in vista anticipo del vertice

Petrolio, Opec Plus verso un approccio prudente sui tagli

Il vertice (via Zoom) potrebbe essere anticipato a questa settimana. In teoria i tagli dovrebbero attenuarsi da luglio, ma il coronavirus fa ancora paura e si discuterà se mantenere fermi i tetti di produzione

di Sissi Bellomo

(EPA)

3' di lettura

Un vertice Opec Plus anticipato, per discutere una proroga dell’attuale regime dei tagli di produzione. È in questa direzione che stanno procedendo le trattative tra i big del petrolio. O almeno, questo è il messaggio lasciato filtrare al mercato. E ai tempi del coronavirus i rumor sono ancora più facili da manovrare, perché tutto si svolge al riparo da sguardi e domande indiscrete.

Persino spostare un vertice internazionale - che nel caso dell’Opec Plus riunisce ministri di ben 23 Paesi - è diventato un gioco da ragazzi in un’epoca in cui ogni consesso è virtuale: le stanze digitali dei webinar si aprono e si chiudono con un click. E non ci sono giornalisti appostati all’uscita.

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Reazioni incerte
Le voci trapelate finora hanno provocato una reazione incerta sul mercato. Le quotazioni del greggio hanno vissuto una seduta volatile, conclusa con il Brent stabile intorno a 38 dollari al barile e il Wti in leggero ribasso vicino a 35 dollari.

Da un lato c’è l’influsso ribassista delle rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina: Pechino secondo l’agenzia Bloomberg avrebbe ordinato alle società statali di sospendere l’acquisto di prodotti agricoli «made in Usa», mentre l’intesa sui dazi richiedeva di importarne in grandi quantità, insieme al petrolio e al gas a stelle e strisce.

Allo stesso tempo si è aperto uno spiraglio di distensione tra Usa e Russia. Il Cremlino ha informato di una telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump, in cui quest’ultimo avrebbe prospettato la possibilità di invitare anche Mosca a un G7 allargato da organizzare nei prossimi mesi.

I due presidenti, afferma la nota, hanno inoltre discusso di petrolio: un riferimento significativo in questo momento, visto che la collaborazione delle compagnie Usa - sia pure forzata dalle difficoltà finanziarie - si sta rivelando preziosa nel ridurre l’offerta di greggio.

Programmazione difficile
Quanto alle indiscrezioni sulle manovre dell’Opec Plus, l’impressione è che non abbiano avuto una forte influenza sul mercato. La coalizione dovrebbe riunirsi questa settimana, tra giovedì 4 e venerdì 5 giugno, invece che il 9 e 10 giugno come aveva previsto in origine: un anticipo che è stato chiesto dal presidente di turno dell’Opec, l’algerino Mohamed Arkab, ma che sembra legato soprattutto alle esigenze dei produttori mediorientali, che di solito - come fa notare Citigroup - pubblicano i listini prezzi e le allocazioni del greggio nella prima settimana del mese. Difficile programmare a scatola chiusa, senza conoscere l’esito del vertice Opec Plus.

L’incontro di giugno doveva essere quasi una formalità (di qui forse la programmazione incauta), ma all’ordine del giorno oggi c’è un tema di cruciale importanza: un rinvio - che a questo punto appare probabile - del graduale ritiro dei tagli di produzione, che altrimenti secondo l’intesa di aprile si ridurranno a 7,7 milioni di barili al giorno nella seconda metà dell’anno dagli attuali 9,7 mbg (saliti a circa 11 mbg con i sacrifici extra offerti da Arabia Saudita, Emirati arabi e Kuwait).

Domanda ancora incerta
La ripresa della domanda è ancora troppo incerta, almeno agli occhi dei sauditi, che non vorrebbero correre rischi. Di qui le trattative, soprattutto con la Russia, più incline ad allentare la stretta. Ma un compromesso ora è vicino, stando agli ultimi rumor: una proroga di 1-3 mesi invece che di 6 mesi, fino a fine anno, come chiedeva Riad.

Le solite schermaglie pre vertice, insomma. Con rare eccezioni (memorabile quella di inizio marzo, che ha innescato la guerra dei prezzi) Mosca fa sempre sospirare la collaborazione con l’Opec, salvo concederla all’ultimo minuto. Se il gioco riesce, l’effetto sorpresa fornisce una spinta supplementare ai prezzi del petrolio. Ma il mercato sembra essersi assuefatto. E le incertezze sui fondamentali oggi sono più grandi che mai.

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