Opinioni

Perché non bisogna oscurare la falsa propaganda del nemico

Le democrazie non devono temere le bugie delle dittature guerrafondaie, dare loro spazio significa mostrare la miseria delle loro ragioni

di Carlo Melzi d'Eril e Giulio Enea Vigevani

Ucraina, blitz contro la guerra durante diretta Tg su canale russo: "Non credete a propaganda"

3' di lettura

Gli Stati autoritari non tollerano che la propaganda. Già in tempi normali, sono frequenti le azioni di forza per liberarsi di voci non allineate. In situazioni d'emergenza, poi, l'intolleranza verso il messaggio non omologato emerge in tutta la propria durezza e capillarità.
Come la Cina sin dagli esordi della pandemia ha chiuso i confini alle informazioni, così il regime di Putin, dopo aver scatenato la guerra contro l'Ucraina, sta cercando di murare i cittadini russi, di renderli impermeabili a ogni notizia proveniente dall'esterno. Mosca ha oscurato i social network e, addirittura, si sta preparando a disconnettere il paese da Internet. Ha poi introdotto pene elevate per chi pubblica informazioni “false” sul conflitto, imponendo in sostanza a tutti i media liberi di abbandonare la Russia. L'effetto è quello di cancellare le notizie non in linea con il racconto deciso da chi governa.

Questo atteggiamento, a una prima impressione, sembra rafforzare il regime: è certo più facile condurre una guerra quando chi si oppone è zittito e il proprio popolo è ignaro di quanto stia accadendo. Del resto, il Vietnam insegna, nelle democrazie liberali molte guerre sono state decise più dalle opinioni pubbliche interne che dalle operazioni sul campo di battaglia.Vi sono, però, buone ragioni che consentono di essere meno pessimisti. Le dittature del secolo passato erano riuscite nell'intento di sigillare una intera nazione. Certo, nicchie di persone, al prezzo di grandi sforzi e notevoli rischi, riuscivano a captare qualche voce dal mondo libero, ma la maggioranza era facilmente soggiogata. Oggi, in presenza di svariate reti di comunicazione globale, ci pare illusorio credere che le frontiere siano in grado di bloccare i pensieri, specie se dall'esterno ci si mobilita per fornire una continua controinformazione. Ci pare improbabile un tale balzo all'indietro della storia, che farebbe di una nazione tecnologicamente avanzata come la Russia un'altra Corea del Nord.

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Questa ossessione per la chiusura, poi, è sintomo di debolezza delle proprie idee e di paura di una rivolta popolare. La forza della democrazia risiede nel diverso rapporto con i cittadini. I valori della società aperta riposano, parafrasando John Stuart Mill, sull'invito permanente a dimostrarli infondati. E così, come è ammesso il dissenso più radicale, è utile conoscere le bugie di chi sta dalla parte sbagliata. In questo quadro, sembra stonare la notizia che in Europa saranno impedite le trasmissioni di Russia Today, televisione di stato russa, e di Sputnik, testata vicina a Putin. Secondo Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, entrambi i media sarebbero “armi nell'ecosistema di manipolazione del Cremlino” in grado di bombardare “le menti e gli spiriti”. Sempre secondo Borrell l'informazione “è il combustibile della democrazia. Se l'informazione è di cattiva qualità, anche la democrazia è di cattiva qualità”.

Le democrazie sane, dotate di un apparato di contropoteri ben oliato (primo fra tutti un ventaglio di media forti, liberi e plurali), non temono la propaganda del nemico, pure nelle emergenze. Il sistema, infatti, dovrebbe possedere gli strumenti e l'energia per scovare le imposture e denunciarle a un'opinione pubblica dal senso critico allenato, in grado di percepirle come tali.L'esperienza del Covid insegna: nonostante la diffusione di una moltitudine di tesi prive di basi scientifiche, ad esempio sui vaccini, una percentuale altissima di persone ha seguito la profilassi consigliata.Non stona invece la risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 9 marzo, quando cerca di opporsi alle ingerenze delle autocrazie sui media e sulle competizioni politiche.

Ciò che si richiede è infatti la trasparenza, occorre sapere da chi proviene un'informazione, chi finanzia media e organizzazioni politiche e culturali. Per una volta, allora, vogliamo essere ottimisti e credere che gli anticorpi democratici esistano e funzionino, sicché non sia necessario tappare la bocca alle voci ostili ma solo sapere da quali circuiti provengono. La Russia ci fa paura su tutto, tranne che sulla forza delle idee. Dare spazio alla sua propaganda mostrerà la miseria delle sue ragioni. Un esempio: il ministro degli esteri Lavrov nel corso di una conferenza stampa afferma che la Russia non ha invaso l'Ucraina. Occorre essere molto ottusi o molto ben finanziati per crederci.

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