Pensioni integrative, ecco il piano giovani del Governo
Il governo è intenzionato a disinnescare la «bomba sociale» che si potrebbe manifestare nei prossimi decenni anche assicurando un’adeguata “copertura previdenziale” alle giovani generazioni con carriere discontinue nell’attuale era del «contributivo»
di Marco Rogari
I punti chiave
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Non è ancora definito, ma il governo sta pensando di sottoporlo ai sindacati prima del varo della manovra autunnale: un piano per garantire un'adeguata “copertura pensionistica” ai giovani “contributivi” e con carriere discontinue, da realizzare con forme di garanzia per la previdenza pubblica e con accessi agevolati e incentivati alle pensioni integrative. Del resto, è stata la stessa premier Giorgia Meloni, nell'incontro di fine maggio a palazzo Chigi con le parti sociali, ad affermare che l'esecutivo avrebbe concentrato i suoi sforzi sulle pensioni future, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, per evitare il manifestarsi di una «bomba sociale» nei prossimi decenni. Anche per questo motivo il governo guarda a un rilancio della previdenza integrativa che attualmente vede paradossalmente salire, anziché scendere, l’età media degli iscritti: negli ultimi cinque anni è lievitata da 46,1 a 47 anni.
Pensione accettabile solo per i quarantenni occupati nelle Forze armate e Sanità
Da una simulazione condotta dalla Corte dei conti partendo da un campione-Inps sui quarantenni in attività emerge che, sulla base del cosiddetto «zaino previdenziale» (ovvero il montante contributivo sulla base del quale viene calcolato l'assegno pensionistico), solo gli assunti nelle Forze armate e nel comparto della sanità possono aspirare a una pensione pubblica accettabile. Le posizioni più fragili si presenterebbero nel settore del lavoro autonomo e, in particolare, tra i parasubordinati e i coltivatori diretti, ma anche per le lavoratrici private.
Il piano giovani
Con tutta probabilità la nuova riforma delle pensioni non vedrà la luce prima del 2025, soprattutto a causa delle poche risorse a disposizione del governo che deve anche fare i conti con la corsa della spesa pensionistica. In ogni caso, il prossimo anno dovrebbero decollare alcuni interventi, dopo un preventivo confronto con le parti sociali. Che soprattutto i sindacati reclamano a gran voce. Il cantiere sulla previdenza dovrebbe ripartire entro la fine di giugno con un tavolo tecnico sugli anticipi pensionistici. Ma il governo punta soprattutto ad avviare un percorso per assicurare ai giovani dell'era “contributiva” un'accettabile copertura pensionistica, che al momento risulta tutt'altro che scontata. Una sorta di piano giovani, insomma, che dovrebbe poggiare su forme di garanzia e su misure ad hoc come il riscatto ultra agevolato della laurea e su incentivi e sconti fiscali per accedere più facilmente alle forme di previdenza complementare.
Sale l’età media degli iscritti ai Fondi pensione
L'ultima relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) mette in evidenza come ai fondi pensione acceda un numero troppo basso di giovani, ovvero di chi avrebbe, almeno sulla carta, maggiormente bisogno di costruirsi un paracadute previdenziale. Dai dati aggiornati a fine 2022 emerge che solo il 18,8% degli iscritti alle forme di previdenza integrativa ha meno di 35 anni mentre il 48,9% appartiene alla fascia di età centrale (35-54 anni) e il 32,3% ha almeno 55 anni. La Covip sottolinea che «dal 2018 al 2022 si è assistito a un progressivo spostamento dalle classi di età centrali a favore di quelle più anziane, pari a circa cinque punti percentuali». Anche se «la classe più giovane (sotto i 35 anni di età) registra una crescita di 1,1 punti percentuali». E per effetto di questa evoluzione, l'età media degli iscritti è salita nell’ultimo quinquennio da 46,1 a 47 anni.
Lievita a 52 anni la soglia anagrafica d’accesso degli «autonomi»
Il dossier della Covip si sofferma anche sulle oscillazioni anagrafiche a seconda della diversa condizione professionale. Dal 2018 al 2022 per i lavoratori dipendenti iscritti alla previdenza complementare l'età media cresce da 46,1 a 46,8 anni, mentre per gli «autonomi» lievita da 49,6 a 52 anni. Nella relazione dell'Authority si afferma che «solo il 7% degli aderenti lavoratori autonomi ha meno di 35 anni rispetto all’8,2% di cinque anni fa; per contro, l'incidenza dei lavoratori dipendenti con meno di 35 anni è cresciuta dal 16 al 17,3 per cento. Gli ultra cinquantacinquenni sono il 45% tra i lavoratori autonomi e il 29,1 tra i dipendenti».
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