Per i farmaci made in Italy produzione ai massimi storici
di Roberto Turno
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La produzione che taglia il traguardo storico di 30 miliardi di valore con una crescita del 2,3% in un anno, il super export che balza a 21 miliardi (il 71% della produzione) con un’impennata del 52% dal 2010, l’occupazione che cresce di 6mila unita (+9%), gli investimenti che toccano i 2,7 miliardi con un +20% in tre anni. L’industria del farmaco made in Italy macina nuovi record e archivia un 2016 da primato assoluto. Mentre il 2017 promette altri exploit: da gennaio ad aprile la produzione è salita del 4,7%, l’export del 14% e l’occupazione del 2,7%.
L’assemblea di Farmindustria di ieri è stata l’occasione per le industrie farmaceutiche che operano in Italia di mettere in vetrina la potenza di fuoco del settore e di rivendicare un ruolo da protagonista nell’innovazione industriale 4.0 che sta rivoluzionando profondamente l’industria della salute anche nel nostro Paese. Tanto che, sulla scorta delle cure personalizzate e “intelligenti”, nel mondo del pharma è in arrivo una vera e propria rivoluzione. Con le imprese che diventeranno «solution companies» per offrire soluzioni integrate con una convergenza fortissima tra pharma e Ict: dai farmaci che liberano il principio attivo quando serve nel corso di un mese, alla misurazione del glucosio tramite lenti a contatto dotate di biosensori connessi con una app. La sfida digitale, insomma, sempre più entrerà nel modo di produrre i farmaci, e naturalmente nella vita degli assistiti.
Saranno imprese sempre più human centred, è il futuro previsto per il settore. È tempo di grandi sfide, ha rilanciato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi: «Per vincerle, l’industria farmaceutica chiede un nuovo Patto con le istituzioni per rafforzare quello siglato 4 anni fa che ha portato nel nostro Paese investimenti, ricerca e occupazione». Un accordo vincente che il Pharma d’Italia chiede ora di rivedere alla luce della velocissima rivoluzione digitale e della medicina personalizzata. «Oggi l’industria farmaceutica è, a detta di tutti, un asset strategico del Paese», rivendica il presidente di Farmindustria. Non senza alzare ancora il tiro: «Manca l’ultimo miglio per arrivare a una nuova governance. Da percorrere insieme di istituzioni, pazienti e medici».
L’obiettivo dichiarato - condiviso sempre ieri dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin - è quella riforma della governance a cominciare dalla regole sul payback, ma non solo, che in questi anni è stata la vera promessa mancata in una sorta di partita a scacchi tra Governo e regioni. Le richieste di Farmindustria le ha ribadite Scaccabarozzi: «Serve - ha detto - un finanziamento adeguato alla domanda di salute, con risorse ad hoc per i farmaci innovativi, il superamento dei tetti di spesa, a partire da quella per gli acquisti diretti, l’uniformità delle politiche sanitarie su tutto il territorio con un migliore accesso alle cure, senza differenze regionali».
Il federalismo delle cure è infatti considerato una minaccia sia per gli assistiti che per le imprese, costrette in un puzzle di regole diverse da una regione all’altra. Mentre la spesa pubblica pro-capite vale in Italia 80 centesimi al giorno per ogni cittadino, il 29% in meno della media Ue, e i prezzi sono mediamente più bassi del 15% rispetto ai nostri grandi competitor europei. Eppure la farmaceutica d’Italia è da primato.
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