Pernigotti, salta la trattativa con Witor’s, a giugno fine cassa per i 56 addetti
C’è allarme per il futuro della fabbrica di Novi Ligure e per il brand del cioccolato controllato dai turchi di Toksoz - I sindacati chiedono un incontro con la società di Cremona
di Filomena Greco
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Sembra finita in un vicolo cieco la trattativa tra la Witor’s, azienda di Cremona specializzata nella produzione di cioccolato partecipata da 21Investimenti e Pernigotti, controllata dal Gruppo turco Toksoz. A pochi giorni dalla formalizzazione della proposta di acquisto dello storico marchio di cioccolato italiano al Mise, il tavolo è saltato. In una nota i vertici di Witor’s fanno sapere che Pernigotti Spa ha deciso di sospendere unilateralmente le negoziazioni, «adducendo delle complessità insorte nei rapporti con le maestranze e le organizzazioni sindacali».
Dal canto loro però i sindacati negano qualsiasi tipo di frizione rispetto al potenziale investitore industriale, tanto da aver chiesto, nelle ore in cui la notizia dello stop alla trattativa si è diffusa, un incontro alla Witor’s per provare a fare chiarezza su una situazione che si trascina da anni. «Resta la forte preoccupazione – sottolinea Michele Tartaglione, segretario nazionale della Uila Uil che ha firmato la richiesta insieme a Fai Cisl e Flai Cgil – per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori della Pernigotti soprattutto con l’avvicinarsi, a giugno, del termine della cassa integrazione. Chiederemo di essere convocati dal Mise al più presto: non c’è più tempo da perdere».
A questo punto per i 56 addetti – 26 operai e una trentina di amministrativi – la situazione diventa di ora in ora più incerta. La cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione si chiude il 30 giugno prossimo, tra l’altro ispettori del ministero del Lavoro hanno visitato lo stabilimento e sentito le Rsu. Di fatto, dopo l’accordo per il rilancio industriale dello stabilimento di Novi Ligure siglato a luglio scorso, con l’ipotesi di investimento di 4 milioni per adeguare macchinari e aree produttive, nessun impegno è stato onorato. Anzi. Parte dei macchinari sono stati portati vi+a e la ripresa della produzione, alle condizioni attuali, è quasi impossibile.
«A fronte del periodo di cassa per riorganizzazione – spiega Raffaele Benedetto della Flai Cgil – ha previsto solo la messa a riposo ma senza altre attività, aspettiamo che il ministero dica qualcosa e chiarisca la situazione». Il tema dunque ancora una volta sono le reali intenzioni della famiglia Toksoz e la volontà di cedere il marchio, nodo centrale dell’intera vicenda industriale. E il sospetto è che la proprietà abbia semplicemente preso tempo in tutti questi mesi senza davvero avere la disponibilità a cedere il marchio sul mercato.
«A distanza di un anno Pernigotti è ferma, è uscita dalla grande distribuzione e non è più disponibile a scaffale e lo stabilimento è ridotto male. Ci dicono che la proprietà vorrebbe chiedere altra cig ma i soldi pubblici in realtà devono servire a tutelare i lavoratori e salvare o aiutare le aziende, non a prendere tempo» dice Benedetto, che aggiunge: «Ci imbarazza il fatto che salti un accordo con un potenziale investitore industriale che avrebbe assorbito gradatamente i lavoratori e avrebbe realizzato un nuovo stabilimento».
«Witor's continua a ritenere la propria proposta, che prevede l'impiego progressivo della quasi totalità del personale operaio, la ricerca di un nuovo sito produttivo con i relativi investimenti connessi, il rientro in Italia della produzione delle creme spalmabili, una strada concreta per il rilancio in Italia e nel Mondo del marchio Pernigotti nell'ambito di un progetto industriale che coniuga una efficace penetrazione del mercato con i più alti standard produttivi in termini di qualità, automazione e health & safety» ribadisce la società.
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