«Per far decollare il 5G servono nuovi modelli più remunerativi e forme di incentivazione»
Stefano da Empoli, presidente e fondatore di I-Com, fa il punto sullo sviluppo del 5G in Italia. La domanda è «molto bassa sul fronte consumer e imprese»
di Simona Rossitto
I punti chiave
3' di lettura
IIl 5G è in ritardo, la domanda «è ancora molto bassa, sul fronte consumer e sul fronte aziendale», passano i mesi e la nuova tecnologia non decolla, soprattutto sul versante delle applicazioni. Come rimediare? Secondo Stefano da Empoli, presidente e fondatore di I-Com (Istituto per la competitività) «la strada maestra passa da modelli di business diversi, remunerativi per gli operatori e in grado di funzionare. Il mercato, d’altronde, si basa sulla volontà di comprare servizi che vengono offerti. E nel caso del 5G c’è stata sicuramente una mancata percezione da parte della domanda dei possibili benefici».
«In Italia non c’è il vero 5G, i clienti non sono soddisfatti»
In Italia non siamo ancora arrivati allo sviluppo del vero 5G, basato su reti stand alone. Siamo davanti a un «4G potenziato, un 4.5 G. I ritardi sono imputabili anche alle stesse imprese, o almeno a parte di esse, che da un lato attendono che la domanda si sviluppi, dall’altro si trovano a fronteggiare degli evidenti ostacoli difficili da sormontare, come dimostra la polemica sull’ innalzamento dei limiti elettromagnetismo per facilitare l’infrastrutturazione sull’intero territorio». «Alcune aziende di tlc– spiega - vendono connessione 5G che non è reale, questo deprezza il valore del vero 5G. E i clienti non sono soddisfatti.
«Anche la domanda delle aziende non decolla, guardare a nuove modalità di acquisto»
Anche la domanda che dovrebbe essere più lucrativa, ovvero quella delle aziende, stenta a decollare; in questo caso, probabilmente, «per una mancata piena percezione dei benefici. In più la dimensione media delle aziende italiane non aiuta. Nonostante le difficoltà, quello delle imprese resta, comunque, il target principale sul quale lavorare». Un campo su cui poter agire per dare una spinta alle imprese che vogliono comprare tecnologia 5G, è quello delle modalità di acquisto. «Si dovrebbe instaurare un rapporto diverso tra fornitori di tecnologia 5G e aziende che la comprano. Nei distretti industriali si può, ad esempio, immaginare un interesse comune da parte di aziende che vi operano. In questa maniera, acquistando assieme la tecnologia, anche le aziende piccole o medio piccole possono permettersi servizi che hanno un costo, altrimenti, per loro insostenibile. Con le imprese di dimensione maggiore, invece, ci sono tante altre possibilità». In ogni caso, secondo da Empoli, occorre pensare a qualche forma di incentivo, «non sul servizio ma sugli investimenti necessari in termini di infrastrutture di connettività. Si potrebbe ad esempio usare i fondi Transizione 4.0, all’interno della revisione del Pnrr in via di approvazione, che hanno il vantaggio di avere una data certa entro la quale vanno necessariamente spese le risorse». Un’altra strada potrebbe essere quella di immaginare delle bande dedicate ad alcune tipologie di aziende che «hanno bisogni specifici; anche questo potrebbe essere un ulteriore elemento su cui riflettere».
«Occorre innalzare i limiti elettromagnetici e serve una killer application»
Un’ulteriore spinta potrebbe arrivare dallo sviluppo del 5G dall’innalzamento dei limiti dell’elettromagnetismo, richiesto all’unisono dagli operatori. Probabilmente servirebbe anche una killer application, che faccia da volano per lo sviluppo del 5G. «Un discorso – spiega il presidente – che si sente da molti anni per le reti ad alta connettività. Si diceva che la killer application per la fibra sarebbe stata la visione delle partite di calcio sul digtale, ma lo è stato molto meno di quanto si aspettassero alcune imprese che hanno acquisito i diritti tv pensando a questo tipo di business. Certamente, sarebbe meglio avere una killer application, ma l’esperienza dimostra che di fatto al momento non si è trovata. In ambito industriale probabilmente la possibilità di scaricare localmente presso le sedi produttive grandi quantità di dati per applicazioni IoT e AI può diventare la killer application. Occorre provarci».
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