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Petrolio, l’aiuto degli sceicchi

Con l’oro nero russo che continuerà ad esserci dato con il contagocce, avremo sempre più bisogno degli sceicchi. Come successe ai tempi di Mattei

di Giancarlo Mazzuca

Borrell: "Sul petrolio grande passo avanti dell'Ue"

2' di lettura

Per fortuna che c’è l’Opec+. Nei giorni scorsi, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio ha concordato di incrementare la produzione, a luglio ed agosto, in modo da arrivare a 648 mila barili al giorno (bg), per compensare il calo dell’offerta russa sul mercato. Un discreto salto rispetto alla solita offerta di 432 mila bg che andava avanti da quasi un anno anche se il mercato s’aspettava di più perché non sarà sufficiente a fronteggiare del tutto il calo dell’offerta russa e, nell’immediato, i mercati hanno risposto con un nuovo aumento delle quotazioni del greggio.

Ma, considerando i precedenti, gli operatori non dovrebbero essere troppo delusi dalle ultime decisioni dei Paesi produttori perché, in altri tempi, questi si sarebbero forse comportati in modo diverso. Chi non ricorda, ad esempio, le mosse dell’Opec, che non era ancora Opec+, di quasi mezzo secolo fa, il 1973? Allora, con la guerra del Kippur e con l’attacco di Egitto e Siria ad Israele, i Paesi arabi associati all’organizzazione vararono consistenti rincari del barile e decisero anche l’embargo nei confronti di quelle nazioni che si erano dimostrate maggiormente filo-israeliane.

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Le quotazioni del greggio salirono alle stelle e bloccarono la crescita economica dell’Occidente intero. In effetti, le conseguenze di quella crisi energetica, con l’«austerity» e le domeniche a piedi, non tardarono a riflettersi sull’intero sistema industriale che non registrò più i tassi di crescita dei mitici “anni Sessanta”. Da quella crisi l’Italia uscì con le ossa rotta e, secondo gli osservatori più severi, il Belpaese non si riprese più dalla botta.

Oggi abbiamo la fortuna che il cartello petrolifero, nonostante tutto, cerca di venire incontro all’Occidente prendendosi parzialmente carico di quel «gap» dell’offerta che l’attacco di Putin all’Ucraina ha creato nel Vecchio Continente e non solo. Mai come oggi abbiamo bisogno degli sceicchi ed è, quindi, giunto il momento di non ripetere gli errori del passato: al riguardo, alla mente di molti osservatori torna vivo il ricordo del clima di diffidenza che si respirava nel mondo occidentale quando a Vienna andavano in onda i «summit» dei Paesi produttori di greggio e ne sa qualcosa il sottoscritto che, come giornalista, veniva inviato nella capitale austriaca: quale sorpresa ci riserveranno ancora gli arabi?

Eppure proprio quei “signori del petrolio” già allora vennero più volte in soccorso delle aziende europee: è il caso della Fiat di Gianni Agnelli quando, in un momento di grave crisi del gruppo automobilistico allora interamente italiano, arrivarono in soccorso i petrodollari di Gheddafi. Sì, con il petrolio russo che continuerà ad esserci dato con il contagocce, avremo sempre più bisogno degli sceicchi come, del resto, successe anche ai tempi di Enrico Mattei.

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