Per il reddito di cittadinanza aperture dalla maggioranza ad un restyling ma intanto si stanziano nuovi fondi
Il pressing per un cambiamento di impostazione arriva dal Pd ma la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) non sembra pensarla allo stesso modo anzi è convinta che non serva alcuna modifica d’impostazione. E la legge di Bilancio ha incrementato di 4 miliardi la dote del Rdc per il periodo dal 2021 al 2029
di Giorgio Pogliotti
3' di lettura
Nel governo crescono le pressioni per una revisione del reddito di cittadinanza. Nel mirino il mancato collegamento con le politiche attive del lavoro, che rappresentano l’anello debole della misura servita soprattutto a fornire assistenza economica a 3,1 milioni di persone. Il Pd e una parte del M5S hanno aperto alla possibilità di superare il carattere “ibrido” del Rdc, separando la lotta alla povertà dal sostegno all’occupabilità. Del resto la coesistenza di due obiettivi così distinti sin dal principio è stato oggetto di polemiche.
A fine settembre era stato il premier Giuseppe Conte a sottolineare come «il progetto di inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora indietro». Poi, nei giorni scorsi un’importante presa di posizione è stata espressa dal ministro Luigi Di Maio che, da ministro del welfare e dello sviluppo economico del precedente governo giallo verde può essere considerato il “padre” politico del Rdc. Ebbene per Di Maio è «opportuno ripensare alcuni meccanismi, separando nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione».
Pressing del Pd per un ritorno al Rei rafforzato
Il pressing per un cambiamento di impostazione arriva dal Pd, non a caso la presidente della commissione Lavoro della Camera, Debora Serracchiani si è affrettata a commentare: è un «bene che si apra una discussione», il Reddito di cittadinanza «non funziona perché una cosa è la lotta sacrosanta alla povertà e al disagio, altra cosa sono le politiche attive del lavoro».Per Serracchiani «sarebbe assai più' efficace se fosse gestito con il maggior coinvolgimento dei sindaci e del Terzo settore, perché' sono coloro che conoscono nel dettaglio ogni caso della propria città e territorio. Vanno invece sganciate e finanziate direttamente e specificatamente le misure attive per la formazione e l'occupazione di chi cerca lavoro per la prima volta e di chi ha perso lavoro e trova difficoltà' a reinserirsi». Insomma un ritorno al Rei, il reddito di inclusione, in chiave rafforzata, e in parallelo l’avvio delle politiche attive.
Per il ministro Catalfo non servono modifiche di impostazione
Ma dal ministero del Lavoro, la titolare Nunzia Catalfo (M5S) non sembra pensarla allo stesso modo, è convinta che non serva alcuna modifica d’impostazione, piuttosto bisogna lavorare sul rafforzamento dei servizi territoriali per centrare gli obiettivi fissati. Il ministro punta ad avviare il prossimo anno un piano nazionale sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione che coinvolga lavoratori e disoccupati, per recuperare i ritardi fin qui accumulati.
E il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che da consulente del ministro Di Maio, è stato l’ideatore della misura, proprio ai microfoni di Radio 24 a fine novembre ha lanciato un monito: «Se non avessimo avuto il Reddito di cittadinanza, 3,1 milioni di persone sarebbero sul lastrico», ammettendo che «c'e' qualcosa da migliorare sul lato delle politiche attive, ma questo non può' essere un anno di test perché' il Paese è fermo».
In legge di Bilancio si rafforza il Reddito di cittadinanza
Al di là delle dichiarazioni dei politici contano i fatti. Nonostante le polemiche un disegno organico di riforma ancora non ha visto la luce. Anzi, la legge di Bilancio ha incrementato di 4 miliardi la dote del reddito di cittadinanza per il periodo compreso dal 2021 al 2029, in aggiunta alle risorse assegnate dalla legge istitutiva (7,3 miliardi per il 2021 e 7,2 miliardi dal 2022). E se in manovra non ci sono risorse per i 2.742 navigator, il cui contratto di collaborazione con una retribuzione lorda annua di 27.338 euro (più 300 euro di rimborsi forfettari mensili) è in scadenza a fine aprile, alcuni emendamenti del M5S ne propongono la proroga a tutto il 2021, spingendosi fino al 2022.
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