali di uscita anticipata hanno avuto una ricaduta molto più contenuta sulla crescita della spesa pensionistica (il costo previsto nel 2023 di Quota 103 è di 572 milioni per una platea di poco più di 40mila lavoratori) e si sottolinea che, come nel caso di Quota 100, si tratta di misure temporanee. Ma proprio Quota 103 potrebbe proseguire la sua corsa nel 2024, magari in una forma rivisitata, vista l'impossibilità per il governo di aprire, almeno per il momento, la strada a Quota 41.

Durigon: andiamo sempre più incontro al sistema contributivo

Il Def rinvia sostanzialmente il decollo di Quota 41 in forma secca (uscite con 41 anni di versamenti a prescindere dall'età anagrafica), che per l'esecutivo resta comunque un obiettivo di legislatura. Una conferma indiretta arriva dalle dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Durigon (Lega): «Supereremo la legge Fornero sulle pensioni». Il Def lascia intendere che, in ogni caso, qualsiasi nuovo intervento dovrà essere collocato all'interno del solco del sistema contributivo. Lo stesso Durigon afferma che «andiamo sempre più incontro al sistema contributivo». E aggiunge: «la sostenibilità è determinante».

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