Petrolio, Opec Plus verso un nuovo rinvio dell’aumento di produzione
La ripresa della domanda frena e la cautela potrebbe di nuovo prevalere. Ma crescono le pressioni sui sauditi. E stavolta a fare la voce grossa non sono gli Usa ma l’India
di Sissi Bellomo
2' di lettura
Gli alti e bassi del petrolio hanno confermato i timori dell’Arabia Saudita sulla solidità del mercato. Ed è probabile che la linea cauta verrà confermata anche stavolta, sia da Riad – che sta effettuando tagli di produzione extra – che dall’Opec Plus. Il vertice della coalizione, in programma per il 1° aprile, difficilmente si concluderà con un ritocco importante delle quote di estrazione.
Le quotazioni del barile, tuttora molto volatili, si sono indebolite di circa il 10% nel giro di tre settimane: il Brent, che l’8 marzo si era spinto oltre 71 dollari, ora scambia vicino a 63 dollari. Intanto le scorte petrolifere hanno rallentato la discesa (anche se gli Usa mercoledì 31 hanno comunicato un’inattesa riduzione di 870mila barili al giorno delle giacenze di greggio).
La campagna vaccinale contro il Covid procede a rilento in molte aree del mondo. E i ministri dell’Opec Plus si troveranno sul tavolo nuove previsioni, più pessimiste, elaborate dal Joint Technical Committee (Jtc), organismo tecnico consultivo della coalizione.
Lo scenario base per quest’anno, secondo un documento filtrato alla Reuters, ora indica una ripresa della domanda petrolifera di 5,6 milioni di barili al giorno, 300mila in meno rispetto alle attese di un mese prima.
Lo scostamento più rilevante – addirittura 1 mbg in meno rispetto alle previsioni precedenti – si dovrebbe osservare proprio a maggio e giugno. Motivo in più per non affrettarsi a riaprire i rubinetti, anche se le pressioni diplomatiche, soprattutto sui sauditi, stanno crescendo.
Finita l’era di Donald Trump – che a ogni impennata dei prezzi alla pompa si scagliava contro l’Opec a colpi di tweet – oggi non sono più gli Stati Uniti a fare la voce grossa bensì l’India: Paese divenuto il terzo importatore mondiale di greggio (con 3,9 mbg a febbraio) e che prevede di raddoppiare la domanda nei prossimi vent’anni. Un cliente prezioso per i petrolieri, con cui Riad tuttavia da circa un mese ha incrinato le relazioni.
All’ultimo vertice Opec Plus il ministro saudita Abdulaziz Bin Salman ha osato rispondere per le rime al suo omologo indiano, Dharmendra Pradhan, che aveva sollecitato un aumento di produzione, invitando New Delhi a usare piuttosto le scorte strategiche «accumulate l’anno scorso a un prezzo molto basso».
La reazione non è piaciuta a Pradhan, che l’ha definita «un risposta non diplomatica da parte di amici di vecchia data». Ma prima ancora dello scontro verbale New Delhi aveva già iniziato a voltare le spalle ai fornitori sauditi.
A febbraio le importazioni indiane di greggio da Riad sono scivolate al quarto posto, con appena 445mila bg, il minimo da dieci anni. Gli Usa sono intanto balzati al secondo posto con 545mila bg, superati solo dall’Iraq con 867mila.
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