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Petrolio, l’Opec Plus abbandona la cautela: via al ritiro dei tagli

Tra maggio e luglio torneranno sul mercato 2,1 milioni di barili di greggio al giorno, compreso il taglio extra saudita. Svolta a sorpresa al vertice, dopo una telefonata dagli Usa. Ma Riad smentisce pressioni

di Sissi Bellomo

3' di lettura

Finale a sorpresa anche questa volta per il vertice dell’Opec Plus: la produzione di petrolio del gruppo dal prossimo mese tornerà a salire, fino a riportare sul mercato 2,1 milioni di barili al giorno entro fine luglio, compreso il taglio extra da 1 mbg effettuato dall’Arabia Saudita, ossia circa un quarto dei volumi di fornitura finora sottratti.

È l’inizio del “tapering”, per usare il linguaggio delle banche centrali, un cambio di rotta che fino a poche ore prima della riunione sembrava improbabile, visto che la pandemia continua a frenare la ripresa della domanda petrolifera. Anche i continui richiami alla prudenza da parte di Riad – reiterati nel discorso di apertura del vertice – sembravano preludere a un ulteriore rinvio della riapertura dei rubinetti. «Le onde sono ancora alte e i mari agitati», aveva avvertito il ministro saudita Abdulaziz Bin Salman. E persino il russo Alexander Novak aveva concesso che «ci sono ancora molte incertezze, soprattutto in Europa».

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Colpo di scena con qualche sospetto

Poi il colpo di scena, che potrebbe essere arrivato in risposta a pressioni esterne, benché i sauditi respingano il sospetto. Dopo le polemiche con l’India – che da tempo insiste per una maggiore “generosità” dell’Opec Plus – ieri si sono fatti avanti anche gli Stati Uniti, con un tweet che la segretaria all’Energia Jennifer Granholm ha diffuso (per coincidenza?) poche ore prima del vertice Opec Plus. I toni sono più garbati di quelli dell’ex presidente Donald Trump, ma tra le righe si legge un avvertimento simile a quelli del passato: Granholm riferisce di una «telefonata produttiva» con Abdulaziz in cui è stata «riaffermata l’importanza della cooperazione internazionale per assicurare ai consumatori fonti di energia affidabili e a buon mercato». C’è anche (come sempre di questi tempi) una contestualizzazione “verde”, con il riferimento a un dialogo su fonti rinnovabili e tecnologie a difesa del clima. E il ministro saudita giura che non si è discusso d’altro: «Il petrolio, fidatevi, non è stato nemmeno menzionato». Quanto all’India, alla Cina o ad altri Paesi consumatori: «Non mi ha contattato nessuno, per influenzarmi ci voleva la telepatia».

La nota del Cremlino

Eppure la coincidenza temporale fa riflettere. Così come fa riflettere la nota del Cremlino – anch’essa diffusa poco prima del vertice – secondo cui «su iniziativa saudita» Vladimir Putin ha parlato al telefono con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Di nuovo, ad essere evidenziata è la «particolare attenzione» dedicata a «questioni legate al climate change». Sta di fatto che nel giro di una manciata di ore l’Opec Plus ha cambiato orientamento, diventando così ottimista sulla domanda di petrolio da avviare il ritiro dei tagli di produzione. Il gruppo riporterà sul mercato 350mila bg a maggio e altrettanti a giugno, mentre a luglio l’incremento sarà di 441mila bg. In aggiunta Riad eliminerà il suo taglio extra (giunto al terzo mese), in tre step successivi da 250mila, 350mila e 400mila bg. «Ci sono notevoli segnali di miglioramento della domanda persino nei settori più colpiti come il trasporto aereo», ha commentato Abdulaziz, facendo notare che in caso di imprevisti «c’è sempre il meccanismo di salvaguardia che abbiamo creato»: l’Opec Plus ormai si riunisce con cadenza mensile (prossimo appuntamento il 28 aprile) e ogni volta può decidere aggiustamenti delle quote fino a 500mila bg al mese. Verso l’alto o verso il basso.

E adesso quali rischi

La scelta di ieri è comunque rischiosa, anche perché nel gruppo ci sono Paesi esenti da quote (e dunque fuori controllo) che producono sempre di più: la Libia è già arrivata a 1,3 mbg, ha detto Mustafa Sanalla, presidente Noc. L’Iran intanto, secondo rilevazioni satellitari, sta accelerando l’export con sotterfugi per aggirare le sanzioni Usa. «Evidentemente il mercato riesce ad assorbire tutto», ha replicato Abdulaziz, rifiutando di commentare in modo specifico le attività di Teheran.

Del resto il mercato non ha fatto una piega nemmeno dopo le decisioni dell’Opec Plus. Le quotazioni del petrolio sono anzi addirittura salite di oltre il 3%, tornando a sfiorare 65 $ al barile nel caso del Brent, anche se a trainare è stato probabilmente il rally di Wall Street, ai massimi storici dopo il maxi piano di stimoli di Joe Biden.

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