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Per trattenere i migliori occorre allineare talenti e opportunità

Irrinunciabili. Soprattutto quelli richiesti dai giovani: i consigli per la carriera. Erogati spesso da manager compiaciuti della propria esperienza professionale

di Massimo Milletti

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3' di lettura

Irrinunciabili. Soprattutto quelli richiesti dai giovani: i consigli per la carriera. Erogati spesso da manager compiaciuti della propria esperienza professionale. Pesanti, quanto più alto è il loro livello gerarchico e certificati da esempi di successo. Importanti per il richiedente, anche se spesso scontati. Perché, per un lungo periodo, la ricetta per il successo manageriale è rimasta più o meno la stessa. Studi universitari e master in atenei di prestigio, idealmente all’estero, prime esperienze lavorative in grandi multinazionali o in società di consulenza strategica.

Ingredienti selezionati, opportunamente amalgamati da grande impegno, determinazione e attenzione alle tempistiche: laurea in corso, dirigenza a trent’anni, posizione manageriale di rilievo entro i quarant’anni. Risultato: alta probabilità di buona riuscita, con relativi riconoscimenti economici. Denaro e carriera fungono da generatori di motivazione e compensano eventuali cali d’interesse per i contenuti del ruolo, non sempre in linea con le aspirazioni personali.

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Standardizzazione dunque di un processo di crescita, che omologa gli aspiranti manager, facilitando di fatto la loro gestione da parte dei capi, che opportunamente dosano collaudati strumenti motivazionali. Meccanismo rodato con gli anni. Usurato dalla crisi del 2008, inceppato dalla pandemia. Strada verso il successo non più lineare. Ma piena di curve e di imprevedibili ostacoli che disorientano. A ben poco serve chiedere consiglio agli esperti del chilometro lanciato, mentre si è impegnati in un tortuoso rally.

Smitizzato il concetto stesso di carriera, riviste al ribasso le aspettative di ritorno economico, ridimensionato l’afflato sui temi alti della sostenibilità, prevale il bisogno di un appagamento reale e immediato. Si indebolisce la ricerca della posizione in se stessa, vista come tappa di un ideale percorso di crescita. Aumenta l’aspirazione a ruoli i cui contenuti generino soddisfazione professionale e benessere personale. La pandemia, prodiga di lunghe riflessioni da lockdown, ha accelerato nelle persone i processi già in atto di ricerca di un miglior work-life balance e di crescente insofferenza nei riguardi di attività lavorative non motivanti. Generando maggiori richieste di giornate di smart working. Innestando il fenomeno della great resignation, che ha colto impreparate le aziende le quali, per preservare le risorse più valide, hanno reagito con strumenti tradizionali: retribuzione, benefit, categoria.

Con risultati non sempre a livello delle aspettative, in quanto contromisure spesso tardive e palliative di un malessere profondo, che richiede cure più incisive e solida prevenzione.

Fatta di una conoscenza granulare e approfondita delle persone, di risposte veloci, di promesse mantenute. Affidabilità e soprattutto rapidità fondamentali per una corretta gestione delle risorse umane. Resa più complessa dal lavoro in remoto che riduce lo spazio temporale di vicinanza, attraverso il quale passano i segnali d’insofferenza e che ora richiedono recettori di ultima generazione per essere captati. Nello stesso tempo la spinta al cambiamento, motivata dalla ricerca di un lavoro più appagante, comporta una buona comprensione di quale attività possa generare soddisfazione professionale. Nonché la maturazione di una concreta auto consapevolezza delle proprie capacità, che permetta di modulare in modo corretto le aspirazioni.

Facilitare l’allineamento tra il talento individuale e l’opportunità lavorativa, è la migliore forma di retention che le aziende possano mettere in campo. Il che richiede un’attenta comprensione delle persone e agilità nell’adattare velocemente le strutture organizzative, liberandole dall’ossessiva dominanza dei processi. Gli sforzi profusi negli inseguimenti, cacce e catture in gabbie dorate dei talenti, dovrebbero essere ora controbilanciati dall’attenzione nei riguardi dei resilienti. Coloro che in un contesto ad alta instabilità e imprevedibilità, dimostrano doti di tenuta, attaccamento all’azienda e motivazione nel ricoprire un ruolo di compiuta soddisfazione professionale. E che è opportuno siano seguiti con un approccio di caring basato su ascolto attivo, comprensione oggettiva, supporto trasparente e prospettive realizzabili. Per i giovani, più che consigli per far carriera, sostegni per trovar se stessi.

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