decennale greco sotto il 4%

Perché in giro ci sono ancora 7mila miliardi di “bond sottozero”? La risposta è: Amazonification

di Vito Lops

Un centro di smistamento di Amazon in Nevada, Usa (Ap)

3' di lettura

Vista da lontano la caduta dei tassi delle obbligazioni risulta a dir poco spettacolare. Nel 1990 i rendimenti mondiali - elaborate sulla base di 20 valute mixando tra Paesi sviluppati ed emergenti - erano in media pari al 9%. Oggi siamo invece all’1,8%. Per restare alle percentuali in poco meno di 30 anni i tassi globali sono crollati dell’80%.

La gran parte di questa caduta è originata dal contestuale crollo dell’inflazione. Nel 1990 l’inflazione globale si attestava al 9,3%: oggi siamo all’1,66%. Tutto torna, quindi, quando si ragiona in termini di rendimenti reali, ovvero depurati per il tasso di inflazione.

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LA CADUTA DEI TASSI

Il rendimento globale dei bond

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L’inflazione è e resta il vero market mover del 2018, soprattutto dopo che - ci si augura quanto prima - la bufera finanziaria innescata dal neo protezionismo di Trump e la guerra commerciale dichiarata alla Cina sarà passata.

A inizio anno gli investitori hanno puntato secco sul “reflation trade”, cioè hanno scommesso sul fatto che un po’ in tutto il mondo l’inflazione ripartisse di buona lena dopo anni di calma piatta se non di dietrofront nel processo macroeconomico opposto: la deflazione. Questo ha portato i rendimenti delle obbligazioni a salire. I titoli di Stato Usa a 10 anni hanno sfiorato il 3%, i Bund tedeschi si sono portati oltre lo 0,7% e i BTp al 2,2%. In poche settimane però questo “reflation trade” ha perso smalto. E sui titoli di Stato sono tornati gli acquisti, con contestuale calo dei rendimenti (che si muovono in direzione opposta rispetto ai prezzi e quindi scendono quando la domanda di titoli è superiore all’offerta). I Treasury sono tornati al 2,7%, il Bund sotto lo 0,5% e i BTp all’1,7%.

«C'è da dire che il timore di una guerra commerciale fra Usa e Cina ha determinato una revisione al ribasso di crescita e inflazione in diversi Paesi e ha spinto a rivedere anche le attese di prossime strette monetarie. Così c'è stato un repricing delle curve dei titoli di Stato, con tassi più bassi», spiega un esperto.

Di questa ennesima “ricaduta” dei rendimenti con stop al “reflation trade” ne ha beneficiato anche la Grecia. Da poche, e per la prima volta assoluta da quando esiste l’Eurozona, i bond di Atene con scadenza a 10 anni offrono rendimenti inferiori al 4% (3,92%). Si tratta di un repricing eccezionale se si considera che nel 2015 (quando il premier Alexis Tsipras sembrava voler abbandonare l’euro e gli accordi imposti dalla Troika) i decennali pagavano il 15%. La caduta dei rendimenti ellenici suona ancor più clamorosa se la si confronta con il periodo finanziario più buio della storia recente: nel 2010, all’epoca del primo finanziamento di “salvataggio” accordato dalla Troika, i tassi bond di Atene erano schizzati al 30%. Oggi, i tassi sono crollati sotto il 4% nonostante Atene sia l’unico Paesi dei 19 che adottano l’euro - e che quindi hanno delegato la politica monetaria in “outsourcing” alla Banca centrale europea - a non beneficiare del piano di quantitative easing attraverso il quale la Bce acquista sul mercato secondario (e lo farà almeno fino a settembre) titoli di Stato dell’Eurozona.

IL RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO DELLA GRECIA

Bond a 10 anni (Fonte: Bloomberg)

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Gli investitori non credono fino in fondo alla ripartenza dell’inflazione e al “reflation trade”. Le pressioni deflazionistiche sono ancora tante: dalla pressione globale al ribasso dei salari innescata dalla globalizzazione (alcuni hanno ribattezzato questo fenomeno “Amazonification”) allo sviluppo pervasivo delle tecnologie che esercitano anche una pressione al ribasso sui prezzi.

IL CONFRONTO TRA I BOND A TASSI POSITIVI E NEGATIVI

Giappone e Svizzera battono tutti (Fonte: Bloomberg Barclays)

IL CONFRONTO TRA I BOND A TASSI POSITIVI E NEGATIVI

Lo dimostra il fatto che i mercati finanziari sono pieni zeppi di titoli a rendimento negativo. Dal picco di 10mila dollari del 2016 siamo scesi ora intorno ai 7mila miliardi.

I BOND A TASSI NEGATIVI NEL MONDO

Controvalore in miliardi di dollari. (Fonte: Barclays Bloomberg)

I BOND A TASSI NEGATIVI NEL MONDO

Il trend è in calo ma negli ultimi mesi si è registrato comunque un aumento dei bond “sottozero” (a inizio 2017 erano infatti meno di 6mila miliardi). Segno che non sarà facile per gli investitori tornare alla normalità, quella in cui quando acquisti un’obbligazione ti aspetti in cambio un tasso di interesse, invece di pagarlo, paradossalmente, a chi te l’ha venduta.

twitter.com/vitolops

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