Perché la guerra in Israele fa scattare l’allarme sulla catena globale dei chip
Il Paese è piccolo e ha meno di 10 milioni di abitanti, ma è l’unico luogo al mondo al di fuori dell’Asia orientale, in cui si producono microprocessori avanzati
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Meno di 10 milioni di abitanti, una superficie più piccola della Lombardia. Eppure Israele è uno dei Paesi più importanti, nella geografia dei semiconduttori. Per questo il conflitto esploso nei giorni scorsi, pone - fra gli altri - interrogativi proprio su una nuova crisi dei chip. Perché Israele è uno dei pochi luoghi al mondo, al di fuori dell’Asia orientale, in cui si producono microprocessori avanzati. E ora la guerra con Hamas, che sta causando migliaia di vittime fra i civili, minaccia di complicare le cose in una catena di approvvigionamento, quella dei semiconduttori, già abbastanza provata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
I maggiori produttori di chip hanno piantato radici solide in Israele. Nvidia, il più grande produttore di chip utilizzati per i sistemi di intelligenza artificiale (col suo ricercatissimo H100), è molto radicata nel Paese. Lo stesso vale per Apple, che progetta lì parte del suo silicio (un’attività gestita dall’israeliano di nome Johny Srouji), ma anche per Amazon e Microsoft, che hanno importanti centri di progettazione.
La storia di Intel in Israele
Ma è Intel ad aver fatto di Israele un vero e proprio centro nevralgico del suo business. È presente sul territorio da quasi 50 anni e mantiene una rete di impianti di progettazione e produzione in tutto il Paese. A giugno scorso, la società americana ha annunciato un altro investimento da 25 miliardi di dollari per una nuova fab a Kiryat Gat, dove è già presente con altri stabilimenti produttivi e centri di ricerca e sviluppo, per un totale di quasi 12.000 dipendenti. Intel ha creato il primo centro ad Haifa, nel 1974, appena sei anni dopo la fondazione dell’azienda. E nel 2003, quando i computer portatili hanno fatto irruzione sul mercato dei Pc conquistandolo nel giro di pochi anni, Intel ha introdotto una nuova linea di processori ad alta efficienza energetica dotati di Wi-Fi e basati su progetti proposti per la prima volta dagli ingegneri di Haifa. Un particolare: quel team di sviluppo chiamò questi processori “Banias”, dal nome di una sorgente vicino alle alture del Golan che Israele aveva sottratto alla Siria nel conflitto del 1967. Banias diventerà uno dei processori più venduti e conosciuti al mondo, e prenderà il nome di Centrino e Pentium M.
Da Haifa a Kiryat Gat
Haifa è un centro geostrategico per l’industria del silicio, e Intel la scelse per la sua vicinanza al Technion - Israel Institute of Technology, che ha prodotto molti dei più importanti ingegneri e scienziati della regione, tra cui Srouji, che - come già scritto - oggi è uno degli uomini chiave all’interno di Apple.
Oltre ad Haifa, l’altra città israeliana cardine per i semiconduttori è Kiryat Gat. Poco meno di 50 mila abitanti, Kiryat Gat si trova a sud-ovest di Gerusalemme e a 30 minuti di auto dal confine con Gaza (mentre Haifa dista circa 40 minuti dal confine con il Libano, dove le Forze di difesa israeliane e gli Hezbollah si sono bombardati a vicenda negli ultimi giorni).
Incognita riservisti
Il conflitto in corso pone adesso dubbi pesanti. Anche perché ha già effetti diretti sul mondo dei chip. Tra gli israeliani rapiti dai combattenti di Hamas c’è Avinatan Or, un ingegnere di Nvidia. E la società californiana, che ha confermato il rapimento, ha già cancellato la conferenza sull’intelligenza artificiale prevista a Tel Aviv.
Molte aziende hanno inoltre dichiarato che i loro dipendenti fanno parte dei cosiddetti riservisti, uomini chiamati alle armi in caso di necessità (sono in totale 300mila, ndr). La chiamata dei riservisti chiaramente causerà interruzioni sul posto di lavoro, con le scrivanie e le linee di produzione destinate a svuotarsi. E le trincee a riempirsi.
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