Petrolio, nella guerra dei prezzi Riad combatte anche in mare
I noli delle petroliere più grandi sono decuplicati in 72 ore a causa di un boom di prenotazioni da parte dei sauditi. Un assalto con modalità sospette, che ha accentuato le pressioni sulle quotazioni del greggio
di Sissi Bellomo
3' di lettura
Il mercato del petrolio è letteralmente travolto dagli sviluppi delle ultime ore, che hanno fatto precipitare i prezzi non accadeva dal 2008: il Brent ha subito ribassi vicini al 10% nella seduta di giovedì 12, scendendo sotto 33 dollari al barile, il Wti è arrivato a scambiare a 30 $, dopo aver perso un quarto del suo valore nel giro di una settimana e oltre metà da inizio anno. Una traiettoria quasi verticale sui grafici, che potrebbe proseguire.
A mandare a picco le quotazioni del barile non è soltanto il panico generalizzato, che ha spinto a vendere qualsiasi asset finanziario, compreso l’oro, che ha perso oltre il 3% ripiegando verso 1.580 $/oncia, e il palladio, che ha subito addirittura un crollo del 30% in una sola seduta.
A pesare è anche l’ennesima mazzata alla domanda petrolifera, assestata dagli Usa con la sospensione di tutti i collegamenti aerei con l’Europa. E c’è la guerra dei prezzi ingaggiata da Arabia Saudita e Russia, che ora viene combattuta anche per mare, con strategie che accentuano le pressioni ribassiste sul greggio.
I noli delle petroliere più grandi sono decuplicati in 72 ore – con una punta di 299mila dollari al giorno tra Golfo Persico e Asia, segnala Lloyd’s List - a causa di un boom di prenotazioni da parte di Riad: un’azione forse deliberata, che ha fatto salire a livelli record il cosiddetto contango, ossia lo sconto tra le quotazioni a pronti del greggio (quelle che vediamo crollare ogni giorno di più) e quelle per le consegne differite nel tempo.
È il contango a incoraggiare l’accumulo di scorte: quando c’è (ed è abbastanza ampio da ripagare anche le spese) basta conservare il petrolio per ottenere un profitto. Lo stoccaggio a bordo di navi smette di essere conveniente quando i noli salgono alle stelle, a meno che il contango non aumenti anch’esso a dismisura. Ed è proprio ciò che sta accadendo.
Il mercato si è adeguato in fretta alla nuova situazione, accentuando la discesa del prezzo del petrolio per consegna vicina. Così il Brent per maggio è arrivato a costare 6,40 $/barile in meno rispetto a quello per novembre, un record da febbraio 2015, mentre lo spread a 12 mesi si è spinto ai massimi dal 2016 (7,72 $).
La guerra dei prezzi rischia di proseguire a lungo. L’Opec Plus, secondo in discrezioni, avrebbe cancellato anche una riunione tecnica ris tretta che avrebbe dovuto svolgersi il 18 marzo (stavolta in videoconferenza per via del coronavirus). I sauditi, dopo lo strappo con la Russia, hanno rifiutato di partecipare.
Sul mercato del petrolio Riad sta ormai sfidando apertamente l’ex alleato: le forniture extra previste per aprile – ben 2,6 milioni di barili in più rispetto a questo mese – sono state offerte soprattutto a clienti europei e asiatici, secondo fonti Reuters, nelle aree che di solito importano molto dalla Russia. In Europa si dice che i sauditi abbiano triplicato le vendite .
Sul mercato fisico i prezzi delle principali qualità di greggio russo – l’Ural, acquistato in Europa, e l’Espo Blend, esportato in Asia – sono già crollati sotto i colpi della concorrenza saudita. Ma per molte raffinerie Riad resta il fornitore più conveniente dopo i supersconti di listino annunciati domenica 8, dopo i fallimento del vertice Opec Plus.
L’Arabia Saudita potrebbe in effetti aver bisogno di qualche petroliera in più per i 12,3 milioni di barili di greggio che punta ad esportare ad aprile. Ma il recente boom di prenotazioni lascia perplessi. Bahri, la società di navigazione del Regno, ha una flotta di ben 41 Vlcc, le Very Large Crude Carriers, da 2 mb di capacità. Eppure ne ha “provvisoriamente” prenotate altre 19 secondo Reuters, di cui ben 6 per la rotta verso gli Usa (dove nelle ultime 4 settimane aveva spedito solo 431mila bg in media).
Altri produttori hanno nel frattempo preso d’assalto il mercato delle Vlcc , contribuendo all’impennata dei noli, che sta contagiando anche le Suezmax. Ma i rialzi almeno per il momento restano teorici: resta da vedere chi davvero sarà disposto a pagare queste difre.
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