«Per il 5G serve una killer application e puntare sulle micro-celle, bene il progetto a Roma»
La posizione di Renato Brunetti, presidente di Unidata
di Simona Rossitto
4' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Iot e cloud, in caso di piccole acquisizioni di realtà molto specializzate, contatori digitali per l’acqua dove usare una nuova tecnologia wireless; i cavi sottomarini con la società acquisita Uniterreno. Sono gli orizzonti di Unidata, società della fibra i cui conti nel 2023, secondo gli analisti, chiuderanno con ricavi di circa 100 milioni, dopo l’acquisizione della società Twt. E’ quanto emerge dall’intervista a Renato Brunetti, presidente di Unidata che si sofferma sulle ragioni del ritardo del 5G in Italia. Occorre, spiega Brunetti a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit’Ed (leader nella formazione e nel supporto alla crescita del capitale umano), avere una killer application, come potrebbe essere la guida autonoma, e puntare anche sulle micro-celle, accanto alle macro antenne. Va nella giusta direzione il progetto a Roma di Boldyn Networks Italia, a cui Unidata partecipa fornendo la fibra necessaria.
Quali sono secondo lei le ragioni più profonde del ritardo del 5G in Italia?
Il 5G in Italia è in deciso ritardo per una serie di motivi: innanzitutto perché quella che finora offrono gli operatori è una copertura 5G che va un po’ più veloce del 4G, ma non sfrutta tutte le caratteristiche della nuova tecnologia. Inoltre, vanno implementate le micro-celle, mentre oggi si punta solo sulle macro-celle, le grandi torri. Per avere il vero 5G occorre un tempo di latenza molto inferiore e velocità superiori, bisogna avere molte più celle e quindi servono anche micro-celle, complementari alle macro. In sostanza, la vera implementazione del 5G non è partita, serve il deployment del 5G e anche il mercato è in ritardo perché non è emersa ancora chiaramente quale sarà la killer application del 5G.
Secondo lei quale sarà?
Forse la guida autonoma oppure le aree 5G private alternative al wi-fi. Quel che è sicuro è che il mercato va molto lentamente mentre le telco sono decisamente indebitate e hanno difficoltà a investire rispetto a un ritorno dell’investimento molto incerto.
Quindi va nella giusta direzione il progetto, molto discusso, di Boldyn Networks Italia (già Bai Communication) per coprire con il 5G il territorio di Roma Capitale ?
Quello di Roma sarebbe il primo caso di realizzazione in Italia del neutral host che si verifica quando per implementare in modo deciso gli investimenti ci sono operatori intermedi, infrastrutturatori che predispongono le microcelle o le infrastrutture sfruttate poi dagli operatori che possiedono le frequenze. Questi operatori ‘intermedi’ fanno gli investimenti, poi affittano agli operatori le infrastrutture, e conseguentemente partecipano alla distribuzione dei ricavi. Un modello di business che non piace a molti; sulla gara per Roma c’è stata una fortissima ostruzione, tanti ricorsi, ma nonostante tutto va avanti (di recente il Tar del Lazio ha rigettato la procedura d’urgenza richiesta da alcuni operatori per bloccare Boldyn Networks Itala).
Voi siete coinvolti?
Colgo l’occasione per annunciare che noi siamo con Boldyn, contribuiamo con la fibra, necessaria per costruire le micro-celle. I fondi di investimento infrastrutturali, a differenza degli operatori, hanno grande quantità di denaro che potrebbero investire. Per noi è una grande opportunità, è un altro modo per usare la fibra ottica che abbiamo in grande quantità.
Guardate ad altri settori dove investire?
Stiamo lavorando intensamente sull’IoT, implementando una tecnologica che si chiama Lora Wan. Si tratta di una tecnologia wireless dedicata all’IoT che ha un consumo bassissimo; le batterie dei device durano 10-15 anni. Noi realizziamo l’infrastruttura tecnologica che c’è dietro. Un altro settore che sta emergendo è quello dei contatori digitali dell’acqua che sono ancora tutti meccanici e si stanno sostituendo come quelli elettrici e del gas. Il Pnrr sta finanziando questo cambiamento. Questi contatori che hanno dentro la tecnologia Lora durano 15 anni e trasmettono due volte al giorno quanto consumano. Il sistema legge i dati in tempo reale, sono dati interessanti per evitare ad esempio i furti d’acqua e ridurre le perdite, risparmiando circa il 50 per cento.
Pensate, dopo l’operazione con Twt ancora ad acquisizioni?
Puntiamo a realtà specialistiche come l’Iot oppure il cloud. In modo principale, però, lavoriamo all’integrazione con Twt, che abbiamo acquisito qualche mese fa. È un’azienda importantissima, grande quanto noi, stiamo lavorando intensamente sull’ integrazione tra le due aziende. Grazie al consolidamento con il gruppo TWT prevediamo che il 2023 si chiuderà con ricavi di vendita quasi raddoppiati rispetto al 2022, in linea con le stime degli analisti, a conferma della nostra strategia di crescita (secondo gli analisti, Unidata chiuderà l’anno con ricavi pari a circa 100 milioni di euro grazie al consolidamento del Gruppo Twt e alle attività legate al mondo IoT, ndr). Inoltre, abbiamo acquisito Uniterreno, startup che possiede la fibra sottomarina che da Mazara del Vallo va a Roma, Olbia e Genova. Abbiamo realizzato l’investimento assieme al fondo Azimut. Anche quello dei cavi sottomarini è un settore molto attraente per i fondi infrastrutturali.
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