Pepe Carvalho. Il detective che visse due volte
di Sergio Nava
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Il barista della biblioteca Fuster si chiama Pepe Carvalho. Ad annunciarlo, tra il sornione e il divertito, è lo scrittore, prima di buttare giù un sorso di tonica. E godersi il mio stupore. Nasce così, con premesse esageratamente letterarie, l'incontro con Carlos Zanón, 52enne autore di “Problemi di identità” (“Problemas de identidad”, edizioni Planeta), romanzo che riprende il filone di avventure del più famoso detective mediterraneo, concepito dalla indimenticata penna di Manuel Vazquez Montalbán.
“Millennio”, l'ultimo romanzo in due parti con protagonista Carvalho, uscì postumo nel 2004, pochi mesi dopo l'improvvisa morte di Montalbán, avvenuta all'aeroporto di Bangkok. Tredici anni dopo gli eredi dello scrittore e giornalista catalano affidarono a Zanón il compito di riportare in vita il detective. A gennaio di quest'anno, dopo un biennio di gestazione, il noir è uscito in Spagna. Il suo sbarco in Italia è previsto invece per giugno, grazie alle edizioni SEM.
“Ho cercato di scrivere un Carvalho al lavoro nell'anno 2017. E' un Carvalho che è e non è Carvalho. Ho provato a rileggere il personaggio, partendo dall'artificio letterario che Pepe Carvalho sia realmente esistito, e che Montalban si sia ispirato ad una figura reale per i suoi romanzi”, spiega Zanón, durante una pausa del Festival letterario BCNegra, che lui stesso dirige. “Ciò mi ha permesso di ritrovare una serie di caratteristiche tipiche del personaggio, quali il cinismo, lo scetticismo, la tenerezza, uno sguardo disilluso e malinconico verso la vita. Ho però inserito nuovi elementi: ad esempio, il romanzo è scritto in prima persona”, confida Zanón.
L'utilizzo della narrazione in prima persona nei passaggi in cui Carvalho è protagonista della scena rappresenta la novità stilistica che lascia più disorientati: “ciò ha permesso di farlo mio”, spiega Zanón. “Scriverlo in terza persona avrebbe portato alla tentazione di seguire lo stesso stile di Montalbán. Passare alla prima rappresentava invece qualcosa di nuovo. Questo mi ha permesso di indagare maggiormente le cose che mi interessano, come la psicologia dei personaggi, i loro sentimenti, le emozioni…”
Non c'è un caso principale a fare da sfondo al romanzo. La trama si divide in tre filoni di indagine: un caso di mobbing in un collegio, delle prostitute assassinate e sepolte sulla montagna di Montjuïc, l'omicidio di una nonna e di una nipotina in un apparente episodio di furto con scasso.
La “tribù” di Carvalho, almeno in parte, è ancora presente: “l'aiutante Biscuter è tuttora al suo fianco, mentre la storica fidanzata Charo compare abbastanza, ma si trova in una specie di limbo. In tutto il romanzo Carvalho non la incontra mai. Charo era un personaggio che non sapevo neppure io bene come gestire, come collocare…”, si rassegna Zanón. In compenso il cuore di un Carvalho introspettivo come mai è in balia di una misteriosa “Fidanzata Zombie”: “la Fidanzata Zombie è la donna di un politico del Partido Popular, di Madrid”, anticipa Zanón. “Con lei Carvalho ha una relazione strana: la donna appare e scompare. Mi serviva a rendere il personaggio fragile e vulnerabile. A questo serve l'amore, no?”
Barcellona resta lo scenario principale in cui si muove il detective: è una città in piena crisi indipendentista, nei mesi che precedono il referendum di autodeterminazione del primo ottobre 2017. Carvalho osserva, senza prendere posizione. “E' spettatore: parla con la gente, si pone domande. Dopotutto resta un personaggio apolide, anche nei romanzi di Montalbán lo era. Si occupa della sua tribù, non ha una bandiera di riferimento. Né può schierarsi sotto una bandiera o un concetto di patria. E' semplicemente un solitario”, tiene a precisare Zanón.
Barcellona non può non rappresentare la scenografia irrinunciabile del noir: lo stesso Zanón vi ha ambientato tutti i suoi romanzi precedenti, compreso l'ultimo, “Taxi”. E' una Barcellona rivista e aggiornata, rispetto alla città preolimpica e post-olimpica magistralmente raccontata dalla penna di Montalbán: “è una città turistica, brillante e vincitrice, un po' collassata proprio a causa del suo trionfo”, commenta Zanón. “Una Barcellona che si specchia nella sua stessa vetrina. E' però anche una Barcellona convulsa, dove accadono tante cose. E' il centro dell'indipendentismo e dello spagnolismo. Entrambi vogliono conquistarla: se vinci Barcellona, vinci la Catalunya”.
A chi immagina un Carvalho nostalgico, vecchio stile, fotocopia di quel detective che già 30 anni fa guardava con cinismo e disincanto alla “pasteurizzazione” della sua città, trasformata dalle Olimpiadi in una moderna Disneyland, il libro riserva una sorpresa. Fatta salva la critica sociale, “marchio di fabbrica” del personaggio, Pepe non prova affatto nostalgia. “E' un personaggio che vive nel mondo di oggi, non è un alieno”, chiarisce Zanón.
Il prossimo appuntamento, qualora il pubblico dei lettori apprezzasse questo Carvalho del Terzo Millennio, e qualora Zanón optasse per proseguire nella serie, potrebbe essere in Italia: “ho pensato che Carvalho potrebbe andare a Roma, in un romanzo futuro. Mi piace molto la vostra cultura, adoro il vostro cinema classico: Fellini, Antonioni, Rossellini. Ho pensato che potrei scrivere romanzi ambientandoli anche in altre città”, confida Zanón, prima di congedarsi. “Sarebbe bellissimo, scrivere un secondo romanzo di Carvalho, e per di più in Italia. Sarebbe perfetto!”
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