ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùSicilia e Sardegna E ISOLE MINORI

Per Sicilia e Sardegna il principio di insularità

Sarà utilizzato per superare le difficoltà legate al sistema dei trasporti e poi le diseconomie provocate dall'essere isola

di Davide Madeddu

(Adobe Stock)

3' di lettura

Una questione di “pari opportunità”: dai trasporti alle infrastrutture continuando con l'energia. Il principio di insularità viene inserito nella Costituzione e per le isole, dalla Sardegna alla Sicilia, passando per le altre si delineano nuovi percorsi per superare le difficoltà e le diseconomie con cui devono fare i conti da anni.

La quarta votazione - prevista per il 28 luglio alla Camera dei deputati - chiude un percorso avviato alcuni anni fa, con la raccolta di 200mila firme cui sono seguiti tutti i passaggi approvati in maniera unanime, per compensare le difficoltà cui vanno incontro le isole rispetto agli altri territori del Paese.

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La modifica dell'articolo 119

Con la riforma, nell'articolo 119 della Costituzione, dopo il quinto comma, si inserisce la previsione: «la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità». Ossia un elemento che, riconoscendo le peculiarità insulari derivanti dalla condizione geografica ha l'obiettivo di portare le regioni a un punto di partenza “il più possibile paritario”.

Proposta trasversale

Un'iniziativa trasversale, lanciata dall'avvocato Roberto Frongia, presidente dei Riformatori sardi scomparso nel dicembre del 2020, con l'obiettivo di «restituire pari opportunità alle isole» svantaggiate rispetto alle altre Regioni. Attorno alla proposta si è costituito un vero e proprio asse trasversale cui hanno aderito sia i vari schieramenti politici (dal centro sinistra al centro destra), sia il mondo degli intellettuali, dei giuristi e delle imprese.

Il mare come un costo

Per Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi si sta «scrivendo una cosa che non ha precedenti, ossia quella di una proposta di legge che entra in Costituzione», e con cui «viene introdotto un principio fondamentale: la Repubblica prende atto che le isole hanno un problema ineliminabile che è rappresentato dalla discontinuità territoriale». Che non è una questione di distanza ma di discontinuità dovuta alla presenza del mare. Una condizione che ha una ripercussione sull'intero sistema produttivo che riguarda sia il mondo delle attività produttive, sia quello energetico.

Trasporti, infrastrutture ed energia

Tre gli ambiti che potranno giovarsi dell'applicazione del principio di insularità: si tratta del sistema dei trasporti, di quello delle infrastrutture e quello dell'energia.

Un elemento che, come chiarisce Cossa, potrebbe andare a supportare gli interventi per la cosiddetta continuità territoriale che ora deve sempre passare al vaglio dell'Europa per evitare che le misure compensavite possano essere considerate aiuti di Stato.

Non si parte subito

Il principio di insularità non sarà comunque immediatamente applicabile ma dovrà essere tradotto in pratica con procedimenti attuativi.«Con l'inserimento del principio di insularità in Costituzione non risolveremo tutti i problemi relativi alla condizione geografica di insularità e non libereremo le potenzialità dell'essere noi isola al centro del Mediterraneo - dice Romina Mura, presidente della Commissione lavoro alla Camera dei deputati -. Però introdurremo nel dibattito politico su regionalismo differenziato e specialità autonomistica che oramai va avanti da decenni, in modo particolare dalla riforma costituzionale del 2001, un importante elemento di chiarezza. Non è pensabile sdoganare una competizione alla pari fra Regioni che pari non sono».

Ciascuna Regione dovrà poi giocare la propria partita. «Nel nostro caso (Sardegna, nda) - conclude Mura - si dovrà, vista la nostra particolare condizione di autonomia, giocare questa carta e coniugarla con le nostre prerogative, già riconosciute in sede statutaria. Sia nel rapporto con lo Stato, sia nella riorganizzazione territoriale interna. E sarà nel contempo un ulteriore strumento con cui come Governo nazionale potremo incidere nella modifica della normativa europea in materia di aiuti di stato e concorrenza».


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