Perché l’onda green travolge fondi immobiliari, private equity e real asset
Le società di gestione entro marzo dovranno fare trasparenza sui loro siti e nella documentazione precontrattuale come hanno integrato investimenti e rischi Esg
di Vitaliano D'Angerio
3' di lettura
Nessuna eccezione. La sostenibilità arriva anche per gli investimenti illiquidi. Immobiliare, private debt, private equity: tutte le società di gestione dovranno mettere in trasparenza, sui loro siti e nella documentazione precontrattuale, come hanno integrato il rischio Esg (ambiente, sociale, governance) nei propri prodotti finanziari. E se invece tali rischi non sono ritenuti rilevanti dovranno spiegarne i motivi (comply or explain). La data di scadenza è quella del 10 marzo 2021. Ci sono poi norme di secondo livello che potranno essere applicate più avanti nel tempo.
Regolamento verde
Come già detto altre volte, il regolamento europeo 2088/2019 ha messo da parte in modo definitivo le “chiacchiere green” nel mondo finanziario. Tutti i protagonisti di questo settore dovranno prendere in considerazione i rischi Esg o spiegare perché non lo faranno. Anche, come detto, il mondo degli asset illiquidi. Un settore, quest’ultimo, che sempre di più sta conquistando gli investitori istituzionali e in particolare quelli previdenziali.
Gli enti previdenziali e gli investimenti illiquidi
Secondo la recente ricerca di Forum per la finanza sostenibile-Mefop-MondoInstitutional, il 74% degli investitori previdenziali italiani intervistati, attivi nella sostenibilità (39 su 53), effettua investimenti alternativi; si tratta soprattutto delle Casse di previdenza dei professionisti, quindi primo pilastro. Ammonta a ben 184 miliardi di euro la massa in gestione degli investitori previdenziali (fondi pensione, casse di previdenza, Pip) che hanno partecipato all’ indagine. Più della metà dei rispondenti, il 62% (in termini assoluti 53 su 85), ha dichiarato di applicare una strategia di investimento sostenibile ai prodotti monitorati. I piani attivi in termini di Sri (socialmente responsabili) gestiscono circa 127
miliardi di euro, corrispondenti al 70% del patrimonio complessivo dei rispondenti.
«La maggioranza (25 su 39) – viene spiegato nel documento – adotta strategie socialmente responsabili anche in questa classe di attivo», ovvero in real estate, private equity e private debt. Senza dimenticare inoltre che pure i fondi di fondi in asset alternativi effettuano addirittura delle due diligence sostenibili sui veicoli in cui investono, chiedendo alle società di gestione di sottoscrivere i Principi di investimento responsabile (Pri) dell’Onu: è il caso per esempio del Fondo Italiano Investimenti (FII Sgr).
L’esperienza Finint
Il gruppo Banca Finint è tra quelli che sta giocando d’anticipo per allineare le proprie attività con le novità in arrivo da Bruxelles, in particolare sul fronte del regolamento 2088/2019 e sulla tassonomia green. Nello specifico, il lavoro è stato avviato sul versante della controllata Finint Investment Sgr - 2,7 miliardi di euro di masse in gestione - specializzata su asset illiquidi e in particolare su immobiliare e private debt (fondi di minibond). «Abbiamo cercato il timing giusto per avviare una mappatura degli asset in portafoglio, in particolare di quelli immobiliari, per verificare il loro allineamento con la tassonomia green – spiega Andrea Florio, responsabile sviluppo prodotti di Finint Investments Sgr –. Inoltre stiamo lavorando sul regolamento sulla trasparenza degli investimenti Esg. A tal proposito stiamo valutando una serie di vantaggi per le aziende in cui decideremo di investire e che rispettano i parametri Esg». Banca Finint è nota per la specializzazione in operazioni di cartolarizzazione e soprattutto per una forte presenza nel mercato dei minibond. «C’è bisogno di fare tanta formazione tra le piccole e medie imprese – aggiunge Florio –. Sul versante minibond, è molto importante per un’azienda possedere un rating Esg elevato. Si potrà infatti accedere al mercato dei capitali a condizioni migliori».
Fra i primi passi di Finint Sgr in ambito sostenibilità, vi è stato l’incarico alla società eAmbiente per mappare i rischi Esg. «La procedura per la valutazione e il controllo dei rischi Esg è molto importante – ricorda il presidente di eAmbiente, Gabriella Chiellino –. Ci sono due livelli. Il primo riguarda la società di gestione che deve stabilire le linee di indirizzo in tale ambito. Documento che dovrà essere approvato dal consiglio d’amministrazione della Sgr. C’è poi un secondo livello che riguarda le aziende in cui investire. A questo punto va realizzata una due diligence Esg».
Full immersion
È partita dunque la corsa alla trasparenza green e su tali temi c’è una vera full immersion di formazione da parte di gestori di fondi, aziende, studi legali. Le novità in arrivo da Bruxelles sono profonde e riguarderanno in modo trasversale tutti il mondo finanziario. Appuntamento al 2021.
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