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Per Halloween (e non solo) un fine settimana nella Chioggia dell’occulto

La Piccola Venezia, ricca di aspetti esoterici, organizza il Festival Spettacoli di Mistero che culmina la notte del 31 ottobre. Ma vale sempre un viaggio

di Evelina Marchesini

6' di lettura

Chioggia città di cultura, di fascino e di mistero. Sono tanti i racconti popolari che riguardano gli aspetti più esoterici della Piccola Venezia, che la circondano con un'aura di magia e di non detto. Immaginate i ponti sui canali, riflessi a specchio sull'acqua a creare ovali ondeggianti tra le nebbie e i colori ocra e rossi. Immaginate di trovarvi proiettati indietro nel tempo, all'epoca dell'Inquisizione, quando qualsiasi cosa non avesse una spiegazione religiosa veniva bollata come maleficio ed opera di fatucchiere.

Ebbene, Chioggia ha diverse leggende da raccontare, sospese tra storia e credenza, di sicuro effetto per un weekend all'insegna della cultura e della curiosità, con quel tocco di oscuro che riporta ai giorni dei morti e alla notte delle streghe.

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Il Festival del mistero

Un'occasione per viverla è il Festival Spettacoli di Mistero, percorsi tra calli e piazze del centro storico che culminano con Chioggia e le streghe nella notte del 31 ottobre, evento organizzato da Pro Loco Chioggia e Sottomarina Aps. «L'itinerario ha inizio dal “Sagraeto”, caratterizzato dalla bellissima balaustra in pietra d'Istria dove è collocata la statua della Madonna del Refugium Peccatorum e dalle statue, oggi prive di testa, che adornano il parapetto _ spiega Silvia Vianello, presidente del Consorzio di promozione turistica Chioggia SI (info&chioggiavenezia.com), che raggruppa diversi rappresentanti del mondo turistico locale _. Partendo da questo punto verrà raccontata la storia popolare denominata “del latte e le mosche” che spiega per quale motivo le statue siano mozzate».

Dalla suggestiva corte ci si dirige poi verso campo Duomo e ai piedi dell'alto campanile della cattedrale verrà narrata la raccapricciante storia del “gatto e la zampa mozzata”.

Un’immagine medievale

Chioggia ha da molto tempo la fama di città del mistero. Così ci sospingono a immaginarla. Siamo in calle Cipolla, nella zona sudovest del centro storico, area densamente popolata nel passato, soprattutto da pescatori e famosa per i suoi portici e un'immagine votiva che la caratterizza. Qui, nei tempi del Medioevo, le donne se ne stavano usualmente sulle porte di casa dentro ai campielli a tessere le reti da pesca che sarebbero poi serviti ai loro mariti.

Affinchè le reti durassero più a lungo, c'era bisogno della cosiddetta “intenta”, cioè un trattamento speciale che desse loro resistenza e longevità. Le reti venivano così immerse in un bagno caldo fumante con l'aggiunta di aghi di pino e altre erbe aromatiche. Visto con l'occhio dell'Inquisizione qualcuno pensò che si trattasse di un “sabba”: immaginiamo queste donne, poco curate, mogli di pescatori, vestite di scuro, armeggiare nella nebbia e nell'oscurità intorno a pentoloni fumanti, con il contorno di bambini ma anche di gatti che gironzolavano speranzosi di un boccone. Nella tradizione popolare il gatto è una strega e si introduce nelle case per portare via gli infanti…

La casa delle streghe

La casa delle streghe

Immaginate ora di camminare in questa piccola e bellissima Venezia, con le sue calli e di trovarvi davanti una casa fatiscente, che sembra cadere letteralmente a pezzi, con un grande cartello di “Vendesi” (lì da molto molto tempo). Al primo piano ci sono una porta finestra ovalata che dà su piccolo balcone e due finestre a ogni lato, tutto cupo, sprangato, legno scuro e mattoni mangiati dall'umidità. Ma di sopra, in quello che sembra essere un abbaino, ecco altre due finestre, anch'esse chiuse, che sembrano fare la guardia a una nicchia, retta da due piccole semicolonne con capitelli a fogliame: dentro, una Madonna, una Vergine a mezza figura che sorregge alla sua sinistra il Bambino vestito.

È la Madonna di Ponte Scarpa e la casa viene detta delle Streghe. Narra la leggenda che i primi proprietari dell'abitazione (la casa era dei vecchi fratelli Boscolo Bisi, passata poi ai fratelli Battagini, poi ai fratelli Ballarini Stilli e poi al signor Vianello Attilio Pellestrinotto) andarono a teatro e incaricarono la domestica di aspettarli sveglia. La donna, finiti i lavori di casa, si mise a mangiare semi di zucca per passare il tempo ed ecco che comparve un gatto.

Bonariamente la donna disse al gatto: “vustu magnare le seme co' mi ?”. Il gatto le rispose: “damene, che te farò compagnia”. La donna, sbigottita da un gatto parlante, disse: “sestu un gato, xel demonio o un'anema?” e fece per prendere un palo di legno e colpirlo , ma il gatto, visto il pericolo, si dette alla fuga. Le finestre e la porta, però, erano chiuse e non c'era via d'uscita per il gatto. Allora questi si buttò contro la parete e con la testa fece un buco da cui scappò. I padroni, in ricordo del fatto, fecero costruire la nicchia con i capitelli, secondo quanto narravano i vecchi dell'Ottocento.

