Le produzioni saltate

Per fronteggiare lo stop ai film si confida anche nel tax credit

Rischiano di saltare le produzioni straniere che avevano scelto come set il nostro Paese. Il bonus cinema più flessibile aiuterebbe

di Eugenio Bruno e Antonello Cherchi

Sale chiuse, ondata film direttamente in digitale

3' di lettura

A Venezia era tutto pronto per lo sbarco di Tom Cruise. Il divo americano era atteso in Laguna a fine febbraio per girare il settimo episodio di Mission impossible (intitolato Lybra) e da lì, a metà marzo, si sarebbe dovuto spostare a Roma per proseguire le riprese nella Città eterna. Ma l’epidemia di Covid-19 che attanaglia l’Italia da oltre un mese ha bloccato tutti i set. Risultato: le scene che la Paramount aveva scelto di girare in Italia sono state rinviate a data da destinarsi.

Soldi che se ne vanno
Ammesso che prima o poi si riesca a realizzarle, visto l’inevitabile ingolfamento di date, disponibilità e agende che si verrà a creare, in primis tra gli attori, a emergenza finita. Viceversa non farcela significherebbe, per il nostro Paese, rinunciare all’investimento di 50 milioni della major hollywoodiana. A cui rischiano di aggiungersi i 30 milioni messi in cantiere invece da Netflix per le location italiane (divise tra i dintorni della capitale e la Sardegna) di Red Notice, l’action movie con Ryan Reynolds e Dwayne Johnson che rappresenta la più grossa produzione di sempre del colosso dello streaming.

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Questi due esempi bastano forse a spiegare il “danno nel danno” che il coronavirus rischia di generare da noi alla voce cinema di casa nostra. Nella consapevolezza però che la lista di appuntamenti spostati/saltati/annullati è molto più lunga.

I SET CINEMATOGRAFICI SALTATI

Impatto sulle produzioni straniere in Italia

I SET CINEMATOGRAFICI SALTATI

I film in bilico
L’elenco delle produzioni straniere che avevano in programma di utilizzare il Belpaese come set include innanzitutto un plotoncino di lungometraggi. Qui, accanto ai due blockbuster citati prima, compaiono altri quattro titoli in preparazione - Scallop della Disney, che da maggio doveva sbarcare in Sardegna, i due giapponesi Wisper of the heart e Watashi wo kuitomete, che avevano scelto Roma, e il coreano Kidnapped, atteso sul lago di Como - e un quinto (l’italiano Si muore solo da vivi prodotto da K+) già in fase di post-produzione/distribuzione.

Le altre produzioni a rischio
Non c’è solo il cinema nell’elenco di investimenti cinematografici stranieri bloccati dalla crisi. Del gruppo fanno parte anche alcune serie Tv (ad esempio Domina di Sky che era ambientata nell’antica Roma e vedeva il Liam Cunningham del Trono di spade accanto a Kasia Smutniak), film per la tv, reality, documentari e spot commerciale.

Per un totale di 101 giorni di riprese saltate e 1.800 lavoratori fissi coinvolti. A cui si aggiungono le 16mila maestranze giornaliere (anche generiche) che avrebbero trovato un impiego. Nel complesso - è la stima dei produttori - a causa del coronavirus sono andate in fumo oltre 125mila giornate contributive.

La possibile via d’uscita
Una possibile soluzione la suggerisce Gian Marco Committeri, socio dello studio Alonzo Committeri & Partner e della società di consulenza specializzata Smart Consulting. E porta all’utilizzo del tax credit: «La congiuntura straordinaria - spiega - potrebbe condurre ad un approccio più “morbido” almeno su due aspetti significativi: primo, l’applicazione del nuovo decreto in corso di definizione soltanto alle opere che nel 2019 non avevano realizzato una parte significativa delle riprese, riservando alle altre l’applicazione delle regole precedenti più favorevoli; secondo, riconoscere il beneficio anche ai film stranieri che hanno dovuto cancellare le produzioni in Italia a causa dell’emergenza sanitaria ma che hanno comunque sostenuto spese nel nostro territorio senza poter ultimare le riprese».

Sempre a proposito di tax credit, Committeri dà atto alla direzione generale Cinema del Mibact «di aver liberato in questi giorni risorse per circa 63 milioni evadendo oltre mille richieste del 2019», ma ricorda che «il settore ha necessità che si riapra una nuova “finestra” che potrebbe liberare risorse per circa 50-60 milioni di euro, quanto mai utili in questa fase di sostanziale stop dell’attività». Una boccata d’ossigeno che ora risulterebbe quanto mai necessaria.

Per approfondire:
Una mostra, un concerto o un film? Le Fondazioni portano lo spettacolo sul web
Cinema, il coronavirus fa crollare gli incassi. E i film rinviano le uscite

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