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Petrolio, il barile rompe la barriera dei 90 euro con i tagli di sauditi e russi

Il Wti supera la soglia per la prima volta quest’anno. Consumi record, Iea vede un picco al 2030 ma Opec non condivide lo scenario prospettato

di Matteo Meneghello

Il Wti supera la soglia per la prima volta quest’anno. Consumi record, Iea vede un picco al 2030 ma Opec non condivide lo scenario prospettato

2' di lettura

Il prezzo del barile continua il suo progressivo percorso di consolidamento, con il Wti che supera, per la prima volta nel 2023, una nuova soglia-chiave, quei 90 euro che non si vedevano più da novembre dell’anno scorso; allo stesso modo il Brent resta costantemente sopra i 92 euro. La corsa del petrolio, spinta dai tagli alla produzione messi a terra in queste settimane da Arabia Saudita e Russia, si confronta con uno scenario di consumi record che, secondo la Iea (l’Agenzia internazionale dell’energia) dovrebbe raggiungere il picco nel 2030 - se le condizioni dovessero rimanere come quelle attuali - con una situazione di shortage significativa sul fronte dell’offerta, accompagnata da un’estrema volatilità dei prezzi. E i tagli alla produzione messi in atto dai produttori non contribuiscono certo a migliorare questo tipo di scenario.

«La domanda mondiale di petrolio continuerà a crescere di 2,2 milioni di barili al giorno nel 2023, soprattutto a causa della ripresa del consumo cinese, di carburante per aerei e di materie prime petrolchimiche» si legge nel report mensile dell’Agenzia. Ma «la prosecuzione dei tagli alla produzione da parte di Arabia Saudita e Russia fino alla fine dell’anno determinerà un deficit sostanziale dell’offerta di mercato per tutto il quarto trimestre», aumentando un rischio di volatilità che «non sarebbe nell’interesse né dei produttori né dei consumatori, dato il fragile contesto economico».

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Pur prevedendo una carenza di offerta di 3,3 milioni di barili al giorno nel prossimo trimestre, (potenzialmente il più grande deficit registrato negli ultimi dieci anni) i produttori ritengono tuttavia che le principali previsioni per il settore, basate sull’analisi dei dati, non supportino lo scenario prefigurato dall’Iea nel medio periodo. «Questo tipo di narrazione - ha detto il segretario generale Haitham Al Ghais - non fa altro che portare il sistema energetico mondiale verso uno spettacolare fallimento».

Con i prezzi in rialzo di oltre il 30% dalla fine di giugno, i trader ora si aspettano una presa di beneficio, con gli indicatori che indicano tecnicamente una situazione di ipercomprato. Al momento i segnali di forza a breve termine abbondano e sembrano annullare le preoccupazioni legate alla debolezza dell’economia. Nonostante i segnali contrastanti dei giorni scorsi (le scorte negli Stati Uniti sono aumentate di quasi 4 milioni di barili la scorsa settimana, contrariamente alle attese) la domanda, sia negli Stati Uniti che in Cina – i due principali consumatori – rimane robusta mentre i leader dell’Opec+ Arabia Saudita e Russia limitano come detto le forniture (con tagli che, stando alle dichiarazioni, dovrebbero continuare fino alla fine dell’anno).

Il rally rappresenta una spinta per le economie dei paesi produttori di petrolio, ma sta sollevando nuove domande sulla possibilità che i prezzi del greggio possano far deragliare gli sforzi delle banche centrali di tutto il mondo per reprimere l’inflazione, con la Bce che proprio ieri ha alzato i tassi ai massimi storici, lasciando però intravedere la possibilità che i ritocchi siano arrivati alla fine.

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