La Laguna nel piatto

A proposito di gatti, un'esperienza davvero chioggiotta è il ristorante El Gato, ritenuto dai locali il miglior posto in cui mangiare. Il “piccolo bollito di pesce della tradizione lagunare” è in realtà un tripudio di sapori di mare locali, comprende le classiche tipologie cotte al vapore ma anche piccoli assaggi delle preparazioni più tipiche della cucina veneta di mare: seppie in nero con la polenta gialla, sarde in saor, baccalà e ricette stagionali, perché si sa, mangiare bene è cultura. Tutto comunque è ispirato alla laguna, «perché in una città di pescatori c'è sempre qualcosa da sfilettare, bollire e assaporare freschissimo».

L’altra leggenda della strega

Volendo, c'è anche un'altra storia sulla casa della Strega. Narra che un tempo, tra queste mura, vivesse una strega e che questa di notte rapisse i bambini e qui li rinchiudesse, lasciando madri e padri a disperarsi. Ma venne il giorno in cui i vicini, volendo impedire che altri bambini scomparissero da casa, di notte le tesero una trappola, catturandola prima che potesse rientrare tra le mura sicure. Sulla facciata della casa c'era una nicchia e, temendo fosse il portale aperto sull'occulto attraverso il quale la strega potesse lanciare i suoi malefici, venne chiusa con un capitello, all'interno del quale sta ora la “Madonna con il Bambinello”.

I gioielli della Piccola Venezia

Chioggia, streghe e leggende a parte, viene definita la Piccola Venezia, ma è meno nota e quindi meno inflazionata della Serenissima, insomma una chicca tutta da vivere in un weekend, in qualsiasi stagione. Per cosa è famosa? Prima di tutto per due cose: la Torre dell'Orologio, con l'orologio funzionante più antico del mondo, e per Carlo Goldoni e le Baruffe chiozzotte, che ancora si mettono in scena, tra calli e campielli, in agosto, trasformando la città in un teatro all'aperto. Chioggia è la città dei ponti, delle acque ed è anche il set di tanti film ambientati a Venezia: difficile girare film nella Serenissima, così molti sono stati di fatto girati a Chioggia. Gli itinerari su cosa vedere a Chioggia sono facilmente reperibili, mi limito a citare la Cattedrale di Santa Maria, Palazzo Granaio, Ponte Vigo e da non perdere la Chiesa di San Domenico, che ospita il crocifisso omonimo, caro ai chioggiotti. La leggenda vuole che a trovare il crocifisso furono i pescatori della zona, i quali contribuirono alla diffusione dell'immagine riproducendola sulle vele e sulle prue, e distribuendola agli abitanti di Chioggia riprodotta su frammenti di legno presi dai relitti.

L'interno della chiesa è opera del Carpaccio, famosa la raffigurazione di San Paolo. Usciti dalla chiesa si cammina sotto i portici che costeggiano Canal Vena, sotto le arcate in pietra, godendosi lo spettacolo dei fondachi, con gli attracchi per le barche, la gente in strada, le calli strette e lunghe, e i panni stesi tra i palazzi, i negozi di verdura e le primizie del posto.

L’orologio funzionante più antico del mondo

La tappa su cui però voglio soffermarmi è la Torre dell'orologio. In realtà si chiama Torre di Sant'Andrea ed è un campanile di circa 30 metri, ma dal febbraio 1386 ospita l'orologio funzionante più antico al mondo, la cui paternità è attribuibile alla famiglia Dondi dall'Orologio (la città inglese di Salisbury ha rivendicato un orologio più antico, ma senza poterne documentare la data). Nella torre ha sede il Museo dell'Orologio, un'emozione tutta da vivere, in cui è possibile (la domenica mattina o su prenotazione, tel. 389.8986972) vedere in funzione l'antichissimo meccanismo, un'opera di meccanica di alta precisione.

La cosa ancor più interessante è che il Museo è mantenuto vivo e operativo da una squadra di incredibili personaggi, pensionati chioggiotti che arrivano dove né l'amministrazione pubblica né quella vescovile arrivano, perché se non fosse per loro la torre sarebbe probabilmente in rovina e sicuramente chiusa. «Siamo armati di tempo e passione _ mi spiega Renzo Marchesan, appassionato cicerone _ e su richiesta cerchiamo anche di recuperare gli stemmi della famiglia di chi ci visita».

Il museo è tutta una scoperta, con due piani di modellini dei palazzi di Chioggia, maestralmente creati da Angelo Carbonin (uno dei pensionati), fino ad arrivare alla magia: il piano in cui si trova il meccanismo originale, che i “guardiani dell'orologio” hanno fatto funzionare (e suonare) per me. Un'emozione unica.

Il mercato del pesce

Un altro posto da non perdere è il mercato ittico, uno dei più importanti d'Italia. Non solo è visitabile, ma in estate vengono anche organizzati tour notturni, alla scoperta dell'asta in cui si decide il prezzo del pesce e con l'assistenza di un biologo marino. Se ne occupa sempre il Consorzio Chioggia SI, che peraltro organizza anche itinerari specifici per bambini, visite alla casa di Carlo Goldoni, itinerari a piedi o in bicicletta, tour enogastronomici.

Diceva Carlo Goldoni, «Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere». Le iniziative del Consorzio e della città meritano di essere provate, per non restare anafalbeti di una città forse “minore” in fama, ma non in ricchezza culturale.

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