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Percorsi in Norvegia tra notti luminose, aquile e villaggi remoti

Nel Paese di storici viaggiatori lungo le tappe più interessanti che da Oslo conducono a Capo Nord, dove scoprire ristoranti di pescatori, rocce segnate dal vento e infinite distese di verde

di Luca Bergamin

Il villaggio di Veiholmen fa parte delle isole Smøla ed è caratterizzato dalle case di assi dipinte in rosso e giallo, per renderle visibili anche durante i lunghissimi inverni

4' di lettura

«Un sentiero serpeggiante mi conduce dolcemente per il piccolo bosco. Nel crepuscolo nuvoloso dietro di me si stendono il fiordo e la vallata…»: questi versi, tratti dalla poesia “Nell’immensità”, racchiudono il pathos e la bellezza della Norvegia. Henrik Ibsen li ha composti sullo scrittoio della sua casa nel centro di Oslo, dove ancora oggi si va a tributare un omaggio al geniale drammaturgo, perché tra i suoi quadri, mappamondi, dinanzi ai libri raccolti nel salottino, si coglie lo spirito di un autore-viaggiatore tuttora assai attuale e di una nazione di esploratori.

Il Munch Museum a Oslo

La capitale norvegese cambia spesso pelle architettonica: lo dimostrano, a Bjørvika, i 13 piani espositivi del Munch Museum a forma di torre nervosa che sembra muoversi tra le onde, e lungo il fiume Akerselva il nuovo quartiere Vulkan dove tutti gli edifici, dal mercato gastronomico al ristorante Kontrast, seguono criteri di ecosostenibilità e riducono l’impatto ambientale usando, ad esempio, pozzi geotermici profondi 300 metri, e con facciate composte da pannelli solari per riscaldare l’acqua. Visitati il castello-fortezza di Akershus, il Museo Fram dedicato alla mitica imbarcazione usata anche da Roald Amundsen per le spedizioni polari, assistito a una rappresentazione contemporanea proprio di Ibsen al Palazzo dell’Opera e del Balletto, si volge la propria bussola verso il Nord.

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Il villaggio di Gjesvaer

Ci si sente pionieri guidando sulla strada statale 669, incontrando fiordi e alci dai palchi ramificati lungo questa passerella d’asfalto, che come un filo nero unisce i 5.800 isolotti dell’arcipelago delle Smøla, nella parte nord occidentale della Norvegia, coi ponti che si susseguono quasi fossero le tessere di un domino artico. La destinazione si chiama Veiholmen, il villaggio in cui le leggende della pesca grandiosa delle aquile di mare e quelle dei troll si mescolano insieme sino a confondersi: nelle casupole erette assemblando assi tinteggiate di rosso fuoco e giallo mostarda per riconoscerle anche nel buio dei lunghi inverni, la luce della Luna è precoce, e si incunea nel villaggio sino a ticchettare sui vetri, colorando di bianco e di ambra i licheni, dorando gli orli delle piscine naturali.

Sono le dieci di sera e ancora è chiaro abbastanza per trovare la stradina che porta al boathouse restaurant delle sorelle Hilde e Line Reinas, che qui tutti chiamano “Molo Sisters”: è anche la maniera più efficace per entrare in confidenza con la maggioranza dei 300 abitanti di Veiholmen, un luogo assai propizio per l’avvistamento dell’aurora boreale. La vista dal faro, il mattino seguente, permette di ammirare il puzzle di isole che spuntano dal Mare della Norvegia, appunto come le aquile di mare che si vedono a occhio nudo durante le gite sulle barche dei pescatori, in quella loro inconfondibile sembianza di figura alata, una sorta di Batman sottomarino, che allarga il proprio mantello e muove la coda. La “Myliobatis aquila” - questo è il suo nome scientifico - può sfoggiare un’apertura alare persino di due metri e mezzo. Anche il kayak è un’esperienza ipnotica per gli incontri ravvicinati con le rocce dalle forme zoomorfe, le gradazioni accentuate dei minerali che le compongono in tutto l’Arcipelago delle Smøla, dove il Mare di Norvegia è così docile e trasparente da cullare le conchiglie facilmente riconoscibili sotto l’acqua bassa.

I graffiti preistorici sulle rocce di Hjemmeluft

Alta è l'incipit perfetto per il viaggio verso Capo Nord, perché custodisce le impronte e i tatuaggi del suo passato più ancestrale proprio sulle rocce di Hjemmeluft, un insediamento rupestre abitato tra il 4200 e il 500 a.C., nel quale gli uomini della preistoria hanno raccontato il mondo animale con cui erano chiamati ogni giorno a confrontarsi. Soprattutto le renne e gli orsi polari sono protagonisti di questo museo a cielo aperto. Il popolo Sami, allevatori del Grande Nord, del resto, ha sempre coltivato un rapporto fortissimo con gli elementi naturali e quei cervidi dal palco peloso e il mantello chiaro e maculato hanno costituito il suo alimento principale.

Holmen Husky Lodge

Assai simbolica si annuncia anche la Northern Lights Cathedral, alta 47 metri: assomiglia a un torcia slanciata verso il cielo, una spirale composta da 40 mila squame in titanio che reca al piano terra una mostra permanente sulle aurore boreali, qui frequentissime (il Sorrisniva Igloo Hotel tutto in ghiaccio apre nel mese di gennaio). I boschi di betulle, le distese di mirtilli e lamponi selvatici tappezzano il panorama di verde, rosso e blu sino ad Hammerfest, di cui si ode in lontananza la sirena, visto che questo è uno dei 34 porti in cui attracca l’Hurtigruten, il mitico battello postale che tuttora costituisce il mezzo più efficace per perlustrare il grande Nord. Fortunatamente l’epoca dei balenieri e dei cacciatori di foche è finita, ma resta l’orgoglio per una pratica che a queste latitudini avare spinse l’uomo ai limiti estremi, come è narrato nel Polar Bear Society Museum. L’amore per gli animali troneggia all’Holmen Husky Lodge in cui Audrey Ranjer vive insieme ai suoi oltre novanta Alaskan husky che poi, terminati gli allenamenti in vista delle corse sulla neve dell’imminente autunno, riposano nelle case attorno alle capanne tepee di designin cui si soggiorna, ammaliati e cullati dall’incoraggiamento vocale che i cani paiono rivolgere alla Luna affinché affretti la sua dipartita. Del resto, il Sole giunge assai presto, non essendo in pratica quasi mai andato a dormire. Un’altra notte la si potrebbe trascorrere a Ekkerøy da Feriehus, che Ingjerd ha riservato a chi ha la passione del birdwatching, essendo ben 52 le specie di uccelli, in particolare i gabbiani, che da qui si vedono a occhio nudo (ci sono comunque a disposizione binocoli in ogni camera), mentre nidificano sulle falesie sopra gli stenditoi in legno delle aringhe.

Capo Nord

Capo Nord è ormai vicino e l’appuntamento col Sole sveglio anche a mezzanotte è prossimo: mangiati i granchi giganti nel villaggio cartolina di Gjesvaer, giunti dinanzi all’installazione raffigurante il globo terrestre sul promontorio del Nordkapp, si attende lo scoccare delle ore 24 come adepti di un rito di adoratori dell’astro, mai così generoso e instancabile come quassù.

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