Pensioni, quota 100 «libera» posti solo per i lavori poco qualificati
Per i Consulenti del lavoro a fronte di 200mila uscite con quota 100, ci saranno 70mila assunzioni di giovani. Nella classifica delle “professioni” il turnover sarà più marcato per cuochi e camerieri, pressoché nullo per i lavori ad alta specializzazione
di Francesca Barbieri
3' di lettura
Sono 165mila le domande inviate al 30 luglio per quota 100, la possibilità di uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi. Quasi 122mila presentate da uomini e appena 43mila da donne; oltre 60mila da lavoratori dipendenti e quasi 53mila da iscritti alla gestione pubblica.
Le stime - riviste al ribasso rispetto ai 300mila pensionamenti previsti a inizio anno per il 2019 - parlano di circa 200mila uscite complessive per quest’anno che nelle intenzioni del Governo dovrebbero portare alla creazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani. Quante? Impossibile dirlo con certezza.
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E, soprattutto: anticipando il pensionamento dei lavoratori anziani si può ridurre la disoccupazione giovanile? E in quali settori? Secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro il tasso di turnover complessivo dovrebbe essere pari al 37%. A fronte di 200mila uscite con quota 100, cioè, ci dovrebbero essere poco più di 70mila ingressi di giovani under 35.
L’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro ha anche elaborato una classifica delle “professioni” dove il turnover sarà più marcato e di quelle invece dove l’impatto sarà pressoché nullo.
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«La sostituibilità tra pensionati e giovani alla prima esperienza lavorativa è strettamente correlata alla professione e al settore economico - si legge nel rapporto -. Non necessariamente, quindi, politiche di pensionamento anticipato si traducono in maggiori possibilità di occupazione giovanile, specie in un mercato del lavoro rigido e poco flessibile come quello italiano». Dalle elaborazioni emerge che per i lavori poco qualificati il ricambio occupazionale è quasi assoluto, mentre per le professioni più qualificate l’uscita anticipata dei senior non favorisce l'ingresso di nuove leve.
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L’indagine ha messo a confronto le caratteristiche di due gruppi di giovani e adulti, sulla base delle rilevazioni Istat: giovani occupati di età tra i 20 e i 34 anni alla prima esperienza di lavoro (media 2016-2018: 2,070 milioni) e anziani tra i 55 e i 74 anni di età inattivi e pensionati (1,775 milioni).
Identikit che non coincidono
Il livello d’istruzione degli anziani pensionati è nettamente inferiore a quello dei giovani alla prima esperienza di lavoro: oltre la metà dei pensionati (51,1%) ha conseguito al massimo la licenza media (il 18% al massimo la licenza elementare), un terzo è diplomato (34%) e solo il 14,9% è laureato; la quota di laureati tra i giovani (26,5%) è superiore di 12 punti percentuali a quella degli anziani, oltre la metà è diplomato (53,9%) e solo il 19,7% ha conseguito al massimo la licenza media.
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Dall’indagine risulta che solo una parte dei posti dei pensionati viene sostituita da giovani occupati nella categoria legislatori, imprenditori e alta dirigenza (gap di 48mila posti in un biennio), t ra le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), tra gli impiegati (-27 mila), tra i conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila). I posti che restano vuoti sono coperti da lavoratori meno giovani, adulti con maggiore esperienza, oppure non sono sostituiti affatto.
Tra le professioni, invece, dove si registra il maggiore ricambio occupazionale ci sono innanzitutto quelle che riguardano attività commerciali e servizi (+358 mila), a testimonianza della vocazione terziaria del Paese. Un barista o un commesso può essere sostituito con un lavoratore di qualsiasi età, ma se è giovane costa meno. Quota 100 potrebbe così amplificare le opportunità di lavoro anche per i cuochi, per i camerieri, per cassieri, venditori e addetti alla vigilanza.
Considerazioni simili alle precedenti si possono riproporre anche per il grande gruppo professionale degli artigiani, operai specializzati e agricoltori, anche se questo gruppo comprende mestieri che richiedono una maggiore formazione ed esperienza, tuttavia conseguibile anche da giovani, che sono considerati tali fino a 35 anni. In base alle elaborazioni della Fondazione studi dei consulenti del lavoro le possibilità di ricambio generazionale sono alte tra meccanici, elettricisti, installatori e riparatori di apparati elettrici.
Focus sui settori
L’analisi più dettagliata dei settori economici conferma che è maggiore il ricambio occupazionale in hotel e ristoranti (saldo positivo di 178mila addetti a favore delle new entry nel biennio 2016-18) e nell commercio (+158mila). Mentre il ricambio è molto basso o non avviene affatto in settori come l'amministrazione pubblica e difesa (-70 mila), nell'istruzione (-22mila), nell'agricoltura (-36 mila), nei lavori domestici per le famiglie (-22mila) e nelle forniture di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (-2 mila).
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