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Pesce d’allevamento, l’Italia importa l’80% di orate e spigole

Secondo Api-Confagricoltura nel 2022 il giro d’affari sul mercato interno ha superato di poco i 300 milioni, grazie alla produzione di 53.900 tonnellate di pesce di 20 specie diverse

di Silvia Marzialetti

(PASTA DESIGN - stock.adobe.com)

2' di lettura

Aumenta la produzione a livello mondiale di pesce, che resta invece stagnante in Europa, Italia compresa. Nel 2022 il giro d’affari sul mercato interno ha superato di poco i 300 milioni di euro, grazie alla produzione di 53.900 tonnellate di pesce afferente a venti specie diverse, distribuite in più di 700 siti produttivi.

La fotografia del comparto ittico è stata diffusa come ogni anno dall'Associazione piscicoltori italiani (Api) di Confagricoltura. Regina del mercato, nonostante una leggera flessione, si conferma la trota, con 29mila tonnellate prodotte e 113 milioni di valore generato, al netto del prodotto trasformato.

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Secondo e terzo posto per orata e spigola che, nonostante i volumi pressoché stabili, registrano un aumento dei margini.

Tra il conflitto, che ha fatto lievitare i costi, e l'andamento climatico estremamente siccitoso, l'Api ha calcolato una flessione pari al 20% di volume nelle troticolture, acuita dall'impennata dei costi energetici necessari per attingere l'acqua dal sottosuolo e mantenere i pesci in vita.
Proprio in questi giorni Fedagripesca Toscana ha lanciato un appello drammatico per la Laguna di Orbetello, dichiarandola in pericolo e chiedendo alle istituzioni di intervenire tempestivamente. «Siamo molto preoccupati – ha detto il responsabile pesca Andrea Bartoli – da un lato c’è la criticità relativa alle alghe, che blocca anche le attività di pesca. Dall’altro, con l’arrivo dell’estate, c'è il rischio concreto che la temperatura dell'acqua salga a livelli insostenibili, limitando tutte le attività di pesca».

«L’effetto combinato siccità-guerra – commenta Andrea Fabris, direttore Api –- ha impattato sulle quantità prodotte, facendo lievitare i prezzi e rimodulando l'offerta che, nel caso della trota iridea, ha portato a pezzature ridotte».

Il caviale continua a primeggiare tra le produzioni di acqua dolce. «Si conferma – dice il presidente dell'associazione, Pier Antonio Salvador – un prodotto in forte crescita, leader a livello europeo e secondo solo alla Cina per quantità a livello mondiale».
In declino l'anguilla,
con 100 tonnellate di prodotto perso in un anno.

Più in generale cresce il comparto marino, con 17.600 tonnellate di spigola e orata prodotte, per un totale di oltre 140 milioni di euro di fatturato.
«Merito del maggior spazio concesso agli allevamenti off-shore e alla maggiore richiesta all'interno della grande distribuzione e della ristorazione», prosegue Salvador.

La produzione italiana di spigole e orate copre solo il 20% del fabbisogno nazionale, con un forte ricorso all'import da Paesi stranieri.
«Stiamo cercando di diversificare l'offerta introducendo Ombrina, Ricciola e Corba Rossa», dice Fabris. Che puntualizza: «Siamo ancora in una fase di ricerca: il prodotto fresco sicuramente è quello che si presta a più utilizzi, con poche lische e alti valori nutrizionali. Per invertire la bilancia commerciale, una strada passa anche attraverso la valorizzazione della prelibata carne di storione, apprezzata sin dall’antichità».


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