Per la corsa all’idrogeno la filiera parte da Cremona
Dalla produzione alla mobilità in regione si stanno attivando network che comprendono istituti di ricerca e aziende che si sono riconvertite
di Sara Deganello
4' di lettura
C’è una nuova filiera dell’idrogeno in Lombardia, riconosciuta dalla regione, per sviluppare ricerca, produzione e gestione delle tecnologie dell’elettrolisi e dei componenti della catena tecnologica sul territorio. Capofila è la H2 Energy, azienda che progetta e realizza impianti di elettrolisi per idrogeno verde, e il cluster comprende altre 35 realtà, tra imprese e istituti di ricerca, tra cui il Politecnico e l’Università di Milano e l’Università di Brescia. L’obiettivo è il near-shoring di fornitura, manutenzione e supporto gestionale della tecnologia, per attuare le misure 12 (sviluppo della filiera dell’idrogeno) e 13 (sviluppo delle filiere produttive lombarde per la transizione energetica), previste nel Piano Regionale Energia Ambiente (Preac) 2030.
«È fondamentale in questo momento fare rete, unire le competenze e crescere insieme per sostenere la transizione energetica e l’applicazione delle misure del Pnrr», commenta Paolo Carrera, direttore generale di H2 Energy: «Noi siamo nati proprio con la logica di produrre un idrogeno italiano e per aggregare le competenze e i capitali. Infatti da tre soci fondatori che sono stati pionieri in questo settore, oggi siamo sostenuti da una nutrita cordata di soci industriali. Sappiamo quindi che l’ecosistema idrogeno italiano va incoraggiato e siamo entusiasti di fare da capofila per la Lombardia perché la logica delle filiere che si stanno sviluppando sui territori promossa dalle regioni è una chiave per incentivare lo sviluppo, per riconvertire sistemi industriali, valorizzare il capitale umano, la ricerca, la proprietà intellettuale e la produzione di un idrogeno italiano».
«Siamo un’azienda lombarda, con sedi in provincia di Cremona, Milano, Brescia. E abbiamo un network molto forte nella regione: Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza hanno importantissime aziende di componentistica meccanica che magari vengono da esperienze energetiche convertite», aggiunge Carrera. L’azienda ha i laboratori di R&S a Pizzighettone (Cremona) dove ha sviluppato la propria macchina di elettrolisi, certificata quest’anno, per produrre idrogeno con potenza da 1 MW a stack unico con tecnologia Pem (attraverso elettrolizzatori a membrana a scambio protonico).
Ora ha cominciato a chiudere contratti per la sua commercializzazione. «L’azienda ha tre anni e la prima macchina è stata venduta adesso. Secondo il business plan presentato dai soci, lo scenario al 2024 prevede 15 milioni di fatturato che sarà poi triplicato nel 2025. Abbiamo già acquisito 15 MW di stack, cuore della macchina, al cui interno avviene l’elettrolisi. Uno dei nostri obiettivi per il 2024 è avere un sito di produzione di elettrolizzatori: lo stiamo cercando in Lombardia», spiega sempre Carrera: «L’altra cosa che vorremmo fare è sviluppare una tecnologia proprietaria, con time to market di due anni e brevetto depositato».
La corsa all’idrogeno è partita: «Il Pnrr ha dato e dà una grossa mano. Il mercato esploderà, è solo un tema di quando. Abbiamo preso parte al bando per l’investimento 3.1 (produzione di idrogeno in aree industriali dismesse: Hydrogen Valley) e il 3.2 (utilizzo idrogeno in settori hard to abate). Stiamo inoltre partecipando a iniziative sulla mobilità ferroviaria co-finanziate dal Pnrr. Al momento stiamo lavorando in Lombardia, Campania, Calabria e presto usciranno altri bandi di idrogenazione delle linee elettriche», racconta Carrera. Secondo l’ultimo workshop annuale dell’Osservatorio H2 verde Agici-Fichtner, sono 1,14 miliardi di euro i fondi allocati con il Pnrr nel 2023 per l’idrogeno (sugli oltre 3 previsti): hanno contribuito a incrementare del 93% rispetto al 2022 le iniziative nel settore, che ha comunque bisogno di incentivi soprattutto per abbattere i costi operativi.
«Sono uscite anche aste europee per questo, daranno un contributo per 10 anni per ogni kg di idrogeno prodotto, un sussidio che deriva dai fondi delle quote del sistema Ets per la compensazione delle emissioni di CO2: sono 6-700 milioni e l’anno prossimo saranno il doppio», ricorda il direttore generale di H2 Energy indicando per l’azienda anche un altro obiettivo: «Stiamo parlando con diversi partner perché accanto alla vendita degli elettrolizzatori vorremmo fare anche i produttori di idrogeno. Per partecipare a queste aste, in particolare nella mobilità a idrogeno per il traffico pensante e nelle tecnologie che consentiranno alle aziende dell’idrogeno grigio di fare il salto verso il verde».
Il network dell’idrogeno promosso da H2 Energy in Lombardia è la prova di un crescente interesse per il settore che con l’iniziativa della manifestazione di interesse per lo sviluppo delle filiere e degli ecosistemi industriali, la regione ha intercettato. Nella lista dei 45 riconosciuti finora c’è il cluster riunito attorno a Ferlina – che comprende anche la municipalizzata Brescia Mobilità – per realizzare una catena di produzione e utilizzo di idrogeno verde per i trasporti di Brescia, con una prima fase sperimentale che prevede la creazione di un impianto pilota e la sua sperimentazione su almeno due autobus ad idrogeno. C’è quello che fa capo a Vehicle Engineering & Design per realizzare veicoli dimostrativi a idrogeno. C’è la sperimentazione nella produzione di idrogeno verde ed energia elettrica attraverso il recupero delle polveri di alluminio derivate dal processo della pressofusione, coordinato da Metalpres Donati.
Infine, c’è il progetto di Edison Next, insieme ad altri partner, per realizzare un impianto di produzione di idrogeno verde per una stazione di rifornimento di idrometano, miscela composta da metano e idrogeno fino al 30%.
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