Petrolio, Trump soccorre lo shale: riempiremo le riserve «fino all’orlo»
La Casa Bianca cede alle pressioni delle lobby del petrolio: per aiutare gli operatori dello shale oil, sull’orlo del fallimento, lo Stato federale acquisterà greggio da accumulare nella Strategic Petroleum Reserve (Spr)
di Sissi Bellomo
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Lo shale oil chiama, Donald Trump risponde. Per arginare il crollo delle quotazioni del petrolio, gli Stati Uniti riempiranno «fino all’orlo» le riserve strategiche, acquistando barili dagli operatori in difficoltà.
Le lobby del petrolio Usa stavano premendo per ottenere aiuti di Stato dopo che molte compagnie sono state messe in ginocchio dalle attuali condizioni di mercato, le peggiori dal 2008. Proprio mentre la pandemia da coronavirus riduce la domanda, Arabia Saudita e Russia hanno scatenato una guerra dei prezzi, inondando il mercato di forniture.
La Casa Bianca ha deciso che è arrivato il momento di intervenire decretando l’acquisto di greggio per la Strategic Petroleum Reserve (Spr), un intervento con cui spera di sostenere le quotazioni del barile e di sorreggere le fragili e indebitatissime società dello shale oil, che rischiano il fallimento.
Il piano cui, si discuteva già da qualche giorno, è stato annunciato insieme ad altri interventi per aiutare l’economia, messa alla prova dal coronavirus. Gli Usa sono ora ufficialmente in stato di emergenza.
«In base al prezzo del petrolio – ha dichiarato Trump – ho istruito il segretario all’Energia di comprare, a un prezzo molto conveniente, grandi quantità di greggio per lo stoccaggio nella riserva strategica».
La Spr verrà «riempita fino all’orlo», ha promesso il presidente, senza fornire ulteriori dettagli.
I tecnici governativi hanno in seguito precisato che la capienza degli stoccaggi consente l’accumulo di 77 milioni di barili (attualmente il livello delle riserve strategiche è di 635 mb). Il costo dell’intervento, che verrà effettuato con denaro pubblico, si aggirerà quindi intorno a 2,6 miliardi di dollari ai valori attuali.
La decisione ha un unico precedente nella storia. Lo stesso ordine era stato dato anche da George W. Bush all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001, un altro periodo in cui le quotazioni del barile scendevano a rotta di collo.
L’Spr comunque non è nata con l’obiettivo di sostenere i prezzi, ma per rispondere a improvvise carenze di offerta. Create nel 1975, dopo lo shock dell’embargo arabo sul petrolio, le scorte strategiche si sono rivelate uno strumento prezioso per rispondere a emergenze come l’uragano Katrina, che devastò l’area di New Orleans colpendo anche molte raffinerie e giacimenti del Golfo del Messico.
Con la rivoluzione dello shale oil, che ha attenuato la dipendenza degli Usa dalle importazioni di greggio, Wahington ha cominciato ad utilizzare la Spr anche come una sorta di salvadanaio, a cui attingere per finanziare le casse dello Stato federale. La vendita di scorte strategiche ha conribuito anche a finanziare il maxitaglio delle tasse di un paio d’anni fa.
Proprio in questi giorni sarebbe dovuto partire un programma di vendite per 12 mb, ma è stato cancellato. «Date le attuali condizioni del mercato non è il momento ottimale», si è giustificato il dipartimento dell’Energia.
Ora Washington si appresta ad acquistare, una scelta che è stata accolta con giudizi contrastanti dagli analisti. Daniel Yergin, celebre storico dell’energia e vicepresidente di IHS Markit, è perplesso: «Non vedo che cosa si possa fare con la Spr. La quantità di greggio che sta arrivando sul mercato è così grande che farà davvero traboccare gli stoccaggi, ci vorrà molto tempo per ridurli».
«Riempire la Spr non compenserà l’ondata di nuova offerta che sta investendo il mercato globale, ma ha assolutamente senso dal punto di vista della sicurezza nazionale e sotto una prospettiva di budget», osserva Bob McNally, fondatore di Rapidan Energy Group, che era consulente di Bush all’epoca dell’ultimo grande acquisto di greggio per la Spr.
Secondo le prime stime il programma annunciato da Trump potrebbe generare una domanda extra di 430mila barili al giorno per circa sei mesi. Ma è come cercare di svuotare il mare con un secchio.
Sul mercato già adesso c’è un eccesso di offerta di 3,5 milioni di bg, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie): un surplus senza precedenti. E da aprile l’Arabia Saudita da sola aumenterà le forniture di 2,6 mbg.
Per approfondire:
● Petrolio, gli Usa valutano aiuti di Stato per difendere lo shale oil
● Crisi da shale oil, il 50% delle società Usa rischia il crack entro 2 anni
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