Le donne dello champagne

“Per anni le donne non erano benvenute nella vinificazione”. Parola della chef de cave di Alaya

Innamorata dello chardonnay, Caroline Latrive ha studiato enologia quando ancora era ritenuta una disciplina maschile e oggi decide gli assemblaggi e lo stile della Maison

di Barbara Sgarzi

Un ritratto di Caroline Latrive, chef de cave di AYALA.

2' di lettura

Enologa, Chef de cave di Ayala: Caroline Latrive crea e decide gli assemblaggi e quindi lo stile della Maison. E pensare che all'inizio, quando era fra le poche donne che avevano studiato enologia, la guardavano male…

La storia dello Champagne ci propone donne coraggiose e innovative: Veuve Clicquot, Lily Bolinger… Ma qual è la realtà? La realtà è che fino a pochi anni fa, diciamo una ventina, le donne non erano le benvenute nella produzione e soprattutto nella vinificazione. Io, enologa, ricordo bene agli inizi di aver ricevuto accoglienze fredde. Ma la situazione è evoluta rapidamente, basti guardare le percentuali di donne che studiano enologia: quando mi sono diplomata nel 1999 eravamo 5 ragazze su 25, oggi non è raro trovare in aula numeri invertiti. Un altro esempio: l'associazione l'Amicale des Chefs de Caves de Champagne ha visto tre nuovi soci quest'anno, e sono tutte donne.

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Qual è il tocco magico che mette nel suo lavoro? Ha a che fare con l'essere donna o con una sensibilità senza genere? Metto grande energia e passione nel lavoro e cerco di motivare il mio gruppo; siamo legati da un progetto comune che è raggiungere l'eccellenza. Vinifico con grande rispetto verso la materia prima, per onorare il lavoro degli uomini in vigna e quello della natura. Ecco il mio tocco personale, che è meno una questione di genere e più di personalità e sensibilità

Le vasche per la vinificazione in acciaio inox per mantenere la purezza e l'integrità di ogni singolo vitigno.

Qual è invece il talento, la competenza che deve avere una Chef de cave? Senza dubbio, il rigore, l'essere esigenti, insieme a intuizione e sensibilità. Ma sono necessarie anche pazienza e umiltà: le nostre cuvée hanno bisogno di tempo per svelarsi e ci vogliono anni per capire se le nostre intenzioni si sono realizzate.

Quali sono le novità più rilevanti che ha apportato alla Maison dal suo arrivo? Quando sono arrivata come Chef de cave, Hadrien Mouflard ha preso il posto di direttore generale e insieme abbiamo lavorato sulla definizione dello stile della Maison. Lo Chardonnay è diventato la colonna portante dei nostri assemblaggi ma abbiamo mantenuto la linea di dosaggi molto bassi, per mantenere il vino puro, lineare. Nel 2017 è stata realizzata un nuovo locale con le vasche per la vinificazione che io scelgo in acciaio inox per mantenere la purezza e l'integrità di ogni singolo vitigno. Ho avuto anche la fortuna di poter lavorare su piccole gemme, di seguire i miei innamoramenti, le mie intuizioni; così sono nate le cuvée de La Collection, che esprimono la tradizione di Ayala ma con un taglio differente.

Chef de cave di Ayala: Caroline Latrive crea e decide gli assemblaggi e quindi lo stile della Maison.

Parlando di innamoramenti, qual è la sua cuvée da batticuore? Senza pensarci: la Cuvée Le Blanc de Blancs è quella che mi somiglia di più. Io sono un'amante dello chardonnay, un vitigno quasi misterioso; può essere minerale o agrumato, fresco e profumato di fiori bianchi o rotondo come un frutto succoso. Si esprime su registri diversi da un terroir all'altro, sempre con un grande freschezza ma più goloso e pieno quando passano gli anni, mantenendo il suo tratto distintivo: una grande eleganza. E che emozione quando è uscita la prima cuvée di Blanc de Blancs firmata da me, quella del 2012!

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