Per i penalisti difese anticipate e investimenti sul digitale
Valorizzati gli elementi di dubbio alla luce del canone sulla «ragionevole previsione di condanna». Chance dalle alternative al processo
di Valentina Maglione, Bianca Lucia Mazzei
3' di lettura
Modificare le strategie difensive anticipando gli elementi di difesa e puntando sul nuovo canone per cui i procedimenti non vanno avanti se non è possibile formulare una ragionevole previsione di condanna. Investire sulla tecnologia e saper valutare le chance offerte dall’ampliamento di istituti come la messa alla prova e dei riti alternativi e dalla nuova disciplina della giustizia riparativa. Sono questi i principali dossier su cui ragionano i legali, dopo il debutto, il 30 dicembre 2022, della riforma penale (decreto legislativo 150/2022).
«La riforma Cartabia ha mostrato coraggio ed ha introdotto innovazioni essenziali - dice Carlo Baccaredda Boy, titolare dello studio di Milano Baccaredda Boy specializzato in diritto penale dell’impresa -. Per gli avvocati diviene fondamentale anticipare gli elementi di difesa. Innanzitutto nell’udienza preliminare dove, se non c’è una ragionevole previsione di condanna, va emessa la sentenza di non luogo a procedere, ma anche in tutta la fase dell’udienza predibattimentale. Sarà, però, fondamentale vedere come verrà applicata questa nuova regola di giudizio della ragionevole previsione di condanna. Sembra, infatti, dalle prime applicazioni giurisprudenziali, che tale innovazione sia stata grandemente depotenziata con un’interpretazione che l’ha fatta coincidere con la regola di giudizio previgente». La riforma incide anche sul ruolo dell’avvocato. «Il fatto che la rinuncia all’appello porti a una riduzione della pena assegna agli avvocati un ruolo di informazione e assistenza molto delicato», osserva Baccaredda Boy.
L’intervento sul canone di giudizio è «una novità di grande impatto – conferma Riccardo Olivo, socio dello studio legale Vassalli Olivo e associati, con sedi a Roma e a Milano – che occorre far applicare. Per monitorare la situazione, le Camere penali stanno introducendo degli osservatori sul territorio». Peraltro, «un istituto simile – aggiunge – è stato previsto nella fase delle indagini preliminari, per cui il pubblico ministero presenta richiesta di archiviazione se gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna. Ci stiamo concentrando molto su questo aspetto, valorizzando tutti gli elementi di dubbio emersi nel corso delle indagini per evidenziare che non ci sono gli estremi per formulare la richiesta di rinvio a giudizio. La difesa, quindi, va organizzata da subito».
Dalle strategie difensive alle novità operative, per Olivo è cruciale la disciplina dei depositi, delle notifiche e delle comunicazioni digitali: «L’interazione con gli uffici è senz’altro diventata più rapida – ragiona –. Un obiettivo raggiunto grazie agli oneri di cui ci siamo fatti carico, in termini di aggiornamento delle risorse umane e di quelle informatiche dei nostri studi professionali».
«La riforma nasce dall’esigenza di rendere più efficiente il sistema e più rapidi i processi e, proprio in questa prospettiva – ragiona Luigi Isolabella, partner dello Studio legale Isolabella di Milano –, spinge verso il franco confronto con il fatto, senza fughe o manipolazioni. Si cerca di superare la figura del difensore che per definizione deve proclamare in modo meccanico l’innocenza del proprio assistito. Così, di fronte a un quadro di colpevolezza, è stata codificata la via della giustizia riparativa, che si compie quando l’autore si attiva per elaborare il proprio comportamento e farsi carico del danno causato, con benefici rilevanti per il processo e per lo stesso responsabile. L’incentivo a fare i conti con la sostanza, senza perdere tempo e credibilità nella negazione di responsabilità evidenti, costituisce in termini speculari la premessa per poter realmente esercitare una difesa piena, totale e profonda quando la responsabilità non c’è. Per affrontare il fatto, la riforma spinge perché si lavori sulle prove nel modo più rigoroso possibile già a partire dalle indagini preliminari. Puntano alla sostanza – continua Isolabella – anche le nuove norme sull’appello, che deve indicare i motivi in modo specifico e tassativo. Certamente la riforma richiede una maggior responsabilizzazione a tutti gli attori del processo».
Del fatto che l’avvocatura si muova in uno «scenario del tutto mutato» è convinto Andrea R. Castaldo, professore ordinario di diritto penale e titolare dello studio Castaldo Law Office (sedi a Napoli, Milano e Monaco di Baviera) secondo il quale «qualsiasi bilancio della riforma Cartabia è prematuro ma l’impatto sul mondo legale è certo». «Il penalista classico – spiega Castaldo – si basava sull’oratoria, sulla narrazione del fatto: oggi prevalgono la scrittura, la tecnicalità, il ricorso agli esperti, l’analisi dei precedenti». «La riforma punta a migliorare le performance della macchina giurisdizionale – continua Castaldo –. Il deposito digitale degli atti, la richiesta telematica di copie e di informazioni consentono un risparmio di tempo e di energie per l’avvocato e di costi per il cliente. L’udienza-filtro, se ben strutturata, dovrebbe permettere una selezione delle attività e nella stessa direzione vanno sia l’estensione della procedibilità a querela sia l’ampliamento dei riti alternativi». «Gli studi – conclude Castaldo – dovranno privilegiare la qualità alla quantità, investire in tecnologia, aprire all’intelligenza artificiale ed essere costantemente aggiornati».
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