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Pensioni, riforma a rischio stop. La Ue boccia anche Quota 102

Da sindacati e Lega pressing per nuovi interventi. Bruxelles: spesa pensionistica continuerà a crescere a causa delle deroghe alla legge Fornero

di Marco Rogari

La pensione a portata di click

3' di lettura

Mancano soltanto quattro mesi alla definizione della prossima legge di bilancio, chiamata anche a chiarire l'evoluzione del sistema previdenziale nel 2023, ma il tavolo sulla nuova mini-riforma delle pensioni è ancora fermo. E a lasciare trasparire un certo pessimismo sulla possibilità di adottare nuove misure sulla flessibilità in uscita è lo stesso presidente dell'Inps, Pasquale Tridico: «ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere».Ma i sindacati non ci stanno e intensificano il pressing per riaprire il confronto con l'esecutivo, che si è interrotto a metà febbraio. E anche nella maggioranza si riapre il fronte previdenza, con la Lega che punta a introdurre Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica, dall'inizio del prossimo anno, quando di esaurirà la Quota 102 introdotta dal governo Draghi. Che però è stata bocciata da Bruxelles, insieme a Quota 100, nel rapporto sull'Italia pubblicato con le “raccomandazioni” della Commissione Ue nel quale si lancia anche un nuovo allarme sulla continua crescita della spesa previdenziale.

Il semaforo rosso di Bruxelles a Quota 100 e Quota 102

Nel Country Report sull'Italia incluso nel cosiddetto pacchetto di primavera la Commissione europea afferma che la spesa per pensioni «è destinata ad aumentare» a causa degli sviluppi sfavorevoli della demografia. Ma Bruxelles fa notare che a trainare le uscite pensionistiche nel breve e nel medio termine sono anche le numerose deroghe alla legge Fornero introdotte negli ultimi anni. A cominciare da Quota 100 e anche da Quota 102: la via d'uscita con almeno 64 anni d'età e 38 di contributi prevista solo per quest'anno dall'ultima legge di bilancio approvata dal Parlamento. Nel mirino anche Opzione donna e i programmi di pensionamento anticipato per i lavoratori vulnerabili.

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Il “cantiere” al palo

Il duro giudizio di Bruxelles potrebbe avere l'effetto di azzerare i già esigui spazi disponibili per adottare nuove misure per il “dopo Quota 102”, che si esaurirà alla fine del 2022. All'inizio dell'anno governo e sindacati avevano avviato un confronto per giungere a una mini-riforma da inserire nella prossima manovra, che si è però arrestato a metà febbraio soprattutto per la necessità dell'esecutivo di concentrare gli sforzi su altre emergenze, come quelle legate alla crisi energetica e allo scoppio del conflitto russo-ucraino. Quando il tavolo è stato congelato il governo e Cgil, Cisl e Uil avevano sensibilmente ridotto le distanze su almeno tre punti: la “copertura pensionistica” dei giovani con carriere discontinue; ulteriori agevolazioni previdenziali per le lavoratrici; una nuova fase di “silenzio-assenso” per destinare il Tfr ai fondi pensione e rilanciare così la previdenza integrativa. Restava da sciogliere il nodo principale rappresentato dalla flessibilità in uscita. Con il governo che aveva fissato un preciso paletto affermando che qualsiasi soluzione doveva rimanere nel solco del metodo di calcolo contributivo e non doveva comportare un ulteriore innalzamento della spesa. Ma da febbraio sono ormai trascorsi più di tre mesi e il “cantiere” a tutt'oggi risulta ancora chiuso.

Tridico: probabile che anche questa legislatura si chiuda senza flessibilità in uscita

Anche le parole pronunciate da Tridico non sembrano improntate all'ottimismo. «Sulla flessibilità del sistema pensionistico ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere: almeno non mi sembra che questo capitolo sia in procinto di essere chiuso», ha detto il presidente dell'Inps in occasione di un convegno organizzato dall'Università la Sapienza per la presentazione del Rapporto sullo stato sociale 2022 a 35 anni dalla scomparsa di Federico Caffè. Tridico ha anche rilanciato la sua proposta di consentire alla soglia anagrafica dei 63-64 anni l'uscita con l'anticipo della sola quota contributiva della pensione per poi recuperare anche la parte retributiva al raggiungimento dei 67 anni d'età.

Lega e sindacati insistono e guardano a Quota 41

Cgil, Cisl e Uil non demordono e continuano a invocare la riapertura del tavolo ribadendo che la soluzione migliore resta quella di consentire il pensionamento attorno ai 62 anni di età o alla maturazione dei 41 anni di contributi. E proprio Quota 41 resta il cavallo di battaglia della Lega. Che a metà maggio ha incontrato proprio i sindacati per analizzare il quadro della previdenza. Il Carroccio sta anche intensificando la pressione sul governo per evitare il ritorno integrale alla legge Fornero con lo stop a fine a anno a Quota 102.


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