Esami da avvocato, il Ministero: «Avanti con gli orali in presenza. Rinvio per gli scritti»
Gli orali restano rinviabili per situazioni di criticità - Bonafede annuncia: «Sessione 2020 rinviata a primavera»
di Valeria Uva
4' di lettura
L’emergenza Covid rischia di bloccare per anni l’ accesso alla professione di avvocato.
Tra esami 2019 in ritardo e sessione 2020 rinviata, infatti, per un giovane laureato che ha concluso i dodici mesi di tirocinio dopo la laurea potrebbero volerci anche due o tre anni in più per conquistare l’agognata abilitazione. Mentre il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede annuncia su Facebook il rinvio della sessione del 2020, dal ministero della Giustizia arriva un salvagente per gli orali ancora da svolgere. Se infatti il Dpcm del 3 novembre 2020 ha sospeso dal 6 novembre “lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali ... e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni”, dalla Giustizia arriva una nota interpretativa secondo la quale lo stop sarebbe circoscritto alle sole prove scritte. E quindi - si legge nel testo - non si applica alle prove orali che potranno contnuare asvolgersi secondo le indicazioni già rese note dalla comissione centrale”. Indicazioni che prevedono come unica modalità lo svolgimento dell’orale in presenza. Nessuna apertura, quindi, verso la possibilità di svolgere da remoto gli orali . Tanto che la stessa nota ammette “laddove vi siano difficoltà nella composizione dei collegi” o in situazioni critiche di “differire ad altra data le sedute di esame già calendarizzate”. Rinvii possibili quindi per casi di Covid o anche senplicemente obblighi di quarantena di qualche commissario, peraltro già accaaduti. Del resto gli orali 2019 sono partiti già in ritardo e sono ancora in corso in molte città (Milano, Napoli e Roma, tra queste). Resta quindi il rischio di un percorso molto lungo di accesso per tantissimi giovani interessati: quasi 25mila a ogni sessione di abilitazione. Anche perché, appunto, Bonafede ha spiegato su Facebook che: “L'aggravamento della situazione sanitaria e la conseguente necessità di ridurre, quanto più possibile, le occasioni di diffusione del virus impongono il rinvio delle prove scritte degli esami d'avvocato, programmate per il 15-16-17 dicembre”.
«Di questo passo - calcola Federico Cazzaniga, membro del direttivo del Comitato per l’esame da avvocati (una delle associazioni sorte spontaneamente per fronteggiare il problema)- un giovane che ha terminato il praticantato nel 2019 potrebbe non avere accesso alla professione fino al 2023».
L’esame 2019
La sessione dello scorso anno aveva già subìto l’impatto della pandemia e viaggiava in ritardo. Prima il lockdown, arrivato nella fase di correzione degli scritti, poi il lento avvio degli orali. Che ora possono proseguire ma con il rischio di sospensione dietro l’angolo.
Il quadro cambia a seconda delle Corti d’appello: Milano è partita solo a fine settembre, Napoli ai primi d’ottobre. E qui e là i casi di quarantena o sospetto Covid hanno già messo in difficoltà più di una commissione. Perché gli aspiranti legali sono rimasti praticamente gli unici, tra le categorie ad accesso regolato da un esame di abilitazione, a conservare le modalità ordinarie di svolgimento delle prove: in presenza, sia per gli scritti nelle città sede di Corte d’appello, sia per gli orali. Mentre per altre 14 categorie (dai commercialisti agli ingegneri) anche la seconda sessione 2020 delle abilitazioni può partire senza sospensione perché si basa su una sola prova orale su tutte le materie da svolgersi a distanza.
L’unica soluzione - peraltro già auspicata dal Cnf - sarebbe quella di riconvertire subito gli orali restanti nella modalità a distanza, anche per evitare disparità di trattamento con gli aspiranti avvocati che li hanno già svolti. Ma i tempi sono molto stretti.
L’esame 2020
E’ arrivato dai social il 5 novembre l’annuncio di un rinvio anche per gli scritti 2020, programmati per il 15, 16 e 17 dicembre per l’aggravarsi della situazione sanitaria,
Il ministro non si è sbilanciato, per ora, a indicare una nuova data perché molte dipende propio dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria. Ma ha chiarito che “sembra ragionevole ipotizzare che la prova si possa tenere nella primavera del 2021”.ha fatto cennao
Quella che è già slittata è intanto una presa di posizione netta da parte del ministero della Giustizia sulla possibilità di cambiare le modalità delle prove: è stata rinviata a questa settimana infatti la risposta all’interrogazione parlamentare presentata da Cosimo Ferri (Italia Viva) che chiedeva al ministro delle Giustizia di valutare la strada della prova orale unica a distanza anche per gli avvocati, come già fatto per le altre professioni. «Ho percepito una certà difficoltà da parte del ministro a trovare una soluzione, ma potrei sbagliarmi», ha commentato Ferri, secondo il quale «un esame standard con le fiere piene di candidati è pericoloso, ma non si può neanche pensare a rinvii a date che nessuno allo stato può garantire».
Al Consiglio nazionale forense l’ipotesi del rinvio sembra il male minore: ufficialmente ventilata in un comunicato in cui di fatto l’Avvocatura lancia diverse proposte, tutte con l’obiettivo di mantenere in vita l’esame con le modalità tradizionali. Si suggerisce, ad esempio, la «correzione da remoto degli scritti», «la necessità di aumentare o meglio dislocare i locali per l’esame, da adibire non solo nelle Corti d’appello ma anche nelle sedi dei tribunali accorpate per provincia». Ma i giovani praticanti chiedono lo stesso trattamento dei “colleghi” di altre professioni: «Solo l’orale a distanza consentirebbe di evitare sovrapposizioni con la sessione 2019 e scongiurare assembramenti in quella del 2020», conclude Cazzaniga.
loading...