Pernigotti, accordo preliminare per cedere a Jp Morgan ma restano molte incognite
La cessione sarebbe prevista entro agosto ma il ministero non concede la proroga per la cassa integrazione che scade il 30 agosto
di Filomena Greco
3' di lettura
Sul tavolo c’è un preliminare di accordo, frutto di una manifestazione di interesse da parte di Jp Morgan nei confronti di Pernigotti, che risale alla primavera scorsa. Ma di fatto la cessione del marchio storico del cioccolato controllato dai turchi di Toksoz al Gruppo americano, in particolare alla Lynstone, resta una questione aperta. Tanto che il tavolo al ministero del Lavoro, che dovrà farsi carico dell’eventuale rinnovo della cassa integrazione per la settantina di addetti, è stato riconvocato il 2 agosto.
Il punto della vicenda industriale della Pernigotti di Novi Ligure resta lo stesso: cosa intende davvero fare la proprietà turca del marchio Pernigotti e degli asset produttivi in Italia, in particolare della fabbrica di cioccolato in provincia di Alessandria, che avrebbe, come i sindacati ribadiscono da mesi, bisogno di investimenti su linee produttive e macchinari per poter ripartire.
«Il tavolo al ministero del Lavoro – sottolinea Michele Tartaglione segretario nazionale della Uila – è stato aggiornato in attesa delle specifiche relative al piano industriali necessarie per il rinnovo della cassa integrazione mentre si aspetta anche l’esito dei controlli da parte degli ispettori del ministero del Lavoro. Crediamo che dopo tanto tempo i lavoratori abbiano bisogno di chiarezza e impegni concreti». Il timore tra i rappresentanti dei lavoratori è che, nonostante il preliminare di accordo, la cessione a Jp Morgan possa non concludersi positivamente e che la proprietà, alla fine, cambi idea.
Il contratto preliminare prevede la cessione delle quote di Pernigotti entro i primi giorni di agosto e il passaggio di proprietà entro settembre. Il progetto nasce dalla collaborazione “sul campo” tra Pernigotti e Walcor, storica azienda di Cremona supportata da Jp Morgan Asset management, che già realizza da anni le uova di Pasqua a marchio Pernigotti e che si occupa anche della distribuzione del prodotto. E fa leva sul fatto che i due marchi siano complementari a scaffale: da un lato le creme, il cioccolato e il torrone Pernigotti, dall’altro i prodotti per le ricorrenze di Walcor, uova e monete di cioccolato.
La vicenda Pernigotti ha registrato numerosi passaggi dopo l’annuncio, alla fine del 2018, della volontà di chiudere lo stabilimento italiano e trasferire tutte le produzioni in Turchia. Passaggi che hanno complicato la questione. Dapprima la società ha ceduto il ramo gelati – facendo nel frattempo un passo indietro rispetto agli accordi presi con Emendatori per il gelato e con Spes per cioccolato e torrone – poi ha presentato un piano industriale da 4 milioni mai realizzato, fino ad aprire la fase di ricerca di eventuali partner ed investitori industriali.
Nell’ultimo anno si è fatto avanti il Gruppo Jp Morgan, attraverso la Asset Management, che ha investito in Italia nella Walcor, e anche la Witor’s, storica realtà del cioccolato della città di Cremona controllata da 21Invest, che ha formalizzato l’offerta al Mise nello scorso mese di maggio. Quest’ultima trattativa dunque sembrerebbe naufragata mentre sarebbero andati avanti i contatti con Jp Morgan.
Anche se ad un certo punto, durante un incontro al Mise, a inizio luglio, la proprietà, con Ahmet Toksoz e il nuovo ad dell’azienda Gokhan Inceoglu, ha informato di aver sospeso le trattative con i potenziali investitori e di voler avviare un piano di rilancio investendo proprie risorse. I ministeri, come i sindacati, chiedono un piano industriale chiaro per consentire la ripresa delle attività nel sito Pernigotti di Novi Ligure e la concessione di un anno di cig per gli addetti, coperti dall’ammortizzatore sociale fino al 30 agosto.
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