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Pharma e servizi tirano la volata tra le venti aziende a misura di donna

l mercato del lavoro mostra timidi segnali positivi sull’occupazione femminile grazie a un mix di interventi - L’indagine realizzata da Great place to work Italia evidenzia un miglioramento degli indici sull’organizzazione e la parità di genere

di Cristina Casadei

I punti chiave

  • La spinta della Ue
  • Le 20 aziende eccellenti
  • L’identikit

4' di lettura

Dal mercato del lavoro arrivano segnali positivi nel suo complesso che raccontano, secondo gli ultimi dati Istat, un aumento degli occupati (pari al 2%, considerando l’ultimo dato disponibile, ossia gennaio 2023 su gennaio 2022). La buona notizia è che questo aumento coinvolge sia gli uomini che le donne e tutte le classi d’età. Anzi, la quota che riguarda le donne è un po’ superiore alla media ed è pari al 2,6%: anno su anno le donne occupate sono aumentate di 246mila. Il tasso di occupazione femminile, che nel nostro paese è sempre stato inferiore al 50%, di zero virgola in zero virgola si sta ormai strutturalmente portando sopra questa soglia: l’ultimo dato Istat lo dà al 51,9%. Quello che arriva dai numeri è un segnale importante perché mostra che lo sforzo generalizzato del mondo del lavoro e della politica per includere sempre di più la componente femminile sta dando dei risultati.

La spinta della Ue

Nei numeri, però, il nostro Paese è in una posizione piuttosto bassa, con un punteggio inferiore alla media europea, ma ci sono due fattori che fanno immaginare un’ulteriore evoluzione: le politiche dell’Unione europea sulla Gender Equality Strategy per il quinquennio 2020-2025 e il Piano d’azione sulla parità di genere che prevede iniziative per il raggiungimento dell’Obiettivo Cinque di sviluppo sostenibile nell’ambito dell’Agenda 2030. Tra l’altro non va trascurato che tra gli elementi innovativi contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è anche la clausola di condizionalità rispetto all’occupazione femminile e giovanile per la partecipazione delle imprese ai bandi di gara. E poi il cosiddetto Gender procurement, che negli appalti privilegia le aziende che non discriminano le donne e che abbiano acquisito la certificazione di genere.

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Le 20 aziende eccellenti

Nell’evoluzione che si sta facendo largo nelle imprese private c’è anche la crescita della tendenza a volersi fare valutare. E quindi migliorare. Così non stupisce che i risultati delle 20 aziende della classifica Best Workplaces for Women, realizzata da Great place to work Italia, sono particolarmente elevati, sia a livello assoluto che rispetto alle altre aziende analizzate e che non sono entrate nella classifica. Nelle 20 aziende eccellenti ben il 93% dei lavoratori che hanno risposto all’indagine afferma che “tutto considerato, direi che questo è un eccellente luogo di lavoro”. «L’anno scorso sono state analizzate più di 300 aziende - spiegaBeniamino Bedusa, presidente e partner di Great place to work Italia -. Di queste ne abbiamo prese in considerazione 115 per la classifica Best Workplaces for Women. I dati sono stabilmente alti ormai da tempo: rispetto allo scorso anno, la media Trust Index, ossia la media delle nostre 60 affermazioni standard, che indagano tutte le principali tematiche del clima organizzativo, si è alzata di un punto, passando da 89 a 90% e, ancora più significativo, il parity index è migliorato di 3 punti, passando 83% a 86%. Questo ci dice che non solo le aziende premiate sono sempre eccellenti e positive, ma che hanno un trend di continuo miglioramento. In particolare, le aziende eccellenti, come dimostra la crescita del parity index, hanno un focus particolare sulle tematiche normalmente più sensibili per le donne. Il parity index infatti valuta elementi come l’equità, l’imparzialità e la flessibilità concessa dalle aziende».

L’identikit

Nelle aziende premiate c’è più attenzione agli elementi critici e importanti per le donne che dicono di essere più soddisfatte degli uomini, in generale, anche se la media è sostanzialmente allineata. Nelle altre aziende analizzate, gli uomini sono sempre più contenti delle colleghe donne, in particolare nella dimensione dell’equità, che misura l’equità retributiva, l’imparzialità e la giustizia nell’ambiente di lavoro. Nelle top 20 il dato dell’equità delle donne è di 1 punto superiore rispetto agli uomini, nelle altre aziende analizzate, ma non in classifica, sono invece gli uomini ad essere più soddisfatti di ben 4 punti.

Se andiamo a vedere le classi dimensionali delle 20 aziende premiate la maggior parte rientra nella categoria delle “medium small” con un numero di collaboratori compreso tra 50 e 149. Pharma e Professional Services sono invece i settori più presenti nella classifica. «Il pharma - interpreta la senior manager di Great place to work Italia, Francesca Rota - è sempre stato un settore molto ben rappresentato nelle nostre classifiche (si veda altro pezzo in pagina, ndr), ma quest’anno è arrivato ad essere quello più rappresentato nella classifica donne, insieme a quello, più variegato, delle aziende dei servizi professionali. Quest’anno abbiamo sei aziende pharma in classifica, con la vincitrice che è biotech e pharma, l’anno scorso ne avevamo quattro».

Tornando ai dati, le aziende premiate hanno un maggior numero di donne in organico rispetto alle altre: ossia il 57% contro il 39%. Risalendo le gerarchia, nelle aziende Best Workplaces for Women il management è composto da donne per il 43% mentre nelle altre aziende analizzate solo il 27% del management è donna. Dati comunque superiori rispetto alla media italiana. Andando nel dettaglio della presenza femminile nel management, nelle Best workplaces for Women, osserva Rota, «il 42% dei C-level è donna, contro il 19% nelle altre aziende, e nel middle management ben il 46% è donna, contro il 28% nelle altre aziende».

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