Pensioni, Tridico: allarme indicizzazione sui conti Inps. Alla Camera scontro su opzione donna
Il presidente dell'Istituto prossimo all'uscita sottolinea che «all'esborso» di 22 miliardi per la perequazione delle pensioni non è corrisposto lo stesso incremento delle entrate contributive per mancanza di un'analoga «indicizzazione» delle retribuzione: un gap che rischia di diventare insostenibile per l'ente. Duro scontro a Montecitorio tra maggioranza e opposizioni sul ripristino della versione 2022 del canale di uscita anticipata delle lavoratrici
di Marco Rogari
I punti chiave
3' di lettura
In attesa di essere sostituito da un commissario straordinario dopo il blitz del governo sulla governance dei due maggiori enti italiani, il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, lancia l'allarme sulla tenuta dei conti dell'Istituto: ai 22 miliardi di «esborso» nel 2023 per l'indicizzazione delle pensioni non corrisponde un analogo adeguamento delle retribuzioni e questo crea un gap tra le entrate contributive e la spesa per prestazioni.
Uno squilibrio che l'ente, secondo Tridico, non potrà sostenere per troppo tempo. E con il quale dovranno fare subito i conti il commissario in arrivo e, successivamente, il prossimo cda.
Un nuovo assetto duramente contestato da Pd e M5S. Che hanno visto bocciate dalla Camera le loro mozioni per ripristinare Opzione donna nella versione del 2022 (uscita anticipata con 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di versamenti) e aggirare così la stretta introdotta dall'ultima legge di bilancio targata Meloni.
L'allarme di Tridico: tra spesa per prestazioni e entrate contributive un gap insostenibile
L'ormai presidente uscente dell'Inps è tornato sul rischio di un possibile, futuro squilibrio nei conti dell'Inps, anche a causa della maggiore spesa sostenuta per le perequazioni dei trattamenti pensionistici dovuta alla corsa dell'inflazione.
«Scontiamo già quest’anno un gap di 22 miliardi a fronte di un esborso deciso con la legge di bilancio e di mancati incassi contributivi», sottolinea Tridico. Che aggiunge: «Per quanto tempo possiamo permetterci questo accumulo di gap? Abbiamo indicizzato le pensioni anche se in modo decrescente» ma «i salari non sono stati indicizzati».
Novità su nuovo assetto governance e direttori generali
La versione finale del decreto legge che apre la strada al nuovo assetto della governance di Inps e Inail, dopo un periodo di commissariamento che scatterà a seguito dell'imminente uscita dei due presidenti, Tridico e Franco Bettoni, affida al ministro del Lavoro, Marina Calderone, e non più ai cda, il compito di nominare i nuovi direttori generali.
I nomi dovranno comunque essere proposti dai due consigli di amministrazione. Ma prima arriveranno i commissari straordinari. Che dovranno diventare operativi entro 20 giorni dall'entrata in vigore del Dl e dovranno essere individuati con un decreto della presidente del Consiglio (Dpcm), Giorgia Meloni, su proposta del ministro del Lavoro.
Scontro alla Camera su Opzione donna
Da tempo le opposizioni chiedono che venga allentata la stretta introdotta, agendo sui requisiti e riducendo sensibilmente la platea, su Opzione donna con l'ultima legge di bilancio. Le mozioni targate Pd e M5S per il ripristino della misura nella stessa versione in vigore nel 2022, che garantiva l'uscita anticipata, con il ricalcolo contributivo dell'assegno, a 58 anni d'età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi, sono state bocciate dalla Camera. Che ha invece dato il via libera a una mozione della maggioranza sul ricorso a «specifiche iniziative per contrastare il divario pensionistico di genere, attestato dai dati sull’andamento delle pensioni erogate dall’Inps».
Il botta e risposta tra maggioranza e opposizione
Una votazione accompgnata da un pesante scambio di accuse tra le opposizioni e il centrodestra durante il dibattito in Aula. «Chiediamo una cosa molto semplice, di scrivere la norma su Opzione Donna come era scritta nella legge di bilancio del 2022, perché il modo in cui l’avete scritta in questa legge di bilancio è un modo per toglierla senza dirlo», ha detto l'ex ministro del lavoro Dem, Andrea Orlando.
La replica a distanza del presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (Fdi), non si è fatta attendere: «Sulla mozione “Opzione donna” la maggioranza ha offerto alle opposizioni la possibilità di una riformulazione, un’apertura che, evidentemente, non è bastata a far capire che la rigidità tout court non porta a nulla». In risposta a Orlando è intevenuto, sempre da Fdi, anche Marcello Coppo affermando che «quando cambiano i ruoli e quando uno ha delle responsabilità di Governo, magari, a volte, può succedere che cambi anche personalità o ci sia una deriva bipolare della situazione». Parole che hanno scatenato la dura reazione del Pd: «utilizzare i riferimenti ai disturbi psichici come offesa, scherno, insulto o attacco politico non deve avvenire mai, in nessun luogo, e soprattutto in Parlamento».
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