Per le Tea (biotecnologie innovative agricole) via libera ormai vicino
L’Italia potrebbe essere il primo Paese in Europa a sperimentare in campo le nuove biotecnologie applicate all’agricoltura
di Alessio Romeo
2' di lettura
L’Italia potrebbe essere il primo Paese in Europa a sperimentare in campo le nuove biotecnologie applicate all’agricoltura, le cosiddette tecniche di evoluzione assistita (Tea) che si differenziano dai vecchi Ogm perché escludono il trasferimento di Dna tra piante della stessa specie ma riproducono, accelerandoli, processi che già avvengono in natura. In Parlamento sono state presentate tre diverse proposte di legge firmate dal presidente della commissione Agricoltura del Senato Luca De Carlo, dal segretario della commissione Agricoltura della Camera Raffaele Nevi e dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. Il via libera potrebbe però arrivare da un “provvedimento ponte” a costo zero, con un emendamento al decreto siccità, scorporando i contributi per la ricerca che potrebbero invece trovare spazio nella prossima legge di bilancio. A rivelarlo è stato lo stesso Nevi in occasione di un incontro alla Camera promosso da 15 associazioni della filiera agroalimentare per l’innovazione in agricoltura riunite nel coordinamento “Cibo per la mente”.
«È un momento favorevole e sul tema – ha confermato Nevi – c’è grande condivisione anche tra le associazioni di categoria. Le Tea sono fondamentali per il futuro dell’agricoltura, soprattutto in Italia. Non possiamo perdere quest’occasione di fronte ai cambiamenti climatici e all'aumento dei costi che stanno mettendo a rischio la produzione agricola in molte aree del paese».
La sperimentazione in campo delle varietà prodotte con le nuove tecniche di miglioramento genetico, ha ribadito De Carlo, «è cruciale per il futuro della nostra agricoltura: la progressiva perdita di varietà non più resistenti agli stress ambientali, la necessità di diminuire l'uso di acqua e fertilizzanti non ci consentono ulteriori ritardi. Questo è un tema che non può prestarsi a interpretazioni ideologiche». «L’Italia – ha sottolineato Centinaio – può porsi all’avanguardia nello sviluppo delle nuove tecniche genomiche anticipando la normativa europea».
Le Tea sono rimaste confinate nei laboratori dopo l’estensione, a opera di una sentenza della Corte di giustizia Ue del 2018, della direttiva (e quindi dei divieti) sugli Ogm risalenti al 2001. «Con il paradosso – ha rilevato il direttore del centro di ricerca in viticoltura del Crea Riccardo Velasco – che una norma del 2001 regola una scoperta del 2014. Quella della proteina sulla mutagenesi che ci ha consentito di sequenziare il Dna delle piante, individuando i geni sui quali intervenire. Il Crea ha lavorato su 15 specie. Su cereali, vite, pomodori, agrumi e altre piante da frutto abbiamo ottenuto risultati eccezionali in termini di resistenza alle malattie, produttività, risparmio idrico e di fitofarmaci. Ma senza sperimentazione in campo questi benefici non potranno essere trasferiti agli agricoltori. I prodotti italiani meritano di essere difesi; per salvare alcune varietà di vite e frutta possiamo agire solo con le Tea, sulle quali la ricerca è pubblica, e se non le faremo noi le importeremo comunque senza saperlo, perché le modifiche non sono tracciabili». Per il presidente della Copagri Tommaso Battista «le Tea sono l’unica soluzione per rispettare i nuovi obblighi ambientali imposti dalla Ue».
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