Pensioni, 8 opzioni per il dopo quota 100
Alle varie opzioni già sul tavolo si aggiunge la proposta del presidente Inps Tridico di dividere la quota pensione in due parti: quella contributiva e quella retributiva. Restano sul tavolo le agevolazioni per i lavoratori impegnati in attività usuranti, accompagnate da un'ulteriore proroga di Ape sociale e Opzione donna e da un rafforzamento dei contratti d'espansione, fino a Quota 41 e Quota 102
di Marco Rogari
I punti chiave
- 1) La proposta Tridico: anticipo uscita a 62-63 anni solo con parte contributiva
- 2) Corsia preferenziale solo per le mansioni faticose
- 3) Proroga Ape sociale
- 4) Opzione donna quasi strutturale
- 5) Flessibilità per i lavoratori “fragili”
- 6) Più forza ai contratti d'espansione
- 7) Lega e sindacati per Quota 41
- 8) Rispunta Quota 102
4' di lettura
Fin qui il suo “appeal” si è rivelato al di sotto delle aspettative, ma l'eredità di Quota 100 continuerà a gravare sui conti pubblici fino al 2035. Con un peso aggiuntivo medio sulle uscite pensionistiche di 0,2 punti percentuali di Pil, pari a oltre 3,2 miliardi l'anno. Nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il Governo aveva messo nero su bianco che i pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d'età e 38 di contributi cessano definitivamente a fine anno al termine della sperimentazione triennale della misura voluta dal “Conte 1”. Ma il riferimento è scomparso nella versione del testo licenziato dal Consiglio dei ministri di sabato 24 aprile.
Lo “scalone”
Lo stop va incontro anche alle richieste di Bruxelles di garantire la solidità e la sostenibilità del sistema previdenziale nel medio periodo. Resta da capire in che modo si cercherà di attutire l'impatto dello “scalone” che si prospetta tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022. Sul tavolo ci sono diverse opzioni, almeno 8: dalle sole agevolazioni per i lavoratori impegnati in attività usuranti, accompagnate da un'ulteriore proroga di Ape sociale e Opzione donna e da un rafforzamento dei contratti d'espansione, fino a Quota 41 e Quota 102. Ed è spuntata inoltre anche la proposta del presidente Inps Pasquale Tridico di un’uscita a 62-63 anni per la sola parte contributiva.
1) La proposta Tridico: anticipo uscita a 62-63 anni solo con parte contributiva
Divisione della quota pensione in due parti: retributiva e contributiva.La proposta è del presidente Inps: «Si permetterebbe a 62-63 anni di uscire dal lavoro con la parte contributiva mentre quella retributiva si otterrebbe al raggiungimento dei 67 anni. Garantirebbe il principio della sostenibilità dei conti e si potrebbe legare anche a idee di permanenza sul lavoro a orario ridotto visto che il ministro Orlando ha parlato di staffetta generazionale». Tridico ha anche rimarcato l'attenzione sui soggetti fragili, proponendo di prevedere «una misura per gli immunodepressi oncologici. A 62-63 anni si potrebbe prevedere uno scivolo aggiuntivo rispetto all'Ape sociale».
2) Corsia preferenziale solo per le mansioni faticose
L'ipotesi di partenza presa in considerazione al Mef, e inserita nelle ultime bozze del Pnrr, poggia su un ritorno “in toto” alla legge Fornero lasciando aperti i tre percorsi aggiuntivi già previsti per uscire anticipatamente ma in una versione più estesa, oltre al canale tradizionale che attualmente consente il pensionamento, a prescindere dall'età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.La prima opzione aggiuntiva sarebbe quella garantita a tutti lavoratori impegnati in attività considerate gravose e usuranti (dai minatori agli addetti alla “linea catena”) per i quali sono già previsti distinti canali di uscita anticipata che potrebbero essere resi ancora più “flessibili” e soprattutto accessibili da platee più vaste.
3) Proroga Ape sociale
Un'altra possibilità di uscita sarebbe quella con l'Ape sociale, l'Anticipo pensionistico al quale possono accedere (con almeno 63 anni d'età) alcune categorie di lavoratori in difficoltà, come ad esempio i disoccupati di lungo corso o i disabili (e i caregiver che li assistono). La misura, che è stata prorogata per tutto il 2021 dall'ultima legge di bilancio, potrebbe essere ulteriormente prolungata ampliandone anche il raggio d'azione.
4) Opzione donna quasi strutturale
Sempre per effetto dell'ultima legge di bilancio le lavoratrici hanno ancora per tre anni la possibilità di andare in pensione con 58 anni d'età (59 se “autonome”) e 35 di contributi ma con il calcolo interamente contributivo dell'assegno. Questo intervento potrebbe assumere una fisionomia quasi strutturale.
5) Flessibilità per i lavoratori “fragili”
Una della varie questioni in sospeso della partita previdenziale è quella dei cosiddetti “fragili”: i lavoratori afflitti da particolari patologie. Anche in questo caso potrebbe essere previsto un percorso di pensionamento agevolato e anche flessibile (magari con “Quota” relativamente bassa), come suggerisce il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico.
6) Più forza ai contratti d'espansione
Per favorire la cosiddetta staffetta generazionale e anche per offrire maggiori possibilità di uscita nella gestione delle crisi aziendali il governo sta valutando l'ipotesi di rafforzare i contratti d'espansione. Che consentono di mandare in pensione fino a 5 anni prima della soglia di vecchiaia (67 anni) i lavoratori anziani con contemporanea assunzione di giovani. Questo strumento potrebbe diventare utilizzabile anche dalle imprese di piccole dimensioni. E potrebbe essere affiancato da un'isopensione con meno vincoli per le aziende.
7) Lega e sindacati per Quota 41
I sindacati spingono da tempo per affrontare il “dopo Quota 100” con un meccanismo flessibile e garantendo comunque la possibilità di uscita ai lavoratori al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica. Anche la Lega punta su Quota 41 per tutti, come indicato dal sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon. Non manca neppure nel Pd chi guarda alle “quote basse”. Nelle scorse settimane l'ex capogruppo Dem alla Camera, Graziano Delrio, aveva lanciato la proposta di uscite con Quota 92 (62 anni di età e almeno 30 di contributi) per i soli lavoratori impegnati in mansioni usuranti. I Cinque stelle poi insistono, soprattutto con l'ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per l'introduzione dall'inizio del 2022 di un sistema flessibile di uscite pensionistiche.
8) Rispunta Quota 102
Tra le varie opzioni esaminate lo scorso anno dai tecnici dell'esecutivo “Conte 2” c'era anche quella di consentire l'uscita anticipata con almeno 63-64 anni d'età e 39-38 anni di versamenti (Quota 102) ma con un sistema di penalità “a crescere” (imperniato sul ricalcolo contributivo) per ogni anno d'anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia (67 anni). Un'opzione che è stata lasciata sui tavoli del Mef e del ministero del Lavoro. A rilanciare l'ipotesi di Quota 102 è Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali ed ex sottosegretario al Lavoro, rispolverando una sua proposta per consentire il pensionamento con 64 anni d'età e 38 anni di contributi, di cui non più di due di contribuzione figurativa.
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