Petrolio in negativo? Per la Cftc resta un rischio: le Borse lo affrontino
Il regolatore Usa striglia implicitamente il Cme Group, che non è intervenuta per arginare il crollo sotto zero del Wti. Prezzi negativi sono ancora possibili, per tutte le materie prime, ma bisogna gestirli dice la Cftc in una lettera aperta a borse e intermediari
di Sissi Bellomo
3' di lettura
Prezzi negativi sono ancora possibili, non solo per il petrolio ma anche per metalli e prodotti agricoli. Ma le autorità di vigilanza non sono più disposte a tollerare l'inerzia di Borse, società di clearing e intermediari.
L'avvertimento – sia pure in modo implicito – arriva dalla Commodity Futures Trading Commission (Cftc), che a circa un mese dal crollo sotto zero del Wti ha redatto una lunga lettera di raccomandazioni su come prevenire e nel caso gestire il ripetersi di situazioni analoghe: una mossa irrituale quella del regolatore Usa, che suona vagamente minacciosa soprattutto nei confronti del Cme Group, che gestisce il Nymex.
La Cftc in realtà non lancia nessuna accusa, ma invita a considerare l’avviso come «una misura di profilassi» perché tutti si preparino ad affrontare «la possibilità che alcuni contratti continuino a sperimentare estrema volatilità, bassa liquidità ed eventuali prezzi negativi».
Il semplice fatto che il testo sia stato reso di dominio pubblico è comunque insolito. E in ogni caso non c’è nessun provvedimento nuovo, ma solo un lungo e pedante ripilogo di pratiche obbligatorie, molte delle quali sono state trascurate.
La Cftc ricorda che le borse sono legalmente responsabili della prevenzione di «manipolazioni, distorsione dei prezzi e difficoltà nella consegna o nel processo di settlement per contanti» e che esistono meccanismi per contrastare potenziali abusi, come la sospensione degli scambi o l’imposizione di limiti più severi al numero di posizioni in mano agli operatori.
Le stesse borse, scrive il regolatore, dovrebbero anche «monitorare la convergenza tra il prezzo del contratto e quello della commodity sottostante», nonché assicurarsi del fatto che «l’offerta sia adeguata a soddisfare la consegna» e sforzarsi di risolvere ogni ostacolo che possa precludere quest’ultima.
Quanto ai broker e alle società di clearing, la Cftc ricorda soprattutto l’obbligo di precauzioni e controlli molto più assidui sulla solvibilità propria e degli investitori.
Sono probabilmente in molti a non aver applicato fino in fondo le regole. Ma è al Cme che la Commissione – pur senza rivolgere accuse esplicite – sembra guardare con occhi più severi.
La Borsa aveva predisposto per tempo gli aggiustamenti tecnici necessari per supportare prezzi negativi, ma il 20 aprile non era intervenuta in alcun modo per governare gli scambi durante la rapida caduta del Wti a -40 dollari al barile, né si era preoccupata del fatto che la consegna del greggio fosse diventata impossibile per molti operatori, visto che a Cushing le cisterne di stoccaggio erano tutte piene o prenotate.
Ci sono state perdite pesanti tra gli investitori, sospetti (non ancora sopiti) di manipolazione e accuse di inerzia nei confronti del Cme, da cui il ceo Terry Duffy si era subito difeso con vigore, sostenendo che «il mercato dei futures ha funzionato alla perfezione».
A onor del vero anche il presidente della Cftc, Heath Tarbert, a caldo aveva dichiarato che il tonfo sotto zero del Wti era «una questione che non riguarda i mercati finanziari, ma può essere spiegata da ciò che accade sul mercato reale». La posizione sembra essere cambiata, in vista di un nuovo – ormai imminente – test per la tenuta degli scambi di petrolio al Nymex.
Martedì 19 scadrà il contratto di giugno sul Wti e potrebbero esserci sedute movimentate, anche se la situazione oggi si presenta meno pericolosa di un mese fa. Molti broker hanno rafforzato le tutele per gli investitori più fragili e anche sul fronte dei fondamentali il peggio sembra ormai alle spalle.
Le stime appena aggiornate dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) indicano che la produzione di greggio è avviata a ridursi di 12 milioni di barili al giorno a maggio, ossia del 12% circa, attestandosi ai minimi da 9 anni, e che i consumi – benché tuttora molto deboli – si stanno riprendendo più in fretta del previsto.
Per approfondire:
● Petrolio sotto zero, trader in rosso e sospetti di manipolazione
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