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Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale geometri: quali sono i vantaggi della laurea abilitante in partenza quest’anno?
In primis, un percorso più stabile. Dopo il diploma, tra tirocinio di 18 mesi e attesa per la sessione d’esame – che è una sola all’anno, e non sempre coincide con la fine del tirocinio – alla fine servono almeno due anni prima di esercitare la professione. Con la laurea abilitante un ragazzo sa che in tre anni è pronto per lavorare. E poi è una laurea cucita sulla professione. Abbiamo bisogno di crescere come categoria, anche per un discorso di equiparazione europea.
L’idea è di renderla obbligatoria?
Sì, ma non prima di una decina d’anni, verso il 2030. Non possiamo tradire quei ragazzi che hanno iniziato un percorso di scuola secondaria pensando di fare poi il tirocinio e l’esame di abilitazione.
Qual è il feedback dei giovani e delle università?
Buono, perché abbiamo avvicinato le università al territorio e ai ragazzi. Durante il primo anno di teoria, spesso le lezioni vengono svolte in una sede locale o presso il nostro collegio, quindi non ci si deve spostare da casa e sostenere le spese di affitto. Inoltre, con il coinvolgimento dei nostri tecnici di riferimento, la parte laboratoriale viene fatta nella scuola in cui ci si è diplomati. E il tirocinio può essere svolto nella propria città.
Avete riscontrato interesse anche dai già professionisti?
Sì, anche perché i crediti universitari possono essere tradotti in crediti professionali. Inoltre, molti geometri che lavorano negli enti pubblici – secondo le nostre stime circa 300mila – vedono questo corso di laurea come un’opportunità per accedere a ruoli apicali per cui nelle amministrazioni è richiesta la laurea.
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