Perché non è la solita spy story all’italiana
di Guido Gentili
3' di lettura
Fosse per il cognome dei due fratelli (Occhionero) arrestati per cyberspionaggio, per il programma informatico (Eye Pyramid, Occhio di Piramide), che hanno usato e che dà il nome all’inchiesta della Procura di Roma, e infine per il richiamo “all’alta finanza capitolina”, si potrebbe pensare ad una storiella minore. Una della tante, con tanto di contorno massonico, che l’Italia, tra realtà e commedia, sforna di continuo.
Invece no. Naturalmente è doveroso attendere gli sviluppi giudiziari dell’indagine del Centro nazionale anticrimine in collaborazione con l’americana Fbi, ma l’impressione è di essere di fronte ad una spy story di primo livello. Dove due professionisti (lui ingegnere nucleare, lei cittadina Usa che ha lavorato in Italia come consulente del governo americano) residenti a Londra e domiciliati a Roma, tra il 2011 ed il 2016 sono entrati nel cuore dello Stato e, più in generale, nel sistema di potere e nella politica italiana, istituzioni comprese. Incamerando – attraverso un elenco di quasi ventimila username – una massa enorme di dati e informazioni sensibili, civili e militari, archiviati e custoditi in alcuni server negli Stati Uniti con un metodo di catalogazione preciso e articolato.
Bastano i nomi dei presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti, dell’ex Governatore della Banca d’Italia e oggi Presidente della Bce, Mario Draghi, e dell’ex Comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, per disegnare il profilo dell’attacco volto, scrivono i magistrati, al «procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato con accesso abusivo al sistema informatico e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche». E basta ricordare che anche l’Enav, la società che controlla e garantisce il traffico aereo civile in Italia, dunque un’infrastruttura di assoluto interesse nazionale, è stata oggetto dell’hackeraggio che nel marzo scorso ha fatto scattare l’allarme.
Ma per cinque anni a partire dal 2011 – un periodo lunghissimo e per di più punteggiato da una stagione politica, economica e finanziaria tra le più intense e difficili - i fratelli Occhionero, grazie ad una mail che una volta aperta installa sul computer (e sul cellulare) il software che consente di navigare tra le vite personali e istituzionali degli obiettivi nel mirino, hanno potuto leggere e estrarre segreti di ogni tipo. Al servizio di chi o di che cosa, e servendosi di quali appoggi? Possibile siano stati solo una coppia di professionisti (lui, massone molto interessato ai giochi di potere al vertice della Massoneria) svelti di mente e di mano e con buone relazioni sociali che con il loro “Eye Pyramid” hanno messo in piedi per fini di lucro personale uno spionaggio di questa portata? È possibile che un sistema diffuso di potere con al centro lo Stato e le sue funzioni più delicate, per cinque anni, non sia riuscito a sventare l’aggressione, alzando di fatto bandiera bianca di fronte agli Occhionero?
Risponderà l’inchiesta, certo, e non serve alzare polvere. Ma resta oggi l’impressione, anche a voler scartare subito le ipotesi più “giallistiche” e gli intrighi planetari, che una volta di più l’Italia presenta, al crocevia delle istituzioni, della politica e degli affari, uno dei suoi volti peggiori: quello del dossieraggio, delle intercettazioni abusive e della raccolta illegale delle informazioni sulle vite personali e professionali. Una pratica, quella delle schedature, che ha tradizioni e radici solide (da Giovanni Giolitti a Mussolini e al generale De Lorenzo, fondatore a suo modo di un modello industriale dello spionaggio politico interno nostrano) e che si avvale oggi, nel Paese dei cerchi più o meno magici, di tecnologie sofisticate e molto efficaci perché istantanee.
Cambiano le tecnologie, ma non il metodo. I fratelli Occhionero, che di sicuro ci guadagnavano, che uso hanno fatto della loro pesca nei pc e nei cellulari? Chi erano gli acquirenti di informazioni tanto sensibili? Quanti ricatti e intimidazioni si sono incrociati all’ombra delle incursioni informatiche? A occhio, giallo o nero che sia, è una brutta storia.
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