Interventi

Perché servono buone operazioni di finanziamento

di Giuseppe L’Abbate

3' di lettura

La mole di prestiti alle imprese garantiti dallo Stato, che ogni due settimane viene divulgata dalla “Task Force Liquidità”, impone diverse riflessioni. La prima è di sconcerto quando si pensa alle difficoltà che potranno avere le imprese nel ripagare i debiti. La seconda riguarda la batteria di strumenti e di energie organizzative messi in campo per la loro realizzazione. La terza concerne il giudizio sull'impiego di risorse pubbliche che consentono, attraverso la leva del credito, di mobilitare mezzi complessivi che non si sarebbero mai potuti attivare con altri metodi.
Acclarato che si tratta di un uso efficiente delle risorse, occorre pensare al debito con la logica di impresa. All'imprenditore non interessa tanto l'entità del debito, quanto la possibilità di rimborsarlo agevolmente in relazione al reddito attribuito, direttamente o indirettamente, alla destinazione concreta dello stesso debito.
Quindi, invece di pensare alla mole di prestiti alle imprese garantiti dallo Stato, dovremmo pensare prima a fare buone operazioni che possano essere agevolmente rimborsate. Bisogna, dunque, sfruttare fino in fondo tutte le possibilità di credito per il rilancio post Covid-19, in particolare le misure per le garanzie messe in campo dal Governo e avallate dalla Commissione Ue nel Quadro Temporaneo (Q.T. Ue) nell'ambito delle Misure di Aiuto di Stato a sostegno della pandemia da Covid-19.
Da Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, con il mio staff avevamo posto l'accento sulla necessità di prolungare la durata massima di sei anni, prevista nel Q.T. Ue, evidentemente del tutto insufficiente per un progetto di rilancio da parte di una qualsiasi impresa e, in particolare, in settori ad alta intensità di capitale come quello agricolo. Ciò avrebbe dato corpo ad una grande campagna di investimenti che è stata la vera mancanza strutturale per il nostro Paese nell'ultimo decennio.
Ci avevano risposto che la “Commissione ritiene i prestiti destinati a liquidità” e, quindi, a breve-medio termine. Invece Ismea, ente vigilato dal Mipaaf, è riuscita ad avere il prolungamento delle operazioni con garanzia Covid-19 sino a 10 anni. E l'interlocuzione con la stessa Ue potrebbe continuare per allungare ancora la durata dei prestiti. Parliamo ovviamente dei prestiti superiori a 30.000 euro con varie destinazioni. Eppure il Q.T. Ue prevede espressamente, sin dalla sua prima versione del 19 marzo 2020, che lo Stato membro possa “notificare i regimi per i quali sia possibile modulare la durata della garanzia”.
Anche l'Associazione Bancaria Italiana e le Associazioni di rappresentanza delle imprese italiane hanno rappresentato al presidente Draghi la necessità di prolungare il predetto limite di sei anni della garanzia pubblica a non meno di 15 anni, in considerazione della durata e della profondità della crisi, rispetto alle iniziali aspettative, favorendo, inoltre, le operazioni di ridefinizione della durata dei finanziamenti in essere.
Accanto alla durata, indispensabile per affrontare un progetto di investimento, occorre spiegare opportunamente il concetto di “danno da Covid-19” e le finalità ammesse nei finanziamenti garantiti dallo Stato ai sensi del Q.T. Ue.
Deve essere chiaro che il Covid19 impatta direttamente sui flussi di credito alle imprese. Quindi, gli aiuti del Q.T. Ue, oltre a sopperire a problemi di liquidità, servono a preservare la continuità dell'attività economica durante e dopo la pandemia ovvero a porre rimedio ad un grave turbamento dell'economia, si pensi alla drastica diminuzione di PIL. In relazione a tanto, le garanzie devono sostenere la fiducia nel contrastare l'effetto negativo dell'incertezza dei piani di investimento.
In parole semplici, se un imprenditore che ha avuto carenze di liquidità decide di rilanciare la propria attività con opportuni investimenti, deve essere supportato con tali strumenti senza esitazioni.
Ritornando alla preoccupazione per il rientro dei prestiti Covid-19, occorre perseguire la strada della maggiore durata per tutte le imprese, non solo agricole e agroalimentari, e orientare i prestiti a supportare gli investimenti, coinvolgendo direttamente le banche che saranno chiamate a finanziare più a lungo termine e con aliquote di garanzia inferiori.
Da Sottosegretario al Mipaaf ho promosso il “progetto credito” che ha consentito alle imprese agricole di ricevere la garanzia diretta del Fondo di Garanzia per le PMI ed è stato da stimolo alla macchina burocratica del Ministero per condividere con banche e imprese la necessità di riformare, in appositi tavoli di lavoro, le forme tecniche di finanziamento in agricoltura, come il “pegno rotativo”.
In continuità con le finalità del “progetto credito”, se si prolungherà la durata di tutte le operazioni garantite, come ottenuto da Ismea, e si orienterà gran parte del flusso di finanziamenti direttamente sugli investimenti, non solo ci sarà maggiore probabilità di rientro dei debiti ma avremo anche trasformato in opportunità una parte dei grandi sacrifici che il nostro Paese sta vivendo in questo triste periodo.

Giuseppe L'Abbate è Deputato M5S Commissione Agricoltura
già Sottosegretario Mipaaf

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