Per Atelier Biagetti il gioco è una cosa seria e fa spazio anche ai pet
Partire da una passione, affrontarla con ironia, tradurla in un progetto e (forse) in un oggetto. Per il duo creativo formato da Alberto Biagetti e Laura Baldassarri, la dimensione ludica del design diventa strumento narrativo sempre personalizzabile.
di Fabrizia Villa
5' di lettura
Capita che la biografia diventi progetto. È il caso di Atelier Biagetti, studio fondato a Milano da Alberto Biagetti e Laura Baldassarri, architetto e designer lui, cantante d'opera e artista lei. Le diverse esperienze, una più pragmatica e teorica, l'altra più performativa, sono all'origine di un approccio al progetto che sfida costantemente i confini tra le discipline. «Innanzitutto siamo marito e moglie», raccontano. «La collaborazione è nata in seguito, in modo del tutto spontaneo e naturale; la nostra casa si è estesa fino allo studio e, mentre portavamo avanti in modo indipendente il nostro lavoro, abbiamo fuso gli sguardi o, come dice Alberto, creato coincidenze», spiega Laura.
Per la coppia il punto di partenza è sempre una storia. Tutto nasce dall'esigenza di raccontare, di creare una narrazione e metterla in scena su un palcoscenico dove corpo, oggetti e spazio creano un cortocircuito emotivo. «La scintilla è scattata con One Minute Ago, progetto del 2013, ma in quel caso era più che altro un dialogo tra i miei dipinti e i lavori di Alberto legati alle mappe e alle erosioni. Con Bonjour Milàn , nel 2014, abbiamo iniziato a lavorare insieme seguendo, come spesso accade, un'intuizione». «Quello che facciamo - racconta Biagetti - è trattare il visitatore come uno spettatore, cosa che lui non si aspetta. Chi viene nel nostro spazio pensa a una mostra di oggetti, ma solo alla fine trova un oggetto che, forse, potrà usare. Dico sempre che è come andare sulla scena di un delitto e trovare le prove. Le raccogli e le metti da parte come una testimonianza di ciò che è avvenuto. Poi ognuno risolve il cortocircuito in modo diverso». «Gli oggetti - chiarisce Laura - sono dei device, attivano la scena creando connessioni tra lo spettatore, il luogo e l'oggetto stesso e innescano memorie e ossessioni».
Proprio sulle ossessioni, affrontate con ironia, si basa spesso il lavoro di Atelier Biagetti. «Il modo migliore per ragionarci intorno è sdrammatizzare il proprio sguardo con un atteggiamento leggero». Così è stato per i due progetti curati da Maria Cristina Didero, Body Building e No Sex, dedicati a due ossessioni della società contemporanea, quella per il culto della forma fisica e quella per il sesso (non vissuto) nell'era digitale, e raccontati attraverso performance e oggetti in edizione limitata. Per la coppia il gioco è una cosa seria, un mezzo fondamentale per scoprire un nuovo sistema, una nuova possibilità. «Quel che ci interessa non sono gli oggetti in se stessi, ma come questi verranno accolti e percepiti».
Il coinvolgimento ludico dello spettatore sarà ancora una volta al centro del nuovo progetto della coppia, Pet Therapy, una performance e una collezione di oggetti che, dal 6 al 12 giugno, in occasione della Design Week, verranno presentate nel loro studio milanese. «Pet Therapy è una storia che appartiene un po' a tutti in questo momento», spiegano. «C'è un evidente desiderio di tornare bambini, di azzerare un sistema fatto di artifici inutili, così il gioco diventa quasi funzionalista, necessario nelle nostre vite. Pensiamo che, nelle proprie case, le persone abbiano la necessità di trovare una dimensione che vada al di là della messa in scena, più intima e vicina ai desideri reali. Ecco che i pet, i nostri animali domestici, danno alla casa una nuova dimensione. Pet Therapy è la voglia di pensare a spazi che non raccontino quanto è bravo il mio architetto, ma come sono io e che cosa voglio, un modo per comunicare se stessi. Per noi è importante riconquistare la parte più fantastica del nostro immaginario, dei nostri sogni e i pet sono una presenza che dialoga con la sfera onirica».
Il progetto, così come lo raccontano i due designer, vuole essere una terapia d'urto per recepire lo stupore attraverso un paesaggio domestico popolato da gatti giganti che diventano sedute scultoree, palme soffici con noci di cocco luminose, sfere policrome e orologi a cucù, un quadro psichedelico che, anche questa volta, sarà composto da pezzi in edizione limitata nel numero e nel tempo. Disegnati da Atelier Biagetti e realizzati in collaborazione con Labseventy, network che mette insieme manifatture ad alto tasso di tecnologia e artigiani che possono integrarsi e interagire per creare pezzi straordinari, gli oggetti di Pet Therapy potranno essere personalizzati. «Ogni nostro oggetto è un concept che poi viene rieditato, ridisegnato e riadattato per quelle che sono le esigenze delle persone». Questa, spiegano, è anche la loro via alla sostenibilità, l'approccio consapevole che c'è dietro ogni collezione: non produrre in serie, ma con uno scopo, reagire a una richiesta precisa, quella del committente, com'è accaduto con Body Building 2 , collezione proposta solo virtualmente e prodotta on demand, in cui ogni oggetto è interamente ricoperto da una pelle dorata bioveg realizzata con il poliestere riciclato delle bottiglie di plastica.
Anche il gioco della manifattura è un elemento narrativo importante per Atelier Biagetti. Basta avvicinarsi agli oggetti che popolano il loro studio per rendersene conto, hanno livelli di lettura diversi che cambiano a seconda di come li si guarda, di quanto ci si avvicina, di come li si tocca. «Attraverso la manifattura si può giocare tra reale e virtuale», osservano. Da lontano la spalliera di Body Building è un oggetto piatto, quasi visto attraverso un monitor, ma quando ti avvicini i materiali e la cura con cui è stato realizzato cambiano questa visione.
Stessa cosa accade con il tavolo che ha per gambe il tornello del supermercato con dettagli in oro 24 carati, parte della collezione GOD dedicata all'ossessione per il denaro. «Nell'immaginario è un oggetto cheap, legato a luoghi di massa», spiega Biagetti. «Però è d'oro e fa parte di un progetto che si chiama GOD, dio. È un lavoro su come il nostro cervello ricostruisca ciò che l'occhio vede all'interno di codici prestabiliti, una membrana che ci impedisce spesso di vedere che cosa accade realmente. Il nostro lavoro è proprio questo: capire come cambiano i nostri sguardi. Quando si parla di materiale ci piace cogliere le sfide». Tra le più interessanti la libreria creata sempre per GOD. All'apparenza leggerissima, pesa 600 chili, realizzata con un metacrilato acqua pesantissimo, lo stesso materiale impiegato per il leggio che il Papa utilizza all'Angelus.
Ogni collezione, ogni progetto lavora su sistemi complessi e, forse anche per questo, le collaborazioni dello studio con le aziende sono poche e selezionate. «I brand con cui abbiamo lavorato avevano tutti bisogno di una storia, erano tutti consci del fatto che il prodotto in sé non basta più. Così è stato per le sedute di Disco Gufram, per il tavolo Anemona, Objet Nomade per Louis Vuitton, con cui abbiamo portato la natura nello spazio domestico, così per i lavori legati a un'idea di paesaggio e natura immersiva creati per Memphis». Ancora una volta, si tratta di oggetti dotati di funzionalità espressiva, pronti a suggerire nuove possibilità d'interazione con lo spazio fisico e con quello psichico, attori in quel teatro fantastico che è il design per il duo creativo.
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