Per la cannabis in Italia un giro d’affari potenziale di 30 miliardi
Le stime includono il settore medico e quello sanitario, a dieci anni
di Alessio Romeo
3' di lettura
L'Italia scopre il business della cannabis, fino a ieri vietata e oggi legalizzata (con contenuto minimo di Thc) dopo una lunga fase di incertezza. Rimasta fuori dal grande business globale legato alla progressiva liberalizzazione degli ultimi anni, a partire dai paesi del Nord America dove gli investimenti hanno raggiunto cifre miliardarie in anticipo di qualche anno sulla normativa e anzi condizionandola in modo decisivo successivamente, la coltivazione di canapa in Italia sta comunque vivendo un rilancio legato al riordino della normativa. Con un indotto economico non indifferente e soprattutto prospettive di crescita in settori che vanno ben oltre la semplice “cannabis light” e spaziano dalla cosmesi alla farmaceutica al tessile fino alla bioedilizia.
L'emendamento alla manovra, che chiarisce dopo alcuni anni di confusione i criteri per la commercializzazione, apre ora nuove prospettive di investimento. A Roma è stata costituita la prima associazione “cannabis light” che rappresenta oltre 2mila punti vendita e un fatturato di oltre 6,5 milioni per tutelare produttori, distributori e piccoli negozi. E se per la parte agricola il giro d'affari è di circa 40 milioni, sul valore finale del mercato italiano, considerando tutti i possibili usi e l'indotto, le stime oscillano tra i 7,3 e i 30 miliardi potenziali nel giro dei prossimi dieci anni – secondo una ricerca della società londinese Prohibition Partners aggiornata al primo trimestre 2019 –, equamente divisi come provenienza tra settore medico-farmaceutico e uso ricreativo.
Cifre enormi confermate da Canapar, una Srl nata nel 2018 in Sicilia finanziata con 17 milioni di euro da una cordata di investitori canadesi guidata da Canopy Rivers, la principale venture capital del settore a livello globale quotata al Tsx, il Toronto Stock Exchange. «A oggi il mercato è molto variegato – spiega Sergio Martines, Ceo di Canapar - con la differenza principale che riguarda la canapa terapeutica e l'utilizzo industriale. Questo a sua volta tocca svariati settori, tra i quali i più importanti sono la cosmetica, l'alimentare, la bioedilizia e il tessile. Ognuno di questi macrosettori genera poi un indotto con i rispettivi sottoprodotti in un'ottica di economia circolare. Con l'adozione dell'emendamento che legittima per la prima volta la produzione industriale di cannabidiolo, l'Italia potrà giocare in questo contesto un ruolo chiave, attirando nuovi investimenti o facilitando l'ingresso di ulteriori capitali esteri».
Una valutazione attendibile a livello Ue è quella dell'Associazione europea canapa industriale (Eiha), secondo la quale sul mercato europeo il valore del Cbd (la sostanza nota anche come “cannabis light” ma non psicoattiva) per uso farmaceutico è attualmente di circa 2 miliardi.
In Italia, seppur in vorticosa crescita, gli ordini di grandezza di partenza sono in ogni caso ancora molto ridotti in valori assoluti: i terreni coltivati nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte, riporta la Coldiretti, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila del 2018, con investimenti concentrati nelle campagne di Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna ma anche Piemonte, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Valori lontani dai circa 100mila ettari degli anni '40 che facevano dell'Italia il secondo maggior produttore mondiale dopo l'Urss, prima che fibre sintetiche e illegalità legata agli stupefacenti determinassero l'abbandono di fatto della coltivazione. Oggi dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali sia per l'abbigliamento che per l'arredamento, ma anche eco-mattoni per la bioedilizia e pellet per il riscaldamento.
A livello globale il principale mercato restano gli Usa (seguiti dal Canada), dove il settore è stato recente protagonista anche di una bolla finanziaria cha ha coinvolto nel 2018 i principali titoli legati alla cannabis. Seguita come sempre da una disillusione e relativo ritracciamento dei titoli, che restano comunque tra quelli con le migliori prospettive di crescita nel medio termine. Per l'Italia mancano ancora un indice e stime attendibili cui fare affidamento, ma la certezza del quadro normativo di riferimento può ora rilanciare un settore rimasto fino a oggi a metà strada tra innovazione e illegalità.
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