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Perché Moody’s ha alzato l’outlook dell’Italia: ecco le 3 ragioni

4' di lettura

Banche più solide, effetto Pnrr e costi dell’energia in calo. Sono queste in sintesi le 3 ragioni che hanno spinto Moody’s a migliorare le prospettive - l’outlook - dell’Italia da negative a stabili allontanando dunque lo spettro di un declassamento che avrebbe portato il nostro Paese nella categoria Junk, cioè degli investimenti speculativi. Il rating resta invece invariato a Baa3.

L’outlook è un parere dell’agenzia sulla probabile direzione del rating nel medio termine. Le prospettive di rating si dividono in quattro categorie: positivo, negativo, stabile e in via di sviluppo. Una prospettiva stabile indica una bassa probabilità di modifica del rating nel medio termine. Questo per l’Italia significa che il tanto temuto declassamento a «junk» cioè alla categoria speculativa da parte di Moody’s si allontana decisamente nel tempo e non più all’ordine del giorno.

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Il volàno degli investimenti targati PNRR

Ecco cosa sostiene l’agenzia di rating americana nel suo giudizio aggiornato sul rischio Paese Italia. «Le prospettive economiche a breve termine dell’Italia sono sostenute dall’attuazione del PNRR e dai recenti miglioramenti nel settore bancario, che secondo Moody’s saranno sostenuti. I rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti in parte grazie al bel tempo dello scorso inverno, ma anche grazie alle azioni politiche del governo che hanno diversificato le forniture e potenziato ulteriormente le infrastrutture energetiche italiane. Le prospettive di crescita ciclica continueranno a essere sostenute dalla realizzazione di investimenti nell’ambito del PNRR fino al 2026, anche se permangono rischi sostanziali nel caso in cui l’Italia non sia in grado di sfruttare al meglio le risorse del piano».

A settembre, il governo ha presentato un piano di bilancio aggiornato per il 2023-26 e ha rivisto gli obiettivi di deficit che sono più ampi per i prossimi tre anni rispetto al Programma di Stabilità dell’aprile 2023. Secondo la previsione di base di Moody’s, il deficit sarà pari al 4,4% del PIL nel 2024. Negli anni successivi, l’agenzia di rating vede alcuni rischi per la traiettoria di bilancio legati ad alcuni obiettivi politici del governo, in particolare la riforma dell’imposta sul reddito.

Debito in leggero calo

Nonostante la persistenza di disavanzi relativamente ampi, le prospettive di crescita ciclica nei prossimi anni riducono il rischio di un rapido e significativo deterioramento della solidità fiscale dell’Italia. Secondo lo scenario di base di Moody’s, il debito diminuirà nel 2023 grazie a una crescita nominale ancora forte e a una riduzione del deficit. L’agenzia di rating prevede che il rapporto debito/PIL sarà pari al 140,3% nel 2023, in calo rispetto al 141,7% del 2022 ma circa 6 punti percentuali in più rispetto a prima della pandemia. Il debito rimarrà sostanzialmente stabile intorno a questo livello fino alla fine del decennio. L’agenzia di rating non include nelle sue previsioni i proventi delle privatizzazioni, che rappresentano quindi una fonte di potenziale sovraperformance, seppur limitata, rispetto allo scenario di riferimento.

Come nel caso di molti Paesi, il costo di finanziamento dell’Italia è aumentato in modo significativo. Sebbene l’Italia abbia una scadenza media del debito di circa 7 anni, che rallenta il passaggio dell’aumento dei tassi di interesse all’onere degli interessi, l’elevato fabbisogno annuo di finanziamento fa sì che l’aumento del costo del debito si ripercuota in tempi relativamente brevi, indebolendo la sostenibilità del debito nei prossimi anni. Secondo le previsioni di Moody’s, i costi degli interessi assorbiranno l’8,1% delle entrate nel 2023, in calo rispetto all’8,9% del 2022 a causa dei minori pagamenti sul debito indicizzato all’inflazione, e aumenteranno in seguito fino a raggiungere il 9,7% nel 2027, tornando sostanzialmente ai livelli del 2013.

Banche più solide

La solidità di fondo del sistema bancario nazionale è migliorata in modo significativo, afferma Moody’s.

Il lento ma graduale consolidamento del sistema bancario italiano ha portato a una maggiore efficienza operativa, a un miglioramento della redditività complessiva e a un rafforzamento delle franchigie commerciali e di finanziamento. Il profilo di rischio delle banche è migliorato negli ultimi anni grazie al miglioramento della qualità dei prestiti e al rafforzamento delle riserve di capitale delle banche. Lo stock di prestiti non performanti (NPL) si è ridotto in modo significativo fino a raggiungere il 2,4% dei prestiti totali nel secondo trimestre del 2023 ed è ora sostanzialmente in linea con gli altri Paesi europei.

Il costante miglioramento della qualità del portafoglio prestiti del settore bancario italiano negli ultimi anni riflette in parte le cessioni e le cartolarizzazioni di NPL su larga scala agevolate dal programma di garanzia del Governo italiano sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (GACS), nonché il numero sensibilmente inferiore di insolvenze aziendali e gli standard di sottoscrizione più severi delle banche per la concessione del credito.

Sebbene Moody’s preveda che l’aumento dell’inflazione e il peggioramento delle condizioni economiche porteranno a un moderato aumento dei nuovi NPL, l’agenzia di rating si aspetta anche che le banche italiane continuino a vendere gli NPL, il che contribuirà a mantenere il rischio di attività relativamente basso, soprattutto rispetto ai livelli storici.

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