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Per rendere attrattiva la Pa le buste paga da sole non bastano

Il settore pubblico deve diventare un luogo dove vale la pena di lavorare, non un ripiego

di Giovanni Valotti e Marta Barbieri

(Adobe Stock)

3' di lettura

Il grido d’allarme è stato lanciato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini: il settore pubblico fa fatica ad attrarre le persone che servono, molti concorsi pubblici non riescono a coprire i posti disponibili. Il caso citato dal ministro riguarda le motorizzazioni, ma il problema è molto più ampio e generalizzato. Gli ospedali faticano a trovare medici e infermieri, il 95% dei candidati al concorso per l’accesso alla magistratura non ha superato la prova scritta, così come il 90% dei candidati al concorso per la scuola, per arrivare infine ai 223 vincitori di concorso per vigili urbani a Roma a fronte di oltre 38mila candidature e, soprattutto, di 500 posti disponibili.

Eppure le riforme lanciate dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta scommettono proprio sul ricambio generazionale e sulla riqualificazione del personale in servizio nella pubblica amministrazione. Va in questa direzione la riforma dei concorsi pubblici, semplificati nelle procedure e svecchiati nelle metodologie, così come la messa a regime del portale InPA, uno strumento di incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore pubblico che finalmente ci allinea alle migliori esperienza internazionali.

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Ma, evidentemente, questo non basta. C’è un problema più generale di attrattività della pubblica amministrazione, in particolare per le figure più brillanti e qualificate. Fino al punto che, non appena ne hanno l’occasione, sempre più dipendenti in servizio decidono di lasciare l’impiego pubblico per intraprendere nuove avventure professionali.

Eppure i prossimi anni saranno decisivi per il futuro del settore pubblico. Dopo anni di blocco del turnover, procedendo al ritmo di almeno 100mila assunzioni all’anno si potrà davvero cambiare la faccia della nostra pubblica amministrazione. Purché si trovino le persone giuste. Non è questo il caso dei concorsi deserti e nemmeno quello dei concorsi con numeri enormi di partecipanti e pochissimi vincitori, a evidenza di una qualità delle candidature non eccelsa.

In effetti c’è una questione a monte della selezione, sistematicamente sottovalutata dalle amministrazioni pubbliche: la definizione di una proposta di valore che renda il settore pubblico un posto in cui valga davvero la pena lavorare e non una scelta di ripiego.

Colpisce per contro il fatto che le imprese combattono ogni giorno la “guerra dei talenti”. Vanno nelle università a incontrare i giovani, descrivono sui propri siti i contenuti, le prospettive e le condizioni di lavoro che possono offrire, puntano a dare messaggi positivi di dinamismo, innovazione, valorizzazione dei meriti e delle creatività, ricerca di un buon equilibrio vita-lavoro, sino a evidenziare il contributo che il lavoro in quella organizzazione può dare all’interesse pubblico, ad esempio in campo ambientale o sociale.

Non sottovalutano le imprese il fatto che le nuove generazioni sono spinte da forti ideali e ricercano un posto di lavoro in cui realizzarsi, nel quale ci siano non solo opportunità di carriera e crescita economica, ma anche la possibilità di dare il proprio apporto a qualcosa per cui valga la pena impegnarsi.

Ebbene, il settore pubblico sembra ignorare questa trasformazione. Prevale l’immagine di luoghi stantii, lavori burocratici, scarsa meritocrazia, stipendi modesti. E poco o nulla si fa per spiegare cosa è davvero e cosa veramente può offrire la pubblica amministrazione. Non stupisce che questo determini meccanismi di selezione avversa, ovvero l’attrazione verso il pubblico di coloro che sono alla ricerca di un posto fisso, per quanto mal pagato. Ma i migliori non cercano garanzie, cercano opportunità per potersi esprimere.

Si lavori dunque a un adeguamento degli stipendi più bassi, come stanno facendo i nuovi contratti di lavoro, a evitare il venir meno del livello minimo necessario per rendere possibile un impegno nel pubblico da parte dei migliori. Consapevoli, tuttavia, che questo non sarà sufficiente. Per attrarre le persone di valore sarà necessario cambiare i luoghi di lavoro, non solo le buste paga.

